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Inutile e dannosa. Assobibe spiega perché la sugar tax va cestinata

Negli ultimi anni la presenza di zucchero nelle bevande analcoliche è diminuito costantemente. In più c’è da fare i conti con una pandemia che ha devastato una filiera intera. Per questo le imprese riunite nell’associazione chiedono lo stop definitivo alla tassa che dovrebbe entrare in vigore a luglio 2021. Il presidente di Assobibe Pierini a Formiche.net: consumi a picco, dalla tassa un colpo mortale al settore

Che senso può avere tassare una filiera che anno dopo anno dimostra di poter fare a meno di quel fattore oggetto del prelievo? Nessuno, forse. E così la sugar tax (che per poco non faceva scappare a gambe levate dall’Italia fior di aziende) rischia di rivelarsi qualcosa di inutile, puro e semplice esercizio ideologico mascherato da battaglia per l’ambiente e la salute. Questo il ragionamento fatto da Unesda, l’associazione europea dei produttori di bevande analcoliche alla quale aderisce l’italiana e confindustriale Assobibe.

La tassa sulle bevande zuccherate, incastonata nella scorsa manovra insieme alla plastic tax, è sì stata rinviata al prossimo luglio (doveva entrare in vigore a gennaio 2021) ma ciò non cambia la sostanza del discorso. Negli ultimi anni la percentuale di zucchero nelle bevande e nei soft drink è costantemente calata. E allora che senso ha la tassa? La sugar tax è insomma ancor prima che dannosa, inutile, perché, come evidenziato in una nota dalla stessa Assobibe, sono in costante calo gli zuccheri nelle bevande e soft drink prodotti in Italia e nel mercato comunitario. Di più. Secondo dati Unesda gli sforzi delle imprese hanno permesso un risultato complessivo tra i diversi stati Ue che supera gli stessi obiettivi della Ue, con la riduzione degli zuccheri aggiunti nei soft drink pari al 14,6%, realizzata tra il 2015 e il 2019.

Quest’ultima diminuzione dello zucchero si aggiunge ai risultati precedentemente ottenuti, che portano a una riduzione totale di zuccheri aggiunti del 26% dal 2000 a oggi. E l’Italia, tra gli ultimi Paesi in Ue per consumo di soft drink, ha fatto già la sua parte con il 20% di riduzione di zucchero immesso in consumo tramite soft drink, come emerge dai risultati illustrati dal ministero della Salute nel 2018, senza l’introduzione di alcuna misura fiscale. Ancora, “il settore rappresentato da Unesda è peraltro il primo e unico ad aver risposto alla richiesta del 2015 della Commissione europea di ridurre del 10% gli zuccheri aggiunti entro il 2020, raggiungendo e superandolo del 4% con un anno di anticipo”.

Insomma, di zucchero ce ne è sempre meno nelle bevande analcoliche. Formiche.net ha sentito Giangiacomo Pierini, presidente di Assobibe. “Serve un immediato ripensamento, il posticipo di soli 6 mesi, confermato dalla Legge di Bilancio ora in discussione, non è sufficiente per un settore che è già stato duramente provato dalla contrazione dei consumi e dall’emergenza Covid, per ottenere meno di 100 milioni di gettito. Sono a rischio attività, investimenti e 80 mila posti di lavoro e il governo ci deve ascoltare: l’introduzione della sugar tax incombe come una spada di Damocle su tutta la filiera”, spiega.

“Se la motivazione fosse la tutela della salute allora dovremmo colpire tutto quello che è dolce, passando dalle bibite zuccherate al panettone e via dicendo. Ma producendo e vendendo prodotti che hanno quote sempre minori di zucchero, mi pare che l’unico fine sia quello di colpire una filiera che dà valore, gettito e posti di lavoro all’Italia”, continua Pierini.

“Vorrei sottolineare alcuni aspetti. Primo, il 2020 sarà un anno molto negativo per la filiera, tra ristoranti chiusi che non hanno acquistato le bevande e consumi ri-focalizzati sui beni primari. E anche il 2021 sarà difficile, perché la gente penserà prima a comprare i generi con cui sopravvivere e poi il resto. E allora qualcuno deve spiegare il senso di questa tassa, anche da un punto di vista logico e soprattutto industriale. Non è tutto. Il posticipo di sei mesi è solo un prolungamento dell’agonia e dell’incertezza per le aziende della filiera, piccole o grandi che siano. Aziende che passeranno le prossime settimane ad aggiornare i propri sistemi di controllo. Ma che senso ha tutto questo?”

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