Altri centinaia di arresti in Bielorussia. Lukašenka procede ininterrotto secondo la tattica dettata da Mosca: far uscire dai riflettori la crisi e stringere la morsa conto le opposizioni
Il ministero dell’Interno bielorusso parla di settecento persone arrestate, per il centro dei diritti umani Viasna sono almeno 1.200. La loro colpa: aver preso parte alle ennesime proteste antigovernative, che ormai non sono quasi più notizia. È l’effetto prodotto dall’approccio russo alla crisi di Minsk. La morsa di Mosca ha convinto il presidentissimo Aleksander Lukašenka a tenere il profilo al minimo e far procedere la protesta e le repressioni verso l’inerzia. Il Cremlino ha isolato l’ex alleato scomodo, ne ha esposto la propria dipendenza, portandolo su una posizione di completa sussidiarietà.
Le proteste dopo le elezioni presidenziali che gli hanno concesso il rinnovo al potere – con i brogli secondo le opposizioni e la Comunità internazionale – continuano, ma non attirano più troppo i riflettori internazionali. E così adesso Lukašenka, su indicazioni russe, può continuare con il repulisti interno quasi indisturbato. Mosca stessa non ha più il peso di quei riflettori diretti contro il proprio protetto, e si sente più libera. Quelle di domenica, che hanno portato in carcere anche 23 giornalisti, sono manifestazioni anche legate alla morte di Roman Bondarenko, 31 anni, che secondo la famiglia sarebbe stato ucciso dalla polizia bielorussa. La sorella ha sostenuto che Bondarenko fosse stato picchiato da alcuni agenti in una centrale di polizia, e poi portato in ospedale quando era già in condizioni molto gravi: è morto in ospedale giovedì sera.
Oggi il ministero degli Esteri bielorusso ha chiesto l’estradizione dalla Polonia del fondatore del canale “Nexta Live”, che ha oltre 1,7 milioni di abbonati su Telegram e che il governo di Minsk ha individuato, insieme al logo “Nexta”, come materiale informativo estremiste. È un’ulteriore conferma che la morsa di Lukašenka si sta stringendo, sebbene più silenziosamente. Sull’argomento è intervenuto anche il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che parlando dalla Lettonia ha definito come “ingiustificabile” l’uso di disinformazione sulla Nato fatto dal governo di Minsk per giustificare le repressioni.
Lukašenka ha promesso che durante l’Assemblea popolare panbielorussa annuncerà una ridistribuzione dei poteri del capo dello Stato “onestamente ed equamente”. “Difficile da credere – ha detto in una nota il deputato del M5S Leonardo Aldo Penna – soprattutto perché è stato un presidente delle false promesse e della violenza. Alle sue parole gli unici fatti che si sono accompagnati sono state brutali repressioni”. “Occorre creare corridoi umanitari per le vittime della violenza del regime bielorusso, sostegno ai media indipendenti e agli attivisti per i diritti umani bielorussi e, soprattutto, un’inchiesta internazionale (se non un vero e proprio tribunale internazionale) sui crimini perpetrati dal regime”, ha dichiarato Yuri Guaiana, membro della direzione di Più Europa.