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Caos centrodestra? Citofonare Matteo (Renzi). Parla Ignazi

Galeotto fu Matteo (Renzi). Il politologo Piero Ignazi dà le pagelle (dure) alla politica italiana. Da Conte a Di Maio, ecco chi naviga meglio la crisi. Il caos centrodestra? Qualcuno nella maggioranza ha una tentazione Quirinale…

Transfughi nella terra leghista. Forza Italia perde Laura Ravetto, Maurizio Carrara e Federica Zanella che hanno scelto di fare un passo a destra. Complici, spiegano gli ex azzurri, “gli ammiccamenti al Governo e le aperture al Pd». Cova però, al di là di questa mossa, probabilmente un malumore più profondo nei lidi (ormai ben poco ameni del centrodestra).Tanto più che «la mossa di Berlusconi è assolutamente strumentale: qualsiasi altra interpretazione al di fuori di questa è sprovveduta o interessata”.

L’analisi del politologo e docente dell’Università di Bologna Piero Ignazi non lascia benché minimi spiragli all’interpretazione: “Il leader di Forza Italia – dice – aveva la necessità di salvare la sua azienda, Mediaset, dall’operazione Vivendi (anche a seguito della sentenza della Corte Europea). La migrazione dei deputati verso la Lega non mi stupisce, tanto più che Forza Italia non è un partito granitico e non tutti si muovono nel solco tracciato da Berlusconi”.

L’unica fortuna che Ignazi ravvede nel centrodestra è “la capacità di presentarsi unito. Sostanzialmente gli elettori che si rivolgono all’intera compagine hanno un sentimento abbastanza comune, seppur a gradazioni più o meno intense che li fa convergere su un unico obiettivo: osteggiare la sinistra”.

L’avvicinamento degli azzurri al governo giallorosso, comunque, non convince del tutto il professore. Perché “si tratta di un’operazione strumentale e che quindi ha la continua necessità di essere alimentata da qualcosa”. Tradotto: merce di scambio. Dietro tutta questa macchinazione, mentre si assottigliano le fila di un esercito già esiguo, “c’è un grande regista: Matteo Renzi”.

Ignazi spiega che “sul piatto, Renzi avrà già messo sicuramente qualcosa. La partita più importante che mi viene in mente è quella della scalata al Quirinale”. Un’ipotesi realistica? “No – risponde il professore – ancora troppo prematuro”. Il professore dell’Alma Mater precisa poi “il ruolo che ha Conte in questo momento storico”. Ignazi sostiene che il premier goda “di un grande appeal nel Paese”. Beninteso, l’appeal “non si traduce necessariamente in voti. Ma sicuramente Conte gode di grande popolarità”. Non si sa poi per quanto possa durare, ma finora, continua, sta facendo una figura migliore di “quel Monti che stato presentato al Paese come il salvatore dell’Italia, la cui parabola però si è consumata abbastanza in fretta”.

“Anche a seguito della piena assunzione di responsabilità a margine del caso Calabria, le persone hanno apprezzato questo atteggiamento: profondamente diverso dallo scaricabarile a cui la scena politica ci ha abituati”. Probabilmente un atto compiuto nell’alveo della costruzione del personaggio ‘avvocato del popolo’, calzato a pieno titolo esattamente come gli abiti sartoriali.

“Più che di una costruzione del personaggio – ironizza Ignazi – parlerei di una naturale vocazione”. O forse entrambe le cose. Ad ogni modo questo consenso non può altro che contribuire ai buoni rapporti fra i partner di Governo, spiega. “Differentemente dalla vulgata vedo il rapporto fra Di Maio e Zingaretti piuttosto saldo. I rapporti fra i partner di Governo li definirei quantomeno accettabili, probabilmente anche a seguito della normalizzazione determinata dalle elezioni regionali e dal percorso che stanno compiendo i 5 Stelle”. Un movimento “venuto da Marte e arrivato al Governo”.

Ironia a parte, chi secondo Ignazi non se la passa bene per nulla è la Lega. Il professore non si capacita di come Salvini “continui a tirare ganci al vento, parlando di argomenti che non interessano più a nessuno”. Anche lo zoccolo duro lombardo “sta facendo una fine davvero indecorosa. Giorgetti poi, che dice di voler entrare nel Ppe dopo quello che la Lega ha detto della Merkel in questi anni è incommentabile”, chiosa Ignazi. Si salva “parzialmente” la parte Veneta. “Seppure anche Zaia – chiosa il docente – abbia avuto i suoi evidenti momenti di prosecco: tra i tamponi ai veterinari e il luogo comune dei cinesi che mangiano i topi”. In cauda venenum. Non c’è che dire.

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