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Il centrodestra di domani? Imitiamo i Repubblicani Usa. Parla Romeo (Lega)

Il presidente dei senatori della Lega a Formiche.net: “La proposta-Sassoli di annullare il Covid-debito è sulla scia delle nostre idee: l’Europa si sta convertendo alle idee di Salvini. Alla globalizzazione noi rispondiamo con la glocalizzazione”

Il centrodestra di domani? Imitiamo i Repubblicani Usa dice a Formiche.net il presidente dei senatori della Lega, Massimiliano Romeo. I temi di oggi dopo il Covid non sono gli stessi di ieri, è il suo ragionamento, per questa ragione una forza politica che mira a governare il Paese ha l’obbligo di cambiare registro e immaginare una visione del tutto nuova, che passa per quanto riguarda Lega, Fi e FdI da una federazione che guardi al modello rappresentato dal Partito Repubblicamo americano. Vicini gruppi unici in Parlamento?

L’unità del centrodestra non è in discussione, si sono detti al telefono Berlusconi e Salvini. E allora come mai ci sono diverse sensibilità sul tema del dialogo con il governo?

Fino ad ora la collaborazione tanto annunciata da Palazzo Chigi è stata solo una facciata, perché poi nelle sedi opportune, come il Parlamento e le Commissioni, in realtà non sono mai state accolte le proposte da noi avanzate. Penso che tutti abbiamo compreso che il governo altro non fa se non giocare a spaccare le opposizioni: noi invece stiamo lavorando per rafforzare l’unità del centrodestra.

La federazione proposta da Salvini arriva in un momento caratterizzato da una legge elettorale più proporzionale rispetto a quella in vigore quando nacque il Pdl. Dov’è l’errore?

In questo momento l’idea della federazione diventa importante perché, guardando al futuro, miriamo ad unire forze certamente diverse, ma che sono fondate su valori comuni.

Quali?

In primis la libertà, intesa come libertà economica, di scelta, di impresa. Poi il modello americano e l’alleanza atlantica, in stile Partito Repubblicano Usa senza per questo rinunciare alle singole identità: l’obiettivo è tornare a governare il paese. La nostra visione futura va in quella direzione e Salvini ha dimostrato già di avere le idee chiare quando si è relazionato con l’ex presidente del Senato, Marcello Pera, non solo sui temi classici del liberalismo ma anche sulla globalizzazione e sull’agenda internazionale di oggi. I partiti di centrodestra dovrebbero ora intensificare la propria azione per essere maggiormente efficaci in Parlamento.

In che termini?

Creando un unico blocco parlamentare, grazie ad un coordinamento sempre più forte tra Lega, Fi e FdI che consenta loro di essere ancora più propositivi per mettere il governo dinanzi alle proprie responsabilità. Se saremo una forza coesa allora potremmo dare un segnale davvero molto forte.

Avete già in mente chi sarà il nuovo federatore dei Repubblicani italiani?

Per noi si chiama Matteo Salvini. Appare evidente come la questione Covid abbia messo in luce un mondo che sta per cambiare, per questa ragione occorre una visione nuova per il domani, che mantenga le nostre relazioni internazionali ma dando più forza e più tutela agli interessi dei territori. Alla globalizzazione noi rispondiamo con la glocalizzazione.

La Lega ha rinunciato a citare la norma salva Mediaset nella pregiudiziale di costituzionalità avanzata al decreto Covid. Per quale ragione?

Mediaset è un’azienda italiana che, in quanto tale, va salvaguardata. Inoltre avremmo preferito un Ddl più organico che potesse anche reggere eventuali altri profili. Alla fine l’abbiamo ritirata perché il comune sentire di coalizione ci ha indotti a trovare soluzioni comuni. Ma quando si parla di rafforzare la coesione dinanzi a certi provvedimenti, credo occorra un coinvolgimento sempre più ampio e preventivo da parte di tutte le forze del centrodestra.

Come giudica il veto al bilancio di Orban, che è membro del Ppe? C’è il rischio di ritardare i fondi del Recovery?

Stanno cercando di incolpare Orban per eventuali ritardi, ma osservando meglio i contorni della questione emerge un dato: i paesi meno in accordo col Recovery sono quelli del nord, i cosiddetti frugali, che hanno messo dei vincoli sapendo che dall’altro lato della barricata non sarebbero stati accettati. Una mossa per prefigurare che tutto potesse saltare. All’interno della questione legata allo stato di diritto, c’è il tema Lgbt che in Ungheria e Polonia trova ostacoli insormontabili. Chi ha posto questa condizione legandola al Recovery sapeva benissimo che dall’altro lato non avrebbe avuto una risposta positiva. Per cui, come per stessa ammissione di alcuni commentatori vicini al centrosinistra, chi sta mettendo a rischio il Recovery sono i paesi del nord e non certo l’Ungheria di Orban.

Cosa pensa della proposta targata Sassoli di cassare i Covid-debiti? Fattibile o solo uno slogan?

Tutto è fattibile, basta volerlo. La verità è che il Pd, Sassoli in testa, si accorge assieme all’establishment Ue di una evidenza. Più passa il tempo più tutti a Bruxelles si convertono alle idee di Salvini. Quella di Sassoli è sulla scia delle nostre proposte: è anche grazie all’azione della Lega che l’Europa sta cambiando registro. Stanno cadendo tutti i dogmi dell’Unione Europea: la sospensione del patto di stabilità; il divieto agli aiuti di Stato; il superamento del vincolo del 3% deficit/Pil; la riforma di Schengen per frenare clandestini e infiltrazioni terroristiche così come annunciato da Macron; l’esigenza di superare il Mes perché gli Stati non si fidano.

twitter@FDepalo

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