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Cina, Russia e Libia. L’agenda Biden letta da Katulis (Cap)

Biden

“La Cina sarà al centro delle discussioni tra l’amministrazione Biden e l’Italia. Anche più che negli ultimi anni”, spiega Brian Katulis, senior fellow del Center for American Progress. Sulla Libia: “Washington spera in un ruolo più forte agli alleati europei”

Le preoccupazioni statunitensi verso la Cina non sono esclusiva del presidente uscente Donald Trump o del Partito repubblicano. Basti pensare che a settembre il senatore Mark Warner, esponente di spicco del Partito democratico, aveva fatto mea culpa sulle politiche di Barack Obama e indicato la strada all’allora candidato alla Casa Bianca Joe Biden: “Avevo sbagliato a credere che integrare la Cina potesse portarla ad aprirsi e democratizzarsi. Oggi Pechino deve preoccupare tutti noi”, aveva spiegato durante un dibattito organizzato dal National Democratic Institute.

Secondo Brian Katulis, senior fellow presso il Center for American Progress di Washington DC, proprio queste preoccupazioni, ormai bipartisan e ben sedimentate negli Stati Uniti, potrebbero essere centrale nelle prossime discussioni tra l’amministrazione Biden e l’Italia. “Anche più che negli ultimi anni”.

Come cambierà l’approcci degli Stati Uniti verso l’Europa?

L’amministrazione Biden adotterà con l’Europa un approccio diplomatico più fermo e coerente rispetto a quanto fatto all’amministrazione Trump.

In che termini?

Trump faceva affidamento su una modalità di impegno irregolare e imprevedibile, cercando di rafforzare gli alleati politici di destra in vari Paesi europei. È probabile che l’amministrazione Biden adotti un approccio più tradizionale, cercando di rinsaldare in legami con una vasta gamma di Paesi europei, dando maggior priorità a quelli impegnati nei valori democratici e nella libertà.

Cambierà il metodo, dunque. Anche le priorità?

Piuttosto che bullizzare e fare pressioni sui partner europei, l’amministrazione Biden sarà incline a lavorare con i partner europei per affrontare sfide come la pandemia di coronavirus, le risposte coordinate alle sfide economiche legate alla pandemia, le migrazioni, il cambiamento climatico e le interferenze politiche russe. Ma l’amministrazione Biden probabilmente fisserà obiettivi modesti su tutti questi fronti, viste le importante sfide che l’America deve affrontare in patria.

Che cosa aspettarci nel Mediterraneo?

È improbabile che l’amministrazione Biden avrà la capacità necessaria per impegnarsi a fondo nelle sfide e nelle minacce del Mediterraneo intensificatesi sotto l’amministrazione Trump. L’attenzione principale sarà sul Mediterraneo orientale e sulle crescenti tensioni tra attori chiave come Turchia, Grecia, Israele ed Egitto. Difficilmente si concentrerà molto sulla guerra in Libia: è più probabile che continuerà ad aspettarsi dai Paesi europei un ruolo forte. Ma questa impostazione potrebbe complicare gli sforzi verso la stabilità.

Quale sarà l’agenda Biden per l’Italia?

L’amministrazione Biden potrebbe adottare un approccio più tradizionale ed equilibrato che valorizzi il rapporto bilaterale Stati Uniti-Italia e cerchi di aumentare la cooperazione anche in contesti multilaterali come la Nato. Inoltre, le crescenti preoccupazioni negli Stati Uniti per la strategia economica globale della Cina e i suoi sforzi di utilizzare la politica tecnologica per esercitare la sua influenza probabilmente emergeranno come un punto chiave nelle discussioni bilaterali Stati Uniti-Italia. Anche più che negli ultimi anni.

A proposito di Cina. Negli ultimi mesi si è parlato molto di un “club delle democrazie”, un G7 allargato ad Australia, Corea del Sud e India, per rispondere alla sfida di Pechino. Come agirà Biden?

Questa è una delle questioni geopolitiche più importanti che il mondo deve affrontare oggi. Il presidente eletto Biden ha parlato di un vertice delle democrazie da tenere all’inizio della sua amministrazione. Affinché ciò possa ottenere risultati, l’amministrazione Biden dovrà tenere ampie consultazioni con i partner chiave, in particolare in Europa, per definire un’agenda che produca risultati chiari. Se il vertice sarà soltanto una conferenza per lo scambio di idee, non orientata all’azione, è improbabile che riesca ad affrontare il ruolo sempre più assertivo che la Cina e altri Paesi come la Russia svolgono nella sfida alle società aperte.

Perfino Biden ha plaudito agli Accordi di Abramo, con la normalizzazione dei rapporti tra Israele e Bahrein, Emirati Arabi Uniti e Sudan, riconoscendo l’importanza dei patti mediati dall’amministrazione Trump. Che cosa lasciano in eredità?

L’amministrazione Biden probabilmente cercherà di utilizzare i progressi raggiunti per provare a ottenere qualche modesto progresso sul fronte israelo-palestinese, in termini sicurezza e condizioni economiche. Un grande accordo sembra improbabile nei prossimi anni in Medio Oriente, ma sono possibili più aperture con altri Paesi come l’Arabia Saudita, ma solo se ci saranno progressi tangibili sul fronte israelo-palestinese. È probabile, inoltre, che l’amministrazione Biden sia più scettica nei confronti di accordi di vendita di armi come quello proposto agli Emirati Arabi Uniti collegato agli Accordi di Abramo.

Paese chiave per le dinamiche in Medio Oriente è l’Iran. Biden cercherà un nuovo accordo nucleare dopo l’uscita, decisione dall’amministrazione Trump, dal Jcpoa firmato da quella precedente guidata Barack Obama (e di cui Biden era vicepresidente)?

È probabile che l’amministrazione Biden si impegni nuovamente negli sforzi diplomatici per raggiungere un nuovo accordo con l’Iran, che sia più completo e affronti le questioni rimaste irrisolte in quello del 2015. Ma servirà un approccio diplomatico per migliorare le condizioni di sicurezza regionali e creare fiducia verso un nuovo accordo.

Negli ultimi giorni abbiamo assistito a nuove tensioni tra Trump e il Pentagono. Biden avrà vita più facile con quello che spesso viene identificato come deep State?

Non esiste un deep State nel sistema americano: questa frase peggiorativa è stata utilizzata da Donald Trump nel debole tentativo di screditare il servizio di migliaia di americani che lavorano per servire il popolo e difendere l’America.



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