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Così il 5G cambierà la Difesa italiana. Il dibattito della Fondazione Icsa

Caserme, aeroporti, poligoni, droni. La rete 5G cambierà volto e quotidianità alla Difesa italiana. Ma la rivoluzione è a 360° e chiede il lavoro di squadra di intelligence, imprese, pubbliche amministrazioni. Una road map nel dibattito fra esperti organizzato dalla Fondazione Icsa

Chiamarla rivoluzione è quasi un cliché. Le rivoluzioni scoppiano, da un giorno all’altro. L’avvento della rete 5G è già realtà. In Italia meno che altrove. Complici i ritardi della burocrazia, aggravati dall’emergenza Covid-19. Complice l’enorme partita geopolitica fra Cina e Stati Uniti sottesa alla rete di quinta generazione. Ma lo stallo durerà ancora poco. I fondi del Next Generation Eu, si spera, faranno scattare finalmente la corsa alla nuova era delle telecomunicazioni.

IL CONVEGNO ICSA-CASD

Non solo quelle civili. Anche il comparto della Difesa ha già allacciato le cinture per la transizione digitale. I progetti sono 21, i fondi destinati, in totale, 5 miliardi di euro. Una parte non indifferente confluirà nella rete 5G. Come cambierà, in concreto, la quotidianità della Difesa italiana? È la domanda che si sono posti i relatori del convegno della Fondazione Icsa insieme al Casd (Centro alti studi per la Difesa), Interesse nazionale e rilevanza strategica del 5G, questo giovedì.

Introdotti dal presidente della fondazione, il generale Leonardo Tricarico, e dal presidente del Casd, generale Fernando Giancotti, così come dai saluti del ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che ha chiarito come non esista un trade-off fra Stati Uniti e Cina quando si tratta di infrastrutture critiche, gli ospiti, moderati dalla direttrice di Formiche Flavia Giacobbe, hanno aperto uno spaccato sull’impatto del 5G nel settore.

LA SFIDA PER LA DIFESA

A partire dal Capo di Stato Maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli: “Lo sviluppo delle reti 5G è ancora un lavoro in corso. I dati sperimentali non sono disponibili per convalidare le affermazioni della sua efficacia in ambito commerciale né in quello militare. Nonostante ciò, il fatto che le reti 5G rappresenteranno un balzo in avanti nelle comunicazioni mobili è indiscutibile e si presenta come una vera e propria rivoluzione”.

Il 5G, ha spiegato il generale, già ai vertici dell’Aeronautica, stravolgerà tempi, luoghi, efficacia delle operazioni militari. “Nel mondo militare la disponibilità di reti 5G migliorerà la consapevolezza situazionale, trasmettendo ai comandanti e ai decisori una grande quantità di dati di intelligence, sorveglianza e ricognizione in tempo reale. Ciò non solo fornirà un vantaggio nell’ambiente tattico durante le operazioni, ma stravolgerà positivamente anche la logistica e la gestione delle risorse anche in tempo di pace”.

Una panoramica delle applicazioni pratiche del 5G per il comparto è stata fatta dal generale Enrico Maria Degni, Capo del VI Reparto “Sistemi C4I e Trasformazione” dello Stato Maggiore della Difesa. “Ci sono molteplici iniziative a livello di studio sulle potenzialità delle applicazioni militari del 5G, dalla sorveglianza alla sicurezza perimetrale fino all’addestramento a distanza, o gli sciami di droni. O ancora la telemedicina e gli ospedali da campo, la guida autonoma dei veicoli, la gestione delle scorte”. “Il piano nazionale del Mise divide le applicazioni in uso civile e militare. La Difesa, in coordinamento con altre Pa, farà entrare la rete 5G nelle caserme, nei poligoni, negli aeroporti militari”.

LA CYBERSECURITY

Di pari passo all’infrastruttura materiale per installare la rete deve muoversi il “recinto” di sicurezza per schermarla da attacchi ostili o dal furto di dati. Un compito cui si è dedicato per tempo il Dis (Dipartimento informazioni e sicurezza) con l’avvio della costruzione del Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica introdotto con il “decreto cyber” nel settembre 2019. Un sistema di controlli dell’equipaggiamento di fornitori e operatori che, ha spiegato proprio un generale del Dipartimento di intelligence, dovrà valutare due tipi di rischio: “Quelli tecnici inerenti la parte core della rete, cioè quella più critica, e quelli invece che riguardano la supply chain e la possibile interferenza di Stati esteri”.

La normativa europea e quella italiana già definiscono chiaramente quali siano i fornitori da considerare “a rischio” sicurezza. “Il concetto di high-risk vendor indica un fornitore legato a un governo terzo in cui vige un impianto legislativo non compatibile con i principi democratici europei e che potrebbe essere soggetto a pressioni dal governo stesso”. Un identikit che, ad esempio, l’intelligence e il governo statunitense fa coincidere con il colosso tech cinese Huawei.

Sul fronte della sicurezza, fra il 4G al 5G c’è davvero un burrone. I numeri non mentono. “La latenza del 4G doveva garantire 25 millisecondi, quella del 5G può arrivare a un millisecondo” ha spiegato Gianfranco Ciccarella, consulente di strategie delle Tlc e delle reti Ubb (Ultra broad band). “Con il 5G c’è un avvicinamento della rete e alcune funzioni della parte core agli end-users, gli utenti finali. Si estende di conseguenza il perimetro di attacco potenziale”.

LA PAROLA ALL’INDUSTRIA

A trainare l’innovazione però c’è anche e soprattutto il mercato. In Italia ci sono operatori che hanno giocato d’anticipo assicurandosi i lotti migliori per le frequenze 5G. È il caso del campione italiano delle telecomunicazioni Tim, che ha già investito 2,4 miliardi di euro nella rete. Quattro i pilastri della strategia aziendale, ha spiegato il responsabile security Stefano Grassi. “Primo, l’estensione della copertura geografica nazionale, l’obiettivo è di coprire il 90% dell’Italia entro il 2025. La sinergia con altre tecnologie come il cloud e la robotica. Il coordinamento fra industria e Pa. E l’adozione di un approccio “security by design”, per garantire la sicurezza nella fase di progettazione. Proprio su questo fronte Tim ha attirato l’attenzione della stampa mondiale quando ha deciso di escludere dalle gare per il 5G in Italia e Brasile la cinese Huawei.

Un altro caso di scuola nella cybersecurity per il 5G è quello di Leonardo, azienda leader della Difesa italiana. “L’esperienza di Leonardo Labs ha dato risultati positivi – ha detto Massimo Tedeschi, Chief Technology Officer – una rete internazionale di laboratori per la ricerca avanzata che nel 2020 ne inaugurerà altri sei in Italia”. “La 5G è una rete particolarmente vicina agli utenti, non si parla più di sistemi radio autoconsistenti, si va verso una virtualizzazione della piattaforma e ne consegue una grande capacità di attaccare i server”.

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