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Covid, Londra teme la disinformazione (russa)

Nel Regno Unito è già partita la trincea contro l’info-war sul vaccino. Attenzione massima sulla Russia, che potrebbe essere interessata a diffondere disinformazione per avvantaggiare Sputnik 5, il suo vaccino

C’è chi reagisce esultando all’annuncio della Pfizer di essere vicinissima alla produzione (e distribuzione) di un vaccino che possa proteggere il mondo dal coronavirus SarsCoV-2 responsabile dell’attuale pandemia. C’è chi si mette in trincea: Tom Phillips, capo dell’organizzazione di fact-checking inglese Full Facts, ha detto ieri di essere pronto a settimane difficili. “Non sarei per niente stupito se a breve dovessimo vedere uscire una serie di false dichiarazioni su questo”. “Ho il sospetto che vedremo molte delle stesse affermazioni aumentare: le affermazioni che questo faceva parte di un complotto per forzare una vaccinazione sulla popolazione”, ha detto Phillips parlando all’agenzia di stampa PA Media.

Secondo Phillips, il rischio è che si usi il vaccino per spingere la classica disinformazione contro la vaccinazione obbligatoria, sebbene fa notare che nel Regno Unito ancora non si è parlato di rendere obbligatorio il vaccino anti-Covid. “Se un vaccino è approvato per l’uso, se è ritenuto sicuro, se risulta efficace, allora ha il potenziale per salvare vite umane. Se la disinformazione scoraggia le persone dall’ottenere un vaccino sicuro ed efficace, allora questo ha il potenziale di causare danni reali. Ha il potenziale per costare vite umane”, dice Phillips.

Richard Horton su Lancet, tempio inglese della stampa medico-scientifica, ha detto che “l’esitazione nei confronti dei vaccini è sufficientemente alta da rendere l’immunità di gregge un obiettivo impegnativo” in un certo numero di Paesi e che “è stato fatto troppo poco per preparare il pubblico all’arrivo di un vaccino Covid”.

Attenzione perché la questione è delicata: Horton parlava sulla base di una ricerca condotta a giugno da Nature che ha coinvolto più di 13mila persone in 19 Paesi rilevando che circa tre quarti degli intervistati (71,5%) sarebbe “molto” o “piuttosto” propenso a prendere un vaccino per il coronavirus, ma i dati cambiano in funzione dei Paesi. Siamo al 90 per cento in Cina, che ha già iniziato la diffusione internazionale dei suoi prodotti, considerati anche un vettore di influenza. Lo stesso vale per la Russia, che ha preso anch’essa la strada dell’internazionalizzazione dietro al vaccino prodotto dall’istituto statale Gamaleya.

La Russia è un tema sullo sfondo della situazione, dalla percezione generale a quanto denuncia in anticipo Phillips (che ricorda che certa attività di disinformazione attorno al vaccino Covid è già in atto). Il Government Communications Headquarters (Gchq), l’agenzia dell’intelligence inglese che si occupa anche di cyberwarfare, ha iniziato da tempo la lotta. Secondo quanto rivelato dal Times, starebbe già utilizzando l’esperienza acquisita negli ultimi anni nel contrasto alla diffusione online del proselitismo dello Stato islamico per contenere la disinfo sul vaccino.

Secondo il giornale inglese, l’obiettivo principale della Gchq è controllare la propaganda del Cremlino, che ha già preso a bersagliare lo studio clinico dell’Università di Oxford (insieme alla Astrazeneca). Già tempo fa azioni hacking dalla Russia erano state denunciate dal governo inglese, e sui media pro-Cremlino sono iniziate a circolare considerazioni in merito alla possibilità che il vaccino inglese (a cui partecipa anche l’Italia) potesse trasformare le persone a cui viene somministrato in scimmie – questo perché è sintetizzato da un vettore virale estratto da uno scimpanzé.

Disinformazione in grado di essere rimbalzata dal web e come ricordava Phillips in grado di fare danni materiali (portando le persone a non vaccinarsi) che Mosca potrebbe spingere per ragioni di interesse politico internazionale. Il vaccino è l’arma strategica del momento, e sfruttare un terreno favorevole come quello descritto dallo scenario di minoranza uscito dallo studio di Nature è d’altronde facile. L’interesse della Russia è arrivare prima sul siero anti-Covid. Per venderlo; per esercitare influenza strategica attraverso lo stesso; per portarsi in vantaggio sui competitor.

Il Gchq lavorerà contro le attività condotte da attori statali, ossia dove riuscirà a ricostruire un collegamento tra chi spinge la disinformazione e strutture collegate alle intelligence – nel caso specifico della Russia ce ne sono diverse che nel passato hanno preso parte anche a operazioni molto grosse, come quelle di interferenza nelle presidenziali americane del 2016. Differentemente, sui privati, non può muoversi per ragioni di diritti e libertà individuali, ed è lì in campo dove Full Facts avrà un ruolo.

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