Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte non si è ancora congratulato al telefono con Joe Biden. Quanto ancora si può attendere? Mastrolilli (La Stampa): forse il premier sconta il rapporto personale con Trump
Si dice sempre che la prudenza non è mai troppa. Nel mondo diplomatico il proverbio è vero solo a metà. Lo dimostra la corsa a congratularsi con Joe Biden per la vittoria delle elezioni presidenziali americane (cui manca ancora il bollino di ufficialità). Uno ad uno, gran parte dei capi di Stato e di governo ha esteso al democratico e alla vice Kamala Harris le sue congratulazioni per l’imminente approdo, il prossimo gennaio, alla Casa Bianca. Fra gli assenti c’è ancora l’Italia, o almeno una parte. Perché se il Quirinale non ha atteso a lungo, auspicando il presidente Sergio Mattarella che sotto la sua amministrazione si rafforzino “i legami di profonda e radicata amicizia” fra Italia e Stati Uniti, da Palazzo Chigi, per il momento, non è ancora partita la rituale telefonata del presidente del Consiglio.
L’attendismo di Giuseppe Conte inizia a fare rumore. Nessuno dubita che, prima o poi, alzerà la cornetta per fare gli auguri all’ex vicepresidente di Barack Obama. Ma il tempismo non è un dettaglio e sta attirando l’attenzione. Su twitter Francesco Clementi, costituzionalista dell’Università di Perugia e accorto osservatore della politica internazionale, non può fare a meno di notare che “la telefonata di congratulazioni che manca a Joe Biden è quella del presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte. Naturalmente non conosco i dettagli di questa scelta. Ma a me, istintivamente – diciamo così – pare un errore. Grande”.
In effetti la cerchia di leader esteri che ancora non hanno digitato quel numero si fa sempre più stretta. Questo giovedì, dal cuore di Roma, in Vaticano, una telefonata ha rotto gli indugi. Papa Francesco, riferisce il transition team Biden-Harris in un comunicato, “esteso le sue benedizioni e congratulazioni” al ticket vincitore e si è “complimentato” con il presidente-eletto per “la sua leadership nella promozione della pace, della riconciliazione e dei legami comuni di umanità nel mondo”.
Delle altre due grandi potenze rimaste in silenzio, Russia e Cina, una ha rotto i ranghi questa mattina. Nel consueto briefing con la stampa, il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin ha dettato la nuova linea della Città Proibita: “Rispettiamo la scelta del popolo americano. Estendiamo le nostre congratulazioni al signor Biden e alla signora Harris”.
In Europa, l’Italia è ormai davvero uno degli unici governi a indugiare. Ma c’è un’altra faccia della medaglia. Anche Biden, nota su La Stampa l’inviato a Washington DC Paolo Mastrolilli, ha preso in mano il telefono per parlare con alcuni dei leader del Vecchio Continente, da Angela Merkel a Emmanuel Macron fino a Boris Johnson. Italia assente.
“A pensare male si potrebbe temere che il buon rapporto di Conte con Trump, inclusa la doppia missione a Roma del segretario alla Giustizia Barr per cercare notizie di reato contro i democratici, sia diventata un boomerang”, scrive Mastrolilli. “Anche senza cedere alla malizia, però, è un fatto che l’Italia sia l’unico paese del G7 con cui Biden non ha sentito la necessità di parlare. E qualcosa dovrà pur significare”.