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M5S e Stati generali. Piccinini (Fanpage) spiega perché il leader è Di Maio

Quando si parla dei Cinque Stelle, mai dire mai. Ma c’è un solo quadro che può uscire intatto dagli Stati Generali, spiega il direttore di Fanpage Francesco Piccinini. Di Maio capo e leader, Conte garante esterno. E Di Battista…

Gli Stati generali del Movimento Cinque Stelle “sono come un conclave: il rischio è che entri papa ed esci cardinale”. Francesco Piccinini, direttore di Fanpage, è un accorto osservatore dei palazzi italiani e sa leggere fra le righe dei politicismi pentastellati. La kermesse grillina, che si chiuderà domenica con l’intervento dei trenta delegati votati online, alla presenza del premier Giuseppe Conte ma non di Davide Casaleggio, ha tutta l’aria di un copione già scritto.

In verità, avvisa lui, chi conosce il Movimento e le sue mille correnti sa che le sorprese non mancano mai. “Sarebbe un errore pensare che sia tutto deciso – spiega Piccinini a Formiche.net – si parla da mesi di una scissione interna, ma su quali basi? Chi ascolterebbe i secessionisti nel bel mezzo della pandemia? L’esperienza di Renzi, di Calenda, dovrebbe insegnare”.

I presupposti, più che di una riunione di famiglia, sembrano aprire la strada a una resa dei conti. Certo meno clamorosa di quanto gli stessi vertici non immaginassero mesi fa. Di più di 150mila aventi diritto, solo 26.365 iscritti hanno espresso una preferenza su Rousseau per quasi mille candidati. Cifre da record (negativo) che segnalano uno scarso interesse della base per la prossima direzione del partito. E soprattutto certificano il lento divorzio del Movimento con la piattaforma online di Casaleggio Jr., ormai rimasta a bollinare decisioni di secondo piano.

“È evidente che la dimensione di governo sta schiacciando le dinamiche interne, e questo è comprensibile. Prime file come Di Maio e Roberto Fico sono distratte da oggettivi impegni istituzionali dovuti all’emergenza”, dice Piccinini. “I Cinque Stelle, in questo momento, non volevano gli Stati generali. Non a caso hanno tenuto un basso profilo”.

Quel leit-motiv ripetuto da buona parte della pattuglia parlamentare, una “gestione collegiale” per succedere alla reggenza di Vito Crimi, lascia il tempo che trova. Anche perché sul “nuovo” leader del Movimento ci sono pochi dubbi, dice il direttore di Fanpage: “Di Maio è una figura di garanzia, è la persona politicamente più riuscita, senza nulla togliere alle altre. Ha fatto un percorso di strutturazione personale, meritato sul campo. In questi mesi ha studiato, non è cosa da tutti”.

Insomma, all’indomani degli Stati generali il puzzle del Movimento potrebbe presentarsi così. Di Maio “tornato nella veste di leader, e non solo di capo”. Il guru e fondatore Beppe Grillo ancora defilato ma senza svestire i panni del “grande comunicatore, di cui il Movimento, per restare tale, ha una necessità intrinseca”.

Fuori dai ranghi di partito, il premier-garante dell’alleanza. “Si parla molto di un partito di Conte. Ma Conte non ha bisogno di trovare una sua dimensione politica – spiega Piccinini – ce l’ha già: è l’outsider che tiene in piedi la coalizione e può fare da garante di un possibile, nuovo fronte politico dopo la legislatura”.

In questo silenzioso ritorno allo status quo ante-pandemia, nel Movimento non c’è spazio per i rottamatori. Alessandro Di Battista, chiude Piccinini, dovrà ancora attendere il suo turno. “Lui, Zaia, Bonaccini sono un po’ quello che Daniele De Rossi era per la Roma: capitan futuri”.

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