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Ecosistema Urbano 2020, come stanno le nostre città

Il rapporto annuale di Legambiente, stilato in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, racconta il cambiamento green in atto nelle nostre città

Un’Italia a due velocità quella fotografata dal Rapporto Ecosistema Urbano 2020: la prima attenta alle nuove scelte urbanistiche, ai servizi di mobilità, all’uso di energie rinnovabili, alla progressiva restituzione di vie e piazze ai cittadini, alla crescita di spazi verdi; la seconda con un andamento più lento nelle performance ambientali delle città soprattutto per quanto riguarda inquinamento dell’aria, trasporti, raccolta differenziata e gestione idrica.

Il rapporto annuale di Legambiente, stilato in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, racconta il cambiamento green in atto nelle nostre città e si basa sui dati comunali relativi al 2019, quindi al periodo prima della pandemia. Ai primi posti per buone pratiche ambientali le città di Trento, Mantova, Pordenone, Bolzano e Reggio Emilia; in fondo alla graduatoria Vibo Valentia, Palermo e Pescara.

“L’Europa – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente di Legambiente – ha destinato al nostro Paese 209 miliardi di euro, una cifra che non potrà non riguardare le aree urbane, utili anche per il raggiungimento degli obiettivi Onu sullo sviluppo sostenibile al 2030. Ed è qui infatti che si gioca una partita fondamentale per fronteggiare le tre crisi attuali – l’emergenza sanitaria, economica e climatica – e per vincere la sfida della modernizzazione del Paese”.

Nel dettaglio, troviamo al primo posto la città di Trento che sfiora l’83% dei rifiuti raccolti in maniera differenziata, aumenta i passeggeri che usano i trasporti pubblici (190 viaggi per abitante) anche se cala lo spazio delle piste ciclabili, mentre migliora l’indice di consumo del suolo. A Mantova, al secondo posto, cresce la raccolta differenziata dei rifiuti (85,6%) anche se sale la produzione per abitante, scendono i consumi idrici (accettabili le perdite di rete al 15%).

Pordenone, al terzo posto, migliora le sue performance nell’abbattimento dell’inquinamento atmosferico, nei consumi idrici (spreca meno in assoluto nelle perdite di rete, l’11,3%); bene la raccolta differenziata (all’86%) e il consumo di suolo; unica nota negativa il calo dei passeggeri nel trasporto pubblico. Anche Bolzano, quarta, e Reggio Emilia, quinta, confermano le buone pratiche ambientali. La prima mantiene una buona qualità dell’aria e contiene le perdite di acqua; aumenta la raccolta differenziata ma anche i rifiuti prodotti; migliora anche l’indice del consumo di suolo.

Reggio Emilia bene per l’inquinamento dell’aria, un po’ meno per la dispersione dell’acqua nella rete e nel monte rifiuti; migliora però nella raccolta differenziata (all’83%), nel trasporto pubblico, negli spazi pedonali e nelle piste ciclabili. Uno sguardo alle grandi città. In generale i grandi centri fanno fatica a dare risposte adeguate ai gravi problemi che si trovano ad affrontare. A confermarlo i numeri sempre più elevati dell’inquinamenti dell’aria a Torino, il crescente numero di auto circolanti a Torino e a Roma e l’immobilismo del trasporto pubblico sempre a Roma.

E ancora l’imbarazzante 19,2% della raccolta differenziata a Palermo o il 36% di Napoli; oppure il 3,60 su 10 che Venezia raggiunge nell’indice dedicato al suolo consumato o il quasi 50% dell’acqua sprecata in rete a Bari. Fa eccezione Milano, sempre più attenta, negli ultimi anni, alla mobilità sostenibile e intermodale, alla rigenerazione urbana e all’uso efficiente del suolo. Inoltre è l’unica grande città ad avere una rete idrica che perde meno del 25%, con appena il 13,7%.

Agli ultimi posti Pescara, Palermo e Vibo Valentia. Il capoluogo abruzzese, terz’ultimo, non risponde da due anni al rapporto. Come pure Vibo Valentia con molte risposte non comunicate: unica nota positiva la raccolta differenziata che passa dal 26 al 46%. Palermo, penultima, oltre alla imbarazzante raccolta differenziata, registra un calo dei passeggeri nel trasporto pubblico, scendono le piste ciclabili e l’indice di suolo consumato.

Una menzione speciale va riservata ad alcune città che hanno messo in campo esperienze virtuose che potrebbero essere replicate sul territorio nazionale. Si tratta di Cosenza che ha realizzato la Ciclopolitana, una rete ciclabile lunga più di 30 chilometri; di Prato che vanta un complesso residenziale ad alta efficienza energetica e bassi costi di costruzione, pensato per le famiglie in difficoltà economiche e di Benevento che punta a realizzare una rete di 25 chilometri di piste ciclabili, integrata con il trasporto pubblico e ferroviario per migliorare la mobilità urbana e sviluppare il turismo.


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