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La giornata delle Forze armate nella lotta al virus. Scrive il gen. Camporini

Un 4 novembre in cui le Forze armate stanno orgogliosamente ed efficacemente operando, esprimendo le capacità di cui dispongono, ma il cui orizzonte palesa la necessità di ulteriori e determinati sforzi, se si vuole che le sfide future, che non mancheranno, le facciano trovare pronte ed adeguate. Il punto del generale Vincenzo Camporini, già capo di Stato maggiore della Difesa

Un 4 novembre che vede le Forze armate celebrare la festa a loro dedicata mentre si stanno moltiplicando i loro impegni per dare concretezza allo scopo fondante della difesa della sicurezza nazionale. E ci troviamo come quando, dopo esserci lamentati del costo eccessivo dell’assicurazione RC auto, al primo incidente serio scopriamo che senza quella spesa saremmo definitivamente rovinati, ben consapevoli che se abbiamo pagato poco anche la copertura che otteniamo non è quella ottimale. Oggi dunque Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri fanno tutto ciò che è loro possibile per concretizzare la quarta missione loro attribuita dalla legge, quella di supportare con le loro capacità, in caso di emergenza, le autorità civili preposte. E che nel caso della pandemia si tratti di vera emergenza non vi può essere alcun dubbio, al contrario di quanto accaduto per l’immondizia nel napoletano o per la sicurezza nelle nostre strade.

Dunque, con le risorse disponibili e con le competenze faticosamente mantenute nei vari settori, in particolare in quello della difesa contro minacce di tipo Nbc (nucleare, batteriologico, chimico), la risposta fornita alle richieste del governo è stata certamente pronta, sia nella prima ondata dei contagi, sia nella recrudescenza che stiamo vivendo, con una modalità unitaria che francamente non si poteva dare per scontata, visti i deprecabili tradizionali steccati che, per meschini motivi di campanile, ancora impediscono un’efficace risposta corale da parte delle componenti della difesa.

Il settore sanitario non sfugge a questa situazione conflittuale: da oltre un ventennio ogni sforzo per rendere concretamente interforze quest’area si è infranto contro il muro di gomma degli interessi, anche personali, di chi si erge a difensore delle “peculiarità” del proprio servizio. Ammirevole dunque il fatto che nelle circostanze che stiamo vivendo, anche se con qualche fatica, la risposta sia stata sostanzialmente unitaria, con un’efficienza per certi versi ammirevole, sostanziatasi in capacità e cifre significative: reazione immediata, migliaia di mezzi e di personale sanitario messi a disposizione, trasporto e pronta consegna di materiali, capacità di trasporto in biocontenimento anche per via aerea, oltre seimila posti letto resi disponibili in strutture dotati delle necessarie caratteristiche di sicurezza e tutto ciò senza far venir meno il supporto sanitario alle operazioni in corso nei vari teatri operativi internazionali ove le nostre forze sono impegnate, Libano, Afghanistan, Balcani, Libia e così via.

E quanto finora fatto non fa venir meno la disponibilità per le prossime difficili settimane, con 200 team medici messi a disposizione H24 delle autorità sanitarie e la capacità di effettuare giornalmente decine di migliaia di tamponi, su tutto il territorio nazionale da Milano a Roma, da Padova a Taranto ed Augusta.

Se una risposta corale di tale entità è stata ed è possibile (anche se mi dicono con estenuanti mediazioni) in tempo di emergenza, è forse il caso di porsi la domanda se un’organizzazione centrale integrata, anche con le sue peculiari componenti (nessuno vuole sottrarre alla Marina la medicina subacquea o all’Aeronautica quella riferita al volo), non sarebbe in grado di dare un contributo ancora più efficace in questa come in qualsiasi altra emergenza.

Il ministro Guerini può andare giustamente orgoglioso del contributo della difesa in questo specifico momento, come evidenziato anche su Twitter. Certo, il ministro si trova ad affrontare una serie di problemi che si sono accumulati nel tempo, da quello della costruzione di una mentalità interforze, di cui prima si è dato un esempio, a quello annoso delle risorse, riguardo alle quali, anche se per ora sembra scongiurato un devastante impatto della drammatica situazione economica causata dalla pandemia, occorre attivarsi al fine di assicurare la possibilità della nostra partecipazione agli sviluppi dei programmi europei.

Altro problema che finora non ha trovato soddisfacenti soluzioni è quello, recentissimamente di nuovo evidenziato negli interventi dei vertici militari, del progressivo invecchiamento del personale, che a lungo andare rischia di minare la possibilità di esprimere un adeguato livello di capacità operativa.

Un 4 novembre dunque in cui le Forze armate stanno orgogliosamente ed efficacemente operando, esprimendo le capacità di cui dispongono, ma il cui orizzonte palesa la necessità di ulteriori e determinati sforzi, se si vuole che le sfide future, che non mancheranno, le facciano trovare pronte ed adeguate.


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