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Bloccare i fallimenti delle imprese è un errore. Micossi spiega perché

L’economista e numero due dell’associazione delle spa italiane esprime più di un dubbio sulla norma annunciata da Laura Castelli per congelare i default aziendali. Abbiamo già una riforma fallimentare zeppa di errori che sarebbe meglio non entrasse in vigore e poi intervenire in un momento di simile incertezza è un azzardo. Anche perché le imprese si aiutano con la liquidità. La Bce? Non cancellerà mai il debito italiano, semmai è tempo di spostare lo stock sovrano sul Mes

Dal blocco dei licenziamenti al blocco dei fallimenti. Il governo sembra davvero intenzionato a varare a stretto giro di posta un provvedimento in grado di disinnescare quella che a tutti gli effetti è una mina pronta a esplodere: la possibile valanga di default nel 2021, una volta che le imprese avranno chiuso i bilanci 2020, certificando le perdite da lockdown e sarà caduto il muro ai licenziamenti. Al governo, per mezzo del viceministro all’Economia Laura Castelli, si sono accorti che congelare a oltranza gli esuberi senza consentire alle aziende di sopravvivere, ha poco senso, visto che una volta portati i libri in tribunale, blocco o non blocco, si va tutti a casa.

Per questo l’esecutivo e in particolare lo staff della Castelli, il viceministro grillino ha annunciato la misura poche ore fa a Porta a Porta, stanno predisponendo una norma che sfocerà in un decreto con una serie di misure urgenti atte a posporre, allungare e limitare tutte le scadenze di ogni azienda in gravi difficoltà di bilancio prima di arrivare a chiudere i battenti.  Ma c’è chi su tale mossa, ha dei dubbi. Tra questi, Stefano Micossi, economista e direttore generale di Assonime, l’associazione delle spa.

PERCHÉ NO

“Un anno fa, all’inizio del 2019, è stata approvata la riforma della legge fallimentare (il nuovo codice della crisi d’impresa, ndr), decisa dal precedente governo, la quale contiene degli strumenti che nel tempo si sono dimostrati poco funzionali. Il primo problema che ha adesso il governo è l’entrata in vigore della riforma, nel settembre del 2021, che non è fattibile perché contiene degli istituti, come l’allerta (con cui prevenire casi di default, attraverso una maggiore responsabilizzazione del debitore e degli organi di governance, ndr) che nelle situazioni odierne sono delle bombe a orologeria e che per questo vanno aboliti”, spiega Micossi.

“Questo è un primo problema, una riforma fallimentare che così com’è non non può entrare in vigore. Poi c’è un secondo problema. E cioè che in questo momento stiamo vivendo una situazione di tale incertezza che non sappiamo esattamente dove siamo. In queste circostanze, intervenire sui fallimenti mi sembra veramente avventato. Onestamente la situazione è troppo fluida, mettere mano ai fallimenti adesso mi sembra un azzardo. Decidere adesso chi deve fallire e chi no, potrebbe portare a uno squilibrio tra debitori e creditori difficile da giustificare”.

UN’ALTERNATIVA PER LE IMPRESE

Attenzione però, avere dubbi su un possibile freno di Stato ai fallimenti, non vuol dire non avere a cuore il destino delle imprese, anzi. Micossi suggerisce un diverso approccio. Meglio dare cassa alle aziende piuttosto che riscrivere le regole dei fallimenti. “Onestamente mi concentrerei molto di più sul sostegno alle imprese, ossia ridare capitale alle aziende in difficoltà. Già da questa estate sono operative misure per ridare ossigeno, a partire dai finanziamenti agevolati. Ora sarei curioso di capire la portata di uno strumento addizionale, come Patrimonio destinato di Cassa Depositi e Prestiti (il veicolo per la ricapitalizzazione delle imprese in difficoltà sopra i 50 milioni di fatturato, ndr). Se agli strumenti già in essere aggiungiamo quelli addizionali, come Patrimonio, mi pare che delle leve per le aziende ci siano”.

IL DEBITO IN PANCIA AL MES 

Micossi affronta poi il tema della possibile cancellazione di parte del debito sovrano da parte della Bce (oggi l’Eurotower detiene quasi il 20% dello stock italiano). Qui l’idea è spostare il debito dalla Bce e allocarlo altrove. Ma dove? “Impossibile che accada. Semmai si può ragionare su questo e cioè sulla possibilità, alla quale credo dovremo abituarci, che da qui in avanti i debiti sovrani vadano rinnovati. E che rimangano della pancia di qualche istituzione pubblica, magari il Meccanismo di stabilità (il Mes), ma senza essere rimborsati e senza dunque essere cancellati. Perché in realtà la Bce andrebbe sgravata dai debiti sovrani, e allora perché non spostarli presso altra istituzione?”.

 

 

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