Il vicepremier libico al lavoro per aiutare l’Italia su un dossier critico. Per Maiteeg, il rapporto Roma-Tripoli è centrale per la stabilizzazione della Libia
Il vicepresidente del Consiglio presidenziale libico, il vicepremier Ahmed Maiteeg, parlando in un’intervista al Corriere della Sera si è detto fiducioso di poter trovare velocemente una soluzione alla vicenda dei marinai italiani tenuti in ostaggio dalle unità militari che rispondono al signore della guerra della Cirenaica, Khalifa Haftar.
La vicenda è nota: 18 marinai (otto italiani, gli altri sono tunisini, filippini, senegalesi) dei pescherecci “Antartide” e “Medinea” salpati da Mazara del Vallo, sono tenuti sotto sequestro dal primo settembre a Bengasi, dopo essere stati fermati dalle motovedette haftariane. Stavano pescando il gambero rosso e si erano spinti all’interno di quelle che la Libia dell’Est rivendica come le proprie acque territoriali.
Già dopo due settimane dall’arresto era arrivata, da parte di ambienti considerati vicini al miliziano dell’Est, la proposta di uno scambio con quattro scafisti libici arrestati nel 2015 a Catania: quattro che i libici considerano dei calciatori e che invece la giustizia catanese (Corte d’Assise e Corte d’Appello) ha condannato a 30 anni di carcere con l’accusa di avere fatto parte del gruppo di scafisti responsabili della cosiddetta “Strage di Ferragosto” che ha provocato la morte di 49 migranti.
Maiteeg svela di essere impegnato in prima fila nella risoluzione della vicenda, sottolineando che chiaramente si sta muovendo nel rispetto della legge. Parlando ad Agenzia Nova ha spiegato: “Io sono intervenuto personalmente per diminuire il dolore di tutte le famiglie libiche (dei quattro calciatori detenuti in Italia con l’accusa di traffico di esseri umani, ndr) e italiane, però tutto quello che facciamo come governo libico e italiano deve avvenire nel rispetto della legge dei due Paesi. Sono impegnato per trovare una soluzione il più velocemente possibile”.
Rispetto quindi alle richieste avanzate dalla Cirenaica per arrivare ad una soluzione, Maiteeg ha ulteriormente precisato: “Noi siamo qua per facilitare la vita della gente. Tutti devono sentire l’aiuto del governo perché le relazioni tra Libia e Italia sono sempre molto particolari. Va ribadito però che la legge è superiore a tutti ed ogni soluzione deve avvenire nel rispetto delle leggi vigenti in entrambe i paesi”. L’attività del vicepremier è conseguenza della forte vicinanza non solo personale all’Italia (ha studiato economia a Parma), ma anche delle relazioni che ha strutturato nel suo incarico e del fatto che per Tripoli, Roma è un partner strategico di massimo interesse.
Soprattutto in questa fase in cui, il dialogo intra-libico procede (anche grazie all’accordo fatto direttamente da Maiteeg con le forze haftariane per far ripartire le produzioni petrolifere, asset economico cruciale per le necessità del popolo libico). Sotto egida Onu si è infatti intavolato un framework negoziale tra Tripolitania e Cirenaica, su cui ieri, parlando al Med2020 dell’Ispi, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha fatto un appello affinché la Comunità internazionale investa il proprio coinvolgimento per porre fine ai sanguinosi anni di conflitti.