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Ma quale super partes. La bordata di Conte a Dibba e Casaleggio

PM Conte

Quello agli Stati generali del Movimento Cinque Stelle doveva essere un intervento istituzionale. Invece il premier Giuseppe Conte ha lanciato una stoccata ai dissidenti Di Battista e Casaleggio, benedicendo il superamento dei due mandati, “bisogna avere il coraggio di cambiare idee”

Alla faccia della Dc. Giuseppe Conte interviene a gamba tesa negli Stati generali del Movimento Cinque Stelle. Ci si aspettava un intervento super-partes e istituzionale del premier. È arrivata altra benzina sul fuoco. Introdotto dal reggente Vito Crimi dopo un primo collegamento saltato che ha costretto il presentatore a prendere tempo una decina di minuti, il premier rossogiallo ha tirato due giavellotti ai dissidenti illustri del Movimento: Davide Casaleggio e Alessandro Di Battista.

Con due post su Facebook, il primo sabato, il secondo questa domenica mattina, avevano messo in mora la dirigenza pentastellata ribadendo la linea rigorista sui due mandati e lanciando più di una stoccata al tandem Beppe Grillo e Luigi Di Maio.

Conte risponde per le rime. “La coerenza delle proprie idee è un valore, ma quando governi devi affrontare la complessità. Devi accettare le conseguenze delle tue scelte e avere l’intelligenza di cambiarle”. Di più: “Se scopri che mantenendo la tua coerenza non prendi una posizione giusta, hai l’obbligo morale di cambiare idea. E devi spiegare con chiarezza come e perché è stata cambiata l’idea originaria”.

Ancora una volta il premier benedice la trasformazione del Movimento in partito e la deroga ai due mandati. Un intervento che non lascerà indifferenti le correnti interne, divise fra la linea impassibile di Dibba&Co e quella di chi è pronto a saltare il fossato.

In verità Conte non aiuta neanche Di Maio. Il ministro degli Esteri fino all’ultimo ha cercato di fare da paciere senza mai rispondere a tono, come hanno fatto tanti dei suoi, alle sfuriate di Di Battista e Casaleggio (che ha dato forfait al dibattito finale). Il premier ha per lui parole d’elogio,  da capo politico “ha fatto un gran lavoro”, ma precisa pure che il guru e fondatore Grillo “rimane la mente più giovane del Movimento”, “con Beppe ci sentiamo”.

Per qualche minuto lui, che solo un anno fa il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha ribattezzato “riferimento dei progressisti”, veste i panni del grillino elencando uno ad uno soddisfatto i loro cavalli di battaglia. “La lotta agli sprechi e i privilegi, il contrasto alla corruzione e alle disuguaglianze, le battaglie per una giustizia più equa, la rivoluzione ambientale”. “Siete una comunità tosta, e non avete mai mollato”. Loda lo sforzo della compagine (leader) nella maggioranza nella lotta al Covid.

Poi tira per la giacchetta il Movimento, tracciando per il futuro una road map “contiana” doc. Tre punti per ripartire. “Non perdere il contatto con le persone”, “un nuovo umanesimo, perché qualsiasi miglioramento della società deve passare dai cittadini”, e “un nuovo paradigma culturale per continuare il percorso delle riforme”. Il Movimento riparte. Da Palazzo Chigi.

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