Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Maradona tra pallone e politica. Il ritratto di Paolo Franchi

Maradona

“Per tutto il Novecento c’è stato un particolarissimo rapporto tra pallone e politica che a modo loro sono in grado di scatenare passioni fortissime e di evocare immaginari che in molti casi si incontrano. Nel caso di Maradona questo aspetto è formidabile”. Il ritratto di Paolo Franchi, editorialista del Corriere della Sera e grande appassionato di calcio

22 giugno 1986, stadio Azteca. Sono passate da poco le 13. Non può che partire da Città del Messico il racconto e il ricordo di Diego Armando Maradona tra pallone e politica. I quattro minuti che sconvolsero il calcio, e il mondo. Prima il gol di mano, la mano de Dios, al cinquantunesimo del secondo tempo. In un certo senso, la risposta argentina al Regno Unito, dopo la guerra delle Falkland o Malvinas, dichiarata e persa dallo stesso Paese sudamericano nel 1982. Poi, quattro giri d’orologio dopo, al cinquantacinquesimo, la rete del secolo. Maradona prende palla prima di centrocampo, percorre 60 metri di campo in 10 secondi, salta in velocità cinque avversari, alla fine anche il portiere inglese Peter Shilton e segna. Meraviglia. Sipario. “In quella manciata di minuti c’è l’accoppiata perfetta tra il più geniale degli inganni e il più geniale esempio di calcio giocato: Maradona è stato tutto questo e molto di più”, racconta a Formiche.net Paolo Franchi, editorialista del Corriere della Sera e grande appassionato di pallone: “La quasi simultaneità di quei due gesti rende benissimo la grandezza del personaggio. Le sue due facce, insieme. Qualcosa di davvero poco spiegabile razionalmente. Ma in fondo è il motivo per cui così tante persone in tutto il mondo si sono innamorate di questo sport”. Maradona che si fa attore geopolitico globale e che poco dopo mette a segno la più incredibile delle prodezze.

“Guardate il documentario di Emir Kusturica trasmesso ieri sera da La 7: lì c’è tutto, sull’uomo e sul campione”, ci dice Franchi, che il  Pibe de Oro dal vivo lo ha visto giocare in numerose occasioni, dagli spalti dello stadio Olimpico dove segue da sempre la Roma: “Penso a Maradona bambino, con quegli occhi che parlano, che racconta di avere due sogni nel cassetto: giocare i mondiali e vincerli. E’ riuscito ad avverarli entrambi, e in che modo”. I primi anni di vita a Villa Fiorito, periferia povera e complicata di Buenos Aires. Il papà facchino che fatica dalla mattina alla sera per sfamare lui e i suoi sette tra fratelli e sorelle: “Il calcio ha rappresentato il suo riscatto e quello di un intera nazione. Anzi, almeno di due popoli: l’argentino e il napoletano. Il tutto, però, portandosi dentro quel gigantesco mondo di provenienza, con un senso profondissimo che non è solo di solidarietà umana, ma direi di comunanza. Di vicinanza fisica, oltreché sentimentale”.

Ed è in questo lato di Maradona che si fondono calcio e politica, ovviamente intesa in senso largo: “Per tutto il novecento, poi le cose sono cambiate, c’è stato un particolarissimo rapporto tra questi due fenomeni che a modo loro sono in grado di scatenare passioni fortissime e di evocare immaginari che in molti casi si incontrano. Nel caso di Maradona questo aspetto è formidabile. Per usare una metafora letteraria, lo definirei un personaggio del realismo magico, che in America Latina ha avuto un peso fortissimo. Penso a Gabriel Garcia Marquez, a Jorge Luis Borges, a Osvaldo Soriano. Un rapporto in cui non si capisce dove inizia il calcio e finisce la politica e viceversa”.

La sua stessa carriera, le squadre in cui ha militato e a cui ha regalato il sogno dell’arte più sopraffina applicata al calcio, racconta di un giocatore straordinario sotto ogni punto di vista: “Il Boca Juniors, la squadra del popolo per antonomasia. Il Barcellona, con il catalanismo e tutto ciò che rappresenta. E poi il Napoli, che è oltre”. E con i cui colori indosso seppe sfidare e vincere la strapotere delle grandi squadre del Nord, della Juventus della famiglia Agnelli, del Milan di Silvio Berlusconi. A parte l’eccezione del Cagliari di Gigi Riva, primo e ultimo esempio, almeno finora, di una squadra del Sud capace di diventare campione d’Italia e di insidiare in modo permanente la storica supremazia delle corazzate del settentrione: “Non me lo immagino Maradona al River Plate, al Real Madrid, alla Juventus. La sua identità l’ha costruita in contesti che gli si sono rivelati immediatamente congeniali e che lo hanno adottato come il fratello geniale”.

E poi l’amicizia con Fidel Castro che è morto il suo stesso giorno, il 25 novembre del 2016, e con Hugo Chavez, il tatuaggio di Che Guevara, suo autentico mito: “Ma tutto questo non va confuso con il comunismo strictu sensu, quello dei partiti comunisti europei degli anni ’70 o ’80 o di Mosca. In lui c’erano i tratti tipici dell’anti-imperialismo e del rivoluzionarismo sudamericano, che va oltre e che incrocia la storia delle relazioni con gli Stati Uniti, gli Yankee come vengono chiamati in America Latina”.

Calcisticamente, invece, c’è poco da commentare. Semplicemente il più forte di tutti i tempi: “Credo non ci siano aggettivi giusti per descriverlo in modo compiuto. E’ stato un gigantesco artista, una sorta di Pablo Picasso del pallone, capace di cambiare genere a ogni dribbling, a ogni controllo di palla. E poi la sregolatezza del vivere e il suo legame strettissimo con il movimento operaio, come si diceva all’epoca”. Per usare le parole di Eric Cantona, “tra cento anni quando si parlerà di calcio si parlerà di Maradona, come adesso per parlare di musica si parla di Mozart“. Con l’aggiunta di aver vissuto in un mondo tecnologico e globale e di aver praticato uno sport amato da miliardi di persone nel mondo. Ulteriore e clamorosa testimonianza della forza unica che quel pallone che rotola sa sprigionare a ogni latitudine.

SPECIALE MARADONA

Il commento di Massimiliano Gallo

La versione di Umberto Pizzi tra parole e foto

Il commento di Gennaro Malgieri

Il ricordo di Fulvio Giuliani

×

Iscriviti alla newsletter