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L’assoluzione di Markiv, il caso Rocchelli e lo scontro Mosca-Kiev

Il sergente della Guardia nazionale ucraina accusato di aver ucciso il fotoreporter italiano Rocchielli è stato assolto perché il fatto non sussiste. Il Tribunale di Milano ribalta la sentenza espressa da Pavia: sentenza che aveva visto Formiche.net al centro di una polemica tra Kiev e Mosca

Il soldato ucraino Vitaly Markiv, è stato assolto in appello dal Tribunale di Milano ieri, dopo essere stato condannato in primo grado a Pavia per l’omicidio di Andy Rocchelli, un fotografo di Pavia ucciso in Ucraina durante gli scontri tra i ribelli filorussi e l’esercito regolare che dal 2014 protegge il Paese dalle ambizioni separatiste del Donbas (partite dopo l’annessione della Crimea).

La condanna è del luglio 2019, Markiv – sergente della Guardia Nazionale ucraina con doppio passaporto italo-ucraino – era stato condannato a 24 anni di reclusione perché ritenuto responsabile del bombardamento che uccise Rocchelli, che si trovava in Ucraina orientale per documentare i combattimenti.

Da sempre gli avvocati di Markiv sostengono che la condanna fosse basata su prove indiziarie e mancava una ricostruzione solida dei fatti. Posizione avallata dal governo ucraino, e che il tribunale milanese ha ritenuto evidentemente valida. Markiv è stato assolto perché il fatto non sussiste ed è stato liberato dal carcere di Opera dove era detenuto da oltre un anno.

Sulla vicenda, almeno a livello della percezione dell’opinione pubblica, ha pesato il lavoro di reportage investigativo, uscito pochi mesi fa col titolo “Crossfire“, che un gruppo di giornalisti ha portato a termine per ricostruire i fatti su prove scientifiche. Cristiano Tinazzi, uno degli autori del documentario, racconta a Formiche.net : “Il nostro lavoro di inchiesta ha portato molto elementi inediti non considerati dagli inquirenti italiani, un lavoro che continuerà anche dopo l’uscita del film prevista per fine anno. Lo scopo è chiarire, per quanto possibile, cosa sia successo ai colleghi quel 24 maggio 2014”.

La vicenda della condanna di Markiv era stata commentata su queste colonne dall’ambasciatore ucraino Yevhen Perelygin, che sosteneva: “Sono convinto che l’intero processo contro Vitaliy Markiv, così come il recente verdetto della giuria di Pavia, siano la prova di una vasta operazione speciale russa organizzata nel territorio italiano allo scopo di screditare la resistenza ucraina contro l’aggressione russa”.

In quell’occasione il ministero degli Esteri russo aveva ripreso le critiche che l’ambasciata russa in Italia aveva sollevato contro Formiche.net per aver ospitato le dichiarazioni dell’ambasciatore, difendendo le conclusioni del tribunale di Pavia, ieri invertite dalla sentenza di Milano.



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