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Mattarella e l’unità istituzionale come antivirus

Il discorso del Presidente della Repubblica all’assemblea dell’Anci, l’associazione dei Comuni, contiene segnali inequivocabili: un omaggio agli amministratori locali, primo punto di riferimento e di supporto, e anche a chi ricopre il ruolo di opposizione; l’invito a evitare le polemiche rincorrendo interessi di parte perché invece “si vince insieme”; la consapevolezza che il virus è il nemico comune. L’analisi di Stefano Vespa

Ancora una volta, quando la confusione politica raggiunge l’acme, Sergio Mattarella prova a metterci una pezza richiamando tutti alle proprie responsabilità. Il discorso del Presidente della Repubblica all’assemblea dell’Anci, l’associazione dei Comuni, contiene segnali inequivocabili: un omaggio agli amministratori locali, primo punto di riferimento e di supporto, e anche a chi ricopre il ruolo di opposizione; l’invito a evitare le polemiche rincorrendo interessi di parte perché invece “si vince insieme”; la consapevolezza che il virus è il nemico comune e che è il momento di porre le basi per la ripartenza dell’Italia anche grazie al Recovery Fund.

L’apprezzamento per gli sforzi dei Comuni contiene un doppio messaggio: un ringraziamento sincero a chi è in prima linea e un segnale al governo e all’opposizione per arrivare finalmente a una collaborazione nell’interesse generale, mettendo fine a “polemiche scomposte”, senza disperdere le forze “nella rincorsa a illusori vantaggi di parte a fronte di un nemico che può travolgere tutti. È questa la prima responsabilità delle istituzioni democratiche a tutti i livelli”. Se l’apprezzamento espresso è stato solo nei confronti dei Comuni, è sottintesa l’insoddisfazione di come vanno le cose a livello centrale e regionale.

Le incomprensioni possono essere state causate dalle difficoltà, concede il Presidente, ma la direttrice resta “il principio di leale collaborazione istituzionale” perché “una partita come questa si vince solo insieme e nessuno può pretendere di avere ragione da solo”. Mattarella sollecita i Comuni ad avere più iniziativa con ordinanze sindacali, a non esitare di assumere le decisioni necessarie per tutelare la salute perché conoscono meglio di altri il proprio territorio e riconosce loro di aver contribuito “ad arginare le conseguenze sociali della crisi sanitaria”. Bisogna evitare il rischio di dividersi tra fasce sociali e anagrafiche, anche se le scelte delle istituzioni possono essere impopolari, ma proprio per questo serve l’unità istituzionale che moltiplichi le energie. Ce n’è anche per i semplici cittadini perché, per quante norme possano essere emanate, serve “l’impegno convinto di ciascuno di noi”, non per imposizione, ma “per convinzione” e, a ulteriore smentita dei negazionisti, nessuno si lasci ingannare dal pensiero “a me non succederà”: tante persone che la pensavano così sono state poi “investite dal coronavirus”.

Il richiamo alla responsabilità riguarda anche, e forse soprattutto, il futuro. Se la pandemia ha cambiato i ritmi della vita, Mattarella spinge perché gli italiani siano “protagonisti del cambiamento e non succubi” di fronte alla storica opportunità di “riprogettare l’Italia” della quale i Comuni sono “motore essenziale”: il Recovery Plan “segnerà i prossimi anni “ (magari il governo dovrebbe sbrigarsi a presentare le proposte italiane) e sarà fondamentale per le giovani generazioni, nello stesso tempo occorre rafforzare la medicina territoriale e sviluppare la digitalizzazione della Pubblica amministrazione perché tutti i cittadini godano degli stessi servizi.

Antonio Decaro, presidente dell’Anci, gli garantisce il massimo impegno dei Comuni “in questi tempi confusi”. Manovra finanziaria da definire, minacce trasversali dalla maggioranza al presidente del Consiglio in difficoltà, rimpasti sempre negati, opposizione tutt’altro che compatta: Mattarella è intervenuto di nuovo di fronte a questo scenario pubblico che nasconde liti furibonde dietro le quinte. L’ennesimo messaggio perché nessun leader pensi che a lui (politicamente) non succederà niente.

 

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