Emanuele Macaluso, volto storico del Pci e già direttore dell’Unità e del Riformista, dà le pagelle alla politica italiana. Zingaretti e Renzi lascino stare le imitazioni di Joe Biden, e per la cronaca “lui non è centrista”. Cinque Stelle? Una folata di vento e spariscono. Berlusconi? Giusto parlarci (e salvare Mediaset)
Tu vuò fa’ l’Americano. Sono passate neanche tre settimane dalle elezioni presidenziali americane e già il centrosinistra italiano si è messo addosso la pettorina di Joe Biden. Tutti lo citano, qualcuno, come Matteo Renzi, ha postato un paio di foto in cantiere dall’archivio di Palazzo Chigi. Altri parlano di “modello Biden” e di nuovi, sconfinati campi (progressisti) che si schiudono alla vista al di qua dell’Oceano con l’approdo del democratico alla Casa Bianca.
“Questi confronti sono tutti sbagliati. Anzi, ridicoli”. Emanuele Macaluso sbuffa irritato mentre legge la rassegna stampa. Lui, prima fila del Pci, ultimo erede della segreteria di Palmiro Togliatti, saggista, già direttore dell’Unità e del Riformista, rimane un po’ basito a leggere Renzi e Nicola Zingaretti che, su Repubblica, spiegano la lezione di Biden per l’Italia: “Si vince al centro”. “Ma quale centro. Biden è semmai un uomo di centrosinistra, non centrista come dice Renzi. In quarantasei anni di carriera politica ha firmato riforme grandi e importanti. Ha una visione dell’America che, per fortuna, è l’esatto opposto di quella di Trump”.
Il vecchio saggio della sinistra italiana ne ha per tutti. A partire dai Cinque Stelle, che pure fanno sfoggio di simpatie per “Joe”. “I suoi interlocutori a Roma saranno Conte, Zingaretti e il Pd. Di certo non i Cinque Stelle, un movimento in caduta libera. Una ad una, le stelle cadenti stanno venendo via. Una folata di vento e non ne rimarrà niente”. “Sono un movimento che ha interpretato e azzeccato un momento di crisi della politica italiana – continua Macaluso – ma senza un programma, un’idea forte, una leadership, rimangono una forza di transito, destinata ad andarsene”.
Di qui il consiglio non richiesto al segretario del Pd. “A Zingaretti dico: lasci stare l’idea di un unico fronte con i Cinque Stelle. Faccia pure le alleanze necessarie a livello locale, ma dia una linea più chiara e definita al suo partito”. Non è ricalcando in copia carbone i dem americani che il centrosinistra italiano può uscire più forte dalla crisi ma “con una grande battaglia politico-culturale che raccolga e unisca i giovani, le nuove generazioni. Ormai la politica, quando c’è, è priva di idee”.
Chiediamo a Macaluso cosa ne pensi del ritorno delle larghe intese e dei ramoscelli d’ulivo che la sinistra italiana continua a porgere al suo (ex) arci-nemico, Silvio Berlusconi. Che effetto fa a uno degli ultimi, veri comunisti vedere i dem impegnati a salvare Mediaset? “Fa effetto, ma lo capisco – risponde lui niente affatto scomposto. Dopo anni in trincea, al Cavaliere va l’onore delle armi. “Ormai Berlusconi ha un manipolo, non più un grande partito. Questa sua linea di sostegno condizionato al governo mi sembra una scelta ragionevole”. Contrordine compagni, anche per il Biscione. “Se non ha un costo eccessivo per i cittadini, garantire una società italiana rispetto ai francesi è una cosa giusta. No?”.