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Sì al Mes, no agli aiuti. Il (mezzo) ok dell’Italia

Nell’attesa audizione precedente all’Eurogruppo, il ministro dell’Economia ufficializza la linea italiana. Sì alla riforma del trattato che predispone la linea di credito pandemica e il paracadute per le banche. Ma per chiedere gli aiuti occorrerà il via libera del Parlamento

L’Italia dice sì a un pezzo di Mes. Dopo mesi di giravolte, improvvise accelerazioni e brusche frenate per non parlare dei duelli a mezzo stampa, l’Eurogruppo di questo pomeriggio Roma dirà sì alla riforma del trattato che sta alla base del Meccanismo di stabilità, del quale una costola è quella linea di credito pandemica da 37 miliardi destinata, qualora richiesta, alla sanità. C’era attesa per l’audizione di questa mattina alla Camera e al Senato del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, chiamato in parlamento proprio per marcare una linea ufficiale sul Mes: si alla riforma, no agli aiuti. Per ora. I quali, se e quando verranno chiesti, dovranno necessariamente avere il bollino del Parlamento.

Le due cose, d’altronde, sono disconnesse tra loro. Questo pomeriggio l’Italia dirà sì alla riforma che riscrive parte del trattato sul Mes, essenzialmente con due effetti. Primo, la costituzione della linea di credito pandemica pensata per sostenere la sanità degli Stati. Secondo, la creazione del paracadute finale (backstop) per le banche in crisi a causa delle insolvenze. In ogni caso, il Mes diventerà uno strumento operativo e disponibile a tutti gli effetti. Poi saranno i parlamenti degli Stati membri a decidere se chiedere gli aiuti o meno.

SI (ALLA RIFORMA) DEL MES

Gualtieri è stato chiaro in audizione, ufficializzando la linea del governo italiano all’Eurogruppo pomeridiano. “Le decisioni di oggi pomeriggio riguardano unicamente la riforma del Mes e l’introduzione anticipata sul common backstop e la valutazione dei rischi e queste decisioni non investono in alcun modo l’utilizzo del Mes, è cosa distinta dalla scelta se utilizzarlo o meno. Come noto, ci sono posizioni diverse nel Parlamento e nella maggioranza e come sempre detto dal governo, ogni decisione dovrà essere condivisa dall’intera maggioranza e approvata dal Parlamento”.

Il titolare di Via XX Settembre si è poi sciolto in un suo personale commento alla questione Mes rivelando, ancora una volta, il suo essere favorevole ai prestiti pandemici. “Lo scenario che si presenta ai nostri occhi è sicuramente mutato profondamente rispetto a quello di un anno fa”, e questo “consente di ridimensionare critiche e dubbi in passato posti da alcuni”.

IL PRESSING PER LE BANCHE

L’altra questione è sicuramente il futuro delle banche. Gualtieri sa benissimo che uno dei principali effetti per la pandemia sarà un’ondata di sofferenze a causa dell’impossibilità per molte imprese coi fatturati a zero e famiglie di rimborsare i prestiti (l’ex ministro e banchiere Corrado Passera ha pochi giorni fa invitato le piccole e medie banche a fondersi, per sopravvivere alla crisi). E allora sarà bene che l’Europa si attrezzi. L’altro pilastro della riforma del Mes va proprio in questo senso, anche per merito del pressing italiano in materia di istituti.

“Grazie anche all’iniziativa dell’Italia, che insisterà su questo punto anche all’Eurogruppo di oggi, la riforma complessiva del meccanismo in contemporanea con l’istituzione della rete di sicurezza (backstop) al fondo di risoluzione bancaria e a una valutazione più positiva dei rischi del sistema bancario europeo e italiano. Ciò costituisce un’opportunità da cogliere adesso, valorizzando una valutazione positiva dei progressi delle nostre banche che porterebbe a escludere ogni possibilità di ulteriori misure restrittive o penalizzanti”. Infatti “non ci verrebbe richiesto che venissero prese iniziative specifiche di riduzione dei rischi per le singole banche”

NESSUNA PAURA DEL DEBITO

Di sicuro, il grande spauracchio del Mes, la richiesta di una ristrutturazione del debito sovrano in cambio degli aiuti, sembra essersi allontanato. Un meccanismo su cui il Movimento Cinque Stelle e anche la Lega avevano costruito le rispettive campagne anti-Mes. “Le nuove Cacs (clausola di azione collettiva consente a una maggioranza di obbligazionisti di concordare una ristrutturazione del debito giuridicamente vincolante, ndr) non aumentano le probabilità di ristrutturazioni, essendo attivabili esclusivamente per iniziativa dell’emittente cui spetta di decidere se e come attivarle né è richiesta una ristrutturazione preventiva del debito per l’accesso al Mes. Le Cacs prevedono un ampio margine di discrezionalità per gli Stati membri”, ha spiegato Gualtieri, “che restano i soli a decidere se e come modificare i termini dei propri titoli. E’ stata evitata la previsione e applicazione di meccanismi automatici di ristrutturazione del debito. Questo è molto importante”.

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