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Il Dragone sulla Luna. La sfida spaziale della Cina agli Usa

Partirà nella tarda serata italiana la missione cinese Chang’e 5. Nel giro di tre settimane potrebbe permettere alla Cina di diventare il terzo Paese al mondo a riportare a Terra campioni della superficie lunare. Ma è solo un tassello di un programma molto ambizioso…

A meno di due anni dalla precedente missione lunare, il Dragone d’Oriente si appresta a un nuovo lancio verso il nostro satellite naturale. Meteo permettendo, intorno alle 21:35 italiane di oggi, a bordo di un razzo Lunga Marcia 5, la sonda Chang’e 5 partirà con l’ambizioso obiettivo di riportare a Terra frammenti del suolo lunare. L’ultima a farlo fu, nel 1976, la missione sovietica Lunnik 24, quattro anni dopo rispetto agli astronauti dell’Apollo 17, impegno conclusivo del celebre programma statunitense.

IL LANCIO

Se la missione Chang’e 5 avrà successo, permetterà alla Cina di diventare terzo Paese al mondo a recuperare campioni lunari. Il lancio è previsto dalla base di Wenchang, sull’isola di Hainan lungo la costa sud del Paese, nelle acque del Mar cinese meridionale, inaugurata tre anni fa. In rampa di lancio c’è un Lunga Marcia 5, alla quinta esperienza di volo (l’ultimo impegno a luglio per la prima missione marziana). Nel mirino di Chang’e 5 c’è il Mons Rumker, nell’Oceanus Procellarum, una piana vulcanica situata sulla faccia della Luna visibile da Terra. Il primo tentativo di allunaggio è previsto per il prossimo venerdì.

LA MISSIONE

La missione durerà in tutto 23 giorni, con rientro atteso a metà dicembre sulla Mongolia cinese. Due moduli (uno di discesa e uno per la raccolta campioni) si staccheranno dalla sonda per dirigersi in superficie. Non essendo dotati di strumenti per sopravvivere al gelo della notte lunare, avranno a disposizione circa 14 giorni terrestri (metà giorno lunare, quello in cui c’è luce solare) per raccogliere i campioni e risalire in orbita. Secondo quanto riportato da Global Times (il media di Pechino a diffusione mondiale), l’obiettivo di raccolta è fissato a due chilogrammi, comprensivi di materiali scovati a una profondità di due metri. Per la loro conservazione si è scelto un luogo simbolico: Shaoshan, città natale di Mao Zedong, a testimonianza del livello d’ambizione di Pechino.

IL PROGRAMMA

Il programma prende il nome della dea della Luna nella mitologia cinese. La missione Chang’e 5 era programmata per il 2019, ma i ritardi nello sviluppo del potente lanciatore Lunga Marcia 5 hanno costretto il rinvio. Segue Chang’e 4, che all’inizio del 2019 sorprese il mondo, arrivando (per prima nella storia dell’esplorazione spaziale) sul lato nascosto della Luna. Nell’ambito di quella missione, a maggio 2018, era partito il satellite Queqiao, necessario per garantire le comunicazioni tra la sonda e la Terra (capacità in previsione strategica). Insieme a lui, era arrivato in orbita lunare anche Longjiang-2, un micro-satellite (47 chilogrammi) dotato di un avanzato rilevatore a onde ultralunghe per osservazione astronomica e di una fotocamera per immagini ad alta risoluzione della superficie del lato nascosto, immagini che in pochi possono vantare.

LE PROSSIME TAPPE

Tra il 2023 e il 2024, dovrebbe partire la Chang’e 6. Oltre a prevedere la raccolta di campioni in caso di fallimento della missione numero 5, dovrà studiare il polo sud lunare, destinazione scelta per un futuro approdo di taikonauti, la stessa identificata dagli Stati Uniti per il programma Artemis, a riconferma di una logica sempre più competitiva. Sarà successivamente la volta della Chang’e 7 e della Chang’8, dedicate allo studio profondo della superficie, con tanto di stampante 3D per costruire in situ strutture di ricerca e preparare così il terreno all’obiettivo più ambizioso: l’approdo dei primi taikonauti sulla Luna. Fino a qualche mese fa, le autorità cinesi ne parlavano “nel giro di circa dieci anni”. Il programma è tutt’altro che improvvisato. Nel 2007 e nel 2010 sono partite rispettivamente Chang’e-1 e Chang’e-2, con due sonde orbitanti intorno al satellite. Nel 2013, Chang’e-3 ha condotto sulla superficie un lander e un rover che, nonostante alcuni problemi di mobilità, ha operato per 31 mesi.

OBIETTIVO MARTE

Ma la Luna è solo uno degli obiettivi di un programma esplorativo molto ampio, che si muove dall’orbita terrestre (con la terza stazione spaziale in costruzione a breve) a Marte, e che appare ben sostenuto dal parco dei lanciatori e da numerose basi spaziali sparse su tutto il territorio nazionale (qui la quinta). Lo scorso luglio, sempre da Hainan, è partita “la ricerca della verità celeste” O, in mandarino, Tianwen, la prima sonda del Dragone verso il Pianeta rosso. Il prossimo febbraio la missione entrerà in un’alta orbita ellittica intorno a Marte, per poi avvicinarsi fino a un’orbita polare a 265 chilometri dalla superficie. Lì resterà per qualche mese, prima di rilasciare il rover destinato all’ammartaggio. In tutto, tra orbiter e lander, gli strumenti scientifici sarebbero tredici e dovrebbero operare per almeno tre mesi con l’obiettivo di studiare il suolo, la struttura geologica, l’ambiente e l’atmosfera del Pianeta.

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