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L’innovazione vince. Mor spiega le mosse di Poste, Nexive, Nexi e Cdp

classe dirigente

I due deal sui pagamenti digitali e la consegna dei pacchi dimostrano essenzialmente due cose. Che l’Italia quando ci si mette sa vincere le sue partite e battere la concorrenza. E che lo Stato può essere un ottimo timoniere nelle grandi aziende. Il commento del deputato di Italia Viva, Mattia Mor

Il made in Italy industriale e dell’innovazione c’è e si sente. Nel giro di 24 ore l’Italia issa la bandiera su due vette: i pagamenti digitali e la consegna dei pacchi. E lo fa grazie a due accordi industriali che vedono protagonisti alcuni alfieri battenti tricolore: Cassa Depositi e Prestiti, Nexi e Poste. Il risultato dell’uno-due è che stavolta è Roma ad essere predatrice, dando vita a sinergie destinate a riscrivere il perimetro di due mercati tra i più grandi e dinamici al mondo.

ITALIA ALL’ARREMBAGGIO

Ieri, Nexi, società italiana leader nei pagamenti elettronici, ha ufficializzato un altro matrimonio, il secondo in sei settimane dopo quello con Sia (la paytech di Cdp, qui l’articolo di Formiche.net con tutti i dettagli), ovvero quello con Nets, società danese controllata dal fondo statunitense Hellman&Friedman. Il costituendo gruppo sarà leader europeo nel settore dei pagamenti digitali, operativo in 25 Paesi e con un giro d’affari vicino ai 3 miliardi di euro. Gli attuali azionisti di Nexi avranno il 61% della società post fusione, una quota che si ridurrà al 48% una volta completata anche l’integrazione con Sia, sancita a ottobre. Al termine delle due fusioni, Cassa depositi e prestiti rimarrà il primo azionista con una quota di circa il 17% che potrebbe essere rimpinguata in futuro (Intesa Sanpaolo avrà un altro 5%). Non è finita.

Nella giornata odierna, Poste Italiane ha sottoscritto un accordo preliminare con la società olandese PostNL European e l’azienda Mutares Holding-32 per l’acquisto dell’intero capitale sociale di Nexive, spin-off italiano del colosso olandese Tnt e tra i maggiori competitor comparsi da pochi anni nel mercato postale italiano, con una quota di mercato di circa il 12% nella corrispondenza, pari a circa 350 milioni di volumi annui, e dell’1% circa nei pacchi, con 8 milioni di pezzi consegnati nel 2019.

UN SEGNALE CHE SERVIVA

“Magari arrivassero più spesso notizie come queste”, dichiara a Formiche.net Mattia Mor, deputato di Italia Viva con un passato da manager nell’e-commerce (Alibaba). “Questi accordi dimostrano due cose: che quando l’Italia punta sull’innovazione e fa sistema, vince. Troppo spesso fa più notizia un gruppo estero che viene qui e si compra una nostra azienda, il che non è sempre un male se si porta in dote sviluppo, capitali e crescita. Ma mi si permetta di sottolineare l’importanza di queste notizie, dove è l’Italia a uscire vittoriosa”, spiega Mor.

“Il caso di Nexi è emblematico, perché arriva a poche settimane dall’accordo con Sia. Qui c’è stato un ruolo importante dell’azionista pubblico, dal quale è arrivata una belle indicazione su come dovremmo lavorare in futuro. La nascita di questo colosso europeo per i pagamenti digitali è sicuramente un punto di partenza, non certo di arrivo, anche se mi pare prematuro azzardare comparazioni con i grandi colossi cinesi dei pagamenti, che magari valgono venti-trenta volte tanto. Però, come ho detto, si gettano le basi per un futuro diverso, un futuro che dice Italia. Nexi è nata all’interno di CartaSì, ma con un mix di competenze e innovazione è arrivata dove è arrivata. Per questo occorre aumentare l’afflusso di capitali privati verso realtà innovative, le vere architravi della nostra economia”.

SE LO STATO FUNZIONA

Mor commenta poi un’altra grande operazione, l’acquisto di Nexive da parte di Poste. Che dimostra una cosa e cioè che non sempre quando lo Stato mette le mani in qualche partita, fa danni. Anzi. “Poste è la dimostrazione della buona gestione da parte di un operatore pubblico tradizionale, diventando un caso di successo, con manager competenti. In più è quotata, e dunque c’è una responsabilità verso gli azionisti. Non è solo una questione di Stato o non Stato ma di piani industriali e di visione. Basta guardare anche ad Enel, partecipata dallo Stato ma diventata uno dei leader mondiale nell’energia. I segnali arrivati oggi dimostrano anche un’altra cosa. Spesso ci lamentiamo che le cose vanno male, ma quando ci si mette l’Italia ottiene risultati e questi risultati vanno raccontati. Oltre al fatto che bisogna esserne orgogliosi”.

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