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Oppositori e papa boys. Le due chiese di Francesco raccontate da Arditti

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Sorprendentemente, intorno alla figura del papa risorge anche la più antica divisione per categorie della politica: destra contro sinistra. Chi l’avrebbe mai detto? L’analisi di Roberto Arditti

Anno dopo anno, cardinale dopo cardinale, papa Francesco plasma la Chiesa Cattolica secondo la sua visione, cercando così di renderla più adatta ai tempi repentini e “globali” in cui viviamo. Nel farlo però compie scelte spesso dirompenti, come nel caso delle recenti parole sulle coppie omosessuali. Parole che scavano un fossato sempre più profondo all’interno del mondo cattolico, poiché il sì del Papa a una legge sulle unioni civili (“convivencia civil” nell’originale spagnolo) fa emergere plasticamente lo squarcio che lo divide.

Una spaccatura che trova una conferma nell’ultima rilevazione di Swg sull’operato di Francesco. Nei dati dell’istituto triestino si manifestano due fazioni in disaccordo quasi su tutto, come se fossero “due Chiese parallele” con pochi punti di contatto ed enormi divergenze.

Da una parte ci sono i progressisti: sedotti dalla “teologia del popolo” di Bergoglio, ammaliati dal suo impegno a difesa dei migranti, dalle sue battaglie contro il nazionalismo e dalla sua retorica anticapitalista. Dall’altra ci sono i tradizionalisti: strenui oppositori del Pontefice, conservatori di ferro che rimproverano al Papa un eccessivo interventismo politico. I primi si dicono convinti che grazie a Francesco la chiesa sia più aperta, più giusta, più vicina alla gente. I secondi invece la pensano diversamente e accusano Bergoglio di non seguire fedelmente il Vangelo.

Numericamente parlando però i “papaboys” superano ampiamente gli “anti-Bergoglio”. A sostenere l’azione del Pontefice è ben il 52% dei cittadini, mentre a ritenere che Francesco stia tradendo l’insegnamento di Cristo è soltanto il 14% degli italiani. A dividere i due schieramenti non è solo una questione di fede, c’è molto di più.

Innanzitutto, esiste un divario di genere: gli avversari del Papa sono in prevalenza uomini (59%) mentre la platea dei suoi supporter è composta principalmente da donne (52%). Ma il fattore decisivo sembra essere un altro. Ci sono soprattutto visioni politiche che si scontrano dimostrando che oggi la comunità dei fedeli è più variegata che mai, un pot-pourri di sensibilità davvero difficile da tenere insieme. Si scopre così che l’appartenenza partitica è il vero e proprio discrimine tra le due fazioni.

Tra i più feroci critici di Francesco troviamo infatti una folta rappresentanza di elettori del centrodestra (58%). Un astio alimentato dalle invettive contro il sovranismo lanciate a più riprese dal Pontefice. Sul versante opposto invece si collocano gli elettori Pd ed M5S. Il 37% dei supporter giallorossi appare conquistato dal populismo gesuita di Bergoglio (così lo definisce nel suo ultimo libro Loris Zanatta, storico particolarmente attento alle vicende latinoamericane).

Il quadro finale dunque è chiaro: la Chiesa è sempre più divisa tra progressisti e tradizionalisti e la conseguenza è che oramai i cattolici in politica procedono in ordine sparso. E così, sorprendentemente, intorno alla figura del papa risorge anche la più antica divisione per categorie della politica: destra contro sinistra. Chi l’avrebbe mai detto?



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