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Per restare al potere Erdogan deve passare da Biden

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Perché un cambio di passo tanto evidente e clamoroso in Turchia? Per diverse ragioni, una delle quali i botta e risposta tra Biden e Cavusoglu in corso di campagna elettorale, che rendono ora molto delicato il rapporto tra Washington e Ankara. L’approfondimento di Marta Ottaviani

Nei corridoi del potere di Ankara lo si sapeva da tempo. Se c’era una cosa che poteva influenzare le scelte di Erdogan era il risultato delle elezioni americane. Il verdetto da Washington è arrivato e al numero uno di Ankara non è rimasto altro che prendere una decisione che ha evitato fino all’ultimo e che gli è costata molto da tutti i punti di vista, da quello della sua immagine personale, agli equilibri di potere e alla serenità in ambito familiare.

Lo scorso week-end nella Mezzaluna sono cadute due teste eccellenti. La prima è quella del Governatore della Banca centrale, Murat Uysal, che era al suo posto da poco più di un anno e che era stato accolto con molto sospetto da parte dei mercati, sia per la sua giovane età sia perché scelto direttamente dal presidente e quindi disposto a portare avanti la sua poco ortodossa politica sui tassi di interesse, lasciati bassi per anni. Politica che voleva dire denaro a basso costo, indebitamento costante della valuta nazionale, ma anche spingere il consumo interno, uno dei principali attori della poco virtuosa crescita economica turca. Denaro facile, che entrava facilmente nel Paese e che altrettanto facilmente usciva, facendo di quella turca un’economia che navigava sul nulla, senza basi solide, soprattutto negli ultimi anni, quando gli investimenti stranieri diretti in ingresso nel Paese sono diminuiti.

Domenica è caduta la testa più eccellente di tutte: quella del ministro delle Finanze, Berat Albayrak, noto anche per essere il genero del presidente e per questo praticamente inamovibile, nonostante la scarsa confidenza dei mercati, lo scarso appeal con gli investitori e uno standing internazionale lontano anni luce da quello di alcuni suoi illustri predecessori. Ma il giovane imprenditore era il braccio operativo di Erdogan, quindi in molti hanno tenuto malumori per sé onde evitare di incorrere nelle ire del capo dello Stato. L’economia turca, però nel frattempo, è andata sempre peggio, con una valuta in caduta libera sull’euro e sul dollaro e indici di crescita circondati da un alone di dubbi e che comunque non riuscivano a compensare lo sbilanciamento monetario. Le dimissioni di Albayrak sono arrivate con un post su Instagram e sono state confermate 24 ore dopo da uno scarno comunicato della Presidenza della Repubblica. Il noto suocero non le ha commentate e ovviamente dalla stampa filogovernativa, che rappresenta la stragrande maggioranza, se ne sono guardati bene dal chiedergliene conto. La motivazione ufficiale, alla quale non ha creduto nessuno, sono motivi di salute. È stata persino messa in campo la voce di un possibile contagio da Covid-19. Quella ufficiosa, ma molto più attendibile, è segnare un cambio di passo sostanziale con l’amministrazione Trump con cui Albayrak era in stretti rapporti.

Per giovani ambiziosi che se ne vanno, uomini di esperienza, collaudati da tempo arrivano. Per la Banca Centrale, come nuovo Governatore, Erdogan ha scelto Naci Akbal, ministro delle Finanze dal 2015 al 2018, quando quando il posto gli fu portato via proprio dal genero del presidente. Alla Commissione delle politiche monetarie, va l’ex ministro dell’Economia, Nihat Zeybekci. Si tratta di due uomini molto vicini a Erdogan, ma che hanno ricevuto come preciso mandato quello di mettere mano alla grave crisi valutaria. Akbal ha già fatto intendere che metterà mano alla politica sui tassi di interesse e potrà sicuramente contare sulla collaborazione di Nihat Zeybekci, uomo di esperienza e sul quale non pendono gravi accuse poco gradite a Washington delle quali parleremo fra poco.

Come nuovo ministro delle Finanze, il presidente ha scelto una figura solo apparentemente di secondo piano. Lütfi Elvan, ingegnere minerario ed ex ministro dei Trasporti è il nuovo titolare del dicastero e sottovalutare la sua nomina sarebbe un grosso errore.

Nella sua carriera politica ha speso molti anni nella commissione per la pianificazione statale ed è stato l’artefice della costruzione dell’Alta Velocità turca. Di carattere meticoloso e pacato, apprezzato anche dall’opposizione laica per il suo lavoro, in poche parole, è uno che sa come si gestiscono i soldi e che sa trattare con investitori di alto calibro. Il nuovo ministro ha anche un master in Economia all’Università del Delaware, per una gustosa coincidenza la stessa dove ha studiato il nuovo presidente degli Stati Uniti, Joe Biden.

Ma perché un cambio di passo tanto evidente e clamoroso? Per prima cosa, durante la campagna elettorale, Biden aveva lanciato diversi attacchi alla Turchia per la sua politica estera. Attacchi ai quali il ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu aveva risposto con i toni aspri a cui siamo ormai abituati. Il risultato di questa poco felice scelta è stato che se per Washington la Turchia sarà un capitolo particolarmente difficile da gestire, Ankara dovrà fare molta attenzione ai suoi passi per non irritare una nuova amministrazione non molto ben disposta nei suoi confronti, certamente molto meno di quella a marchio Trump.

Sul presidente e il suo più stretto entourage, poi, pende come una spada di Damocle sulla testa lo scandalo della Banca Halkbank, la seconda banca pubblica del Paese, colpa con le mani nel sacco a fare da tramite per transazioni con le quali si aggiravano le sanzioni contro l’Iran. La Banca in questo momento si trova in stato di accusa per frode e riciclaggio di denaro da parte dei procuratori di New York. Al momento è stato incriminato solo il vice presidente dell’Istituto bancario, ma l’inchiesta potrebbe allargarsi e portare al coinvolgimento di uomini molto vicini al presidente Erdogan, che avrebbero ricevuto tangenti da Teheran. Le conseguenze, se l’azione legale dovesse andare avanti, sarebbero catastrofiche sia per l’intero sistema bancario turco, sia per il consenso del Capo dello Stato, in un periodo in cui l’economia, da sempre il suo fiore all’occhiello, naviga in pessime acque. Come colpo di grazia potrebbero arrivare anche sanzioni da parte degli Usa.

Tutti motivi per i quali occorre mostrare un cambio di passo e chinare parzialmente la testa, sacrificando anche il proprio genero.

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