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Recovery Fund, perché serve un commissario anti-burocrazia

Le lungaggini burocratiche sono in agguato. E allora serve una figura accompagnata magari da un’adeguata cabina di regia e con referenti in tutte le regioni, supportato da adeguate strutture dotate di un ottimo know how di progettazione. L’analisi di Luigi Tivelli

In questa fase in cui il governo è impegnato nella risposta alla grave emergenza del Covid-19, c’è una certa carenza di notizie sul metodo di preparazione e di impostazione del Piano di ripresa e resilienza. Tra gli indizi di cui disponiamo c’è il fatto che tra i documenti predisposti in preparazione del piano, in quello francese e in quello spagnolo la parola “futuro” ricorre per ben 18 volte, mentre in quello italiano è presente per 0 volte.

Eppure il piano di ripresa e resilienza è in attuazione di un progetto che come è ben noto si chiama Next Generation Eu e come tate dovrebbe essere proiettato verso il futuro. Credo di poter dire che questo è frutto dello spirito in qualche modo di ordinaria amministrazione con cui il Governo italiano ha sin qui affrontato la predisposizione del piano, affidandola ad un comitato dei ministri e chiedendo la presentazione dei progetti ai ministeri e alle amministrazioni. Com’è noto sulla base delle indicazioni di Bruxelles le priorità per i progetti da includere nel piano dovrebbero essere la sostenibilità, l’ambiente, la digitalizzazione, la pubblica amministrazione ed altre fra cui soprattutto le infrastrutture, e qui arriviamo al punto più dolente.

Sulla base di una recente inchiesta dell’Espresso emerge che risultano fino ad oggi ben 120 miliardi di stanziamenti operativi riferiti a singole opere nel campo di grandi medie e piccole infrastrutture (strade, ponti, ferrovie ecc.), impegnati e non spesi, perché questa è oggi la capacità di spesa delle nostre pubbliche amministrazioni, delle regioni, dei comuni e degli altri soggetti pubblici di spesa.

Ricordo bene, perché fu la mia prima esperienza in uno Staff di governo nel 1980 con Giorgio La Malfa ministro del Bilancio e Paolo Savona segretario generale della programmazione che Paolo Savona sosteneva che la nostra spesa pubblica per investimenti funziona sulla base del “principio della cornamusa”, con un’immagine molto efficace. Come noto la cornamusa si compone essenzialmente di un sacco ma affinché da questo sacco escano dei suoni bisogna che il sacco sia sempre del tutto pieno.

Riportato il tutto all’italico andamento per la spesa degli investimenti, questo significa ad esempio che grazie agli ostacoli, alle procedure infinite, ai colli di bottiglia delle nostre burocrazie centrali, regionali o locali, per questa o quella opera pubblica da 5 miliardi di euro operativamente stanziati, bisogna appunto stanziarne 5 perché dopo tre, quattro anni arrivino 5 milioni, così come avviene quando si deve gonfiare appieno il sacco della cornamusa perché si emettano rivoli di suoni. Andando a scandagliare in quell’elenco di opere da cui risultano i 120 miliardi non giunti a buon fine si troverebbero strade veloci finanziate per 800 milioni per le quali dopo 5 anni sono giunti in porto 50 milioni oppure tratti di ferrovie finanziati per 1 miliardo per i quali dopo 6 anni sono arrivati a destinazione 80 milioni ecc., perché questa è l’effettiva capacità di spesa della nostra burocrazia.

Ebbene con il Piano di ripresa e resilienza che dovrebbe esaurire la sua funzione nell’arco di un triennio ci troveremmo a dover non solo stanziare ma anche a mandare effettivamente in porto davanti agli occhi attenti di Bruxelles una spesa per investimenti per 209 miliardi. Il quesito a questo punto è questo: si può puntare a un risultato, a un obiettivo di questo genere senza una Governance straordinaria, che vada dalla progettazione e impostazione del quadro di comando fino al monitoraggio e accompagnamento e fino al buon esito dei progetti?

Non mi pare, salvo che sfugga a me, che si stia riflettendo e discutendo di questo. Certamente, seguendo la via delle procedure ordinarie, degli organismi di ordinaria amministrazione di governo, il risultato non è certo perseguibile. Mi sembrerebbe ad esempio un caso classico da manuale di diritto costituzionale per il quale istituire una figura di Alto commissario di governo accompagnato magari da un’adeguata cabina di regia e con referenti in tutte le regioni, supportato da adeguate strutture dotate di un ottimo know how di progettazione. Non solo. Ritengo che occorrerebbe seguire il più possibile la via, prevista dalla legge del partenariato pubblico-privato, perché il coinvolgimento delle imprese private è una delle altre vie per aggirare gli ostacoli della burocrazia ed elevare la produttività degli investimenti. Non mi sembra però che ci sia sufficiente attenzione tra gli addetti ai lavori a questo genere di questioni, che mi paiono però cruciali per cogliere quella che è davvero un’opportunità storica per il risanamento e lo sviluppo del Paese.

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