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Perché i sindacati gioiscono per il rinnovo del contratto della ceramica

Ieri sera l’intesa tra le parti su 76 euro per circa 28mila addetti del settore. Fumata nera per il contratto dei metalmeccanici. Siglato l’accordo interconfederale sull’artigianato. La stagione contrattuale tra rinnovi realizzati e tanti altri che faticano a trovare un epilogo positivo

“Soddisfatti per rinnovo Ccnl delle industrie ceramiche, piastrelle e materiali refrattari che ha vigenza dal primo gennaio 2020 al 30 giugno 2023. Si tratta di un aumento a regime di 76 euro riguardante una platea di circa 28mila addetti del settore. Così si sostiene l’industria”. Così Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec, ha annunciato con un tweet la sigla tra sindacati di categoria e Confindustria-Ceramica la sigla dell’ipotesi di accordo contrattuale raggiunta ieri sera.

L’APPREZZAMENTO DEI SINDACATI

Anche i segretari generali delle tre confederazioni sindacali di Cgil, Uil e Cisl, Maurizio Landini, Pier Paolo Bombardieri e Annamaria Furlan, hanno apprezzato l’evento. “Una buona notizia – ha detto la leader cislina – la firma del nuovo contratto nazionale per i lavoratori della ceramica. Un contratto molto innovativo che tutela i salari ed introduce importanti garanzie sulla formazione, il welfare contrattuale, la sicurezza sul lavoro, la bilateralità. Questa deve essere la stagione dei rinnovi contrattuali per tutti i lavoratori in tutti i settori”. Concorde Pirani: “Un’altra tessera del mosaico – ha osservato – riguardante i rinnovi contrattuali è andata al posto giusto. Oggi abbiamo rinnovato con soddisfazione, sia dal punto di vista economico che normativo, il Ccnl del settore delle industrie ceramiche, piastrelle e materiali refrattari, scaduto a fine dicembre del 2019. Si tratta di un pezzo importante del settore manifatturiero di nostra competenza che rimane l’asse portante dell’industria nazionale. Il compito primario di un sindacato è quello di rinnovare i contratti e tutelare i diritti dei lavoratori. Stiamo adempiendo a questo fine con la nostra azione sindacale e siamo fermamente convinti che i lavoratori apprezzeranno l’ipotesi di intesa siglata. La parte relativa al testo normativo prevede numerosi elementi positivi a livello di relazioni industriali, della valorizzazione della continuità occupazionale, del rafforzamento del welfare contrattuale. In questo tempo di emergenza sanitaria e crisi economica è fondamentale rinnovare contratti che abbiano una ricaduta salariale ed una concreta valenza normativa. Il sindacato è impegnato a determinare questi risultati utili al mondo del lavoro e delle imprese”.

I CONTENUTI DELL’ACCORDO CONTRATTUALE

Nel rispetto dell’accordo interconfederale sulla contrattazione (Patto per la Fabbrica) del 9 marzo 2018, l’intese prevede un aumento medio nei minimi (Tem) di 76 euro (Liv.D1). Per il settore piastrelle in 3 tranche: primo gennaio 2021 di 31 euro; 1° gennaio 2022 di 32 euro; primo gennaio 2023 di 13 euro. Per il settore ceramica sanitaria, materiali refrattari e stoviglieria: primo gennaio 2021 di 30 euro; primo gennaio 2022 di 20 euro; primo gennaio 2023 di 26 euro. Sul fronte del welfare contrattuale è previsto un incremento dell’aliquota contributiva al fondo di previdenza complementare (denominato “Foncer”) a carico dell’impresa (4 euro a regime medio): dello 0,20% dal 1° gennaio 2022 per gli addetti delle piastrelle; dello 0,10% dal gennaio 2022 e 0,10% gennaio 2023 per gli addetti del settore sanitari e refrattari. In entrambi i casi il montante salariale è superiore al precedente rinnovo contrattuale. Nell’intesa è stato recepito l’accordo quadro (quello tra Confindustria, Cgil, Cisl, Uil, del 25 gennaio 2016) sul tema della violenza di genere, ed è stato potenziato il capitolo sulle pari opportunità e tutela della persona. Nel contratto è stato introdotto il tema della occupabilità e bilanciamento generazionale. Per quanto riguarda gli appalti, è stata migliorata l’informativa e c’è l’impegno in via prioritaria delle aziende committenti a sottoscrivere contratti con le imprese che applicano Ccnl nazionali firmati dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative. Sono stati, inoltre, potenziati, gli osservatori nazionali e aziendali dei grandi gruppi. Le parti hanno convenuto di recepire le convenzioni Onu sulle disabilità. Sul tema della malattia è stato introdotto un part-time per le patologie oncologiche degenerative e ingravescenti e per il congedo parentale. Inoltre, nell’intesa, saranno aggiunti due giorni di permesso retribuito nel caso di nascita di figli, che si aggiungono a quelli già previsti dalla legge. Il contratto prevede l’istituzione del delegato alla formazione, e inoltre sono state istituite due commissioni paritetiche: una sul sistema classificatorio e l’altra sul divisore orario, cha avrà il compito di analizzare e proporre soluzione alle differenti interpretazioni sul tema.

FUMATA NERA PER I METALMECCANICI

Un negoziato, invece, che tuttora fatica a trovare un epilogo positivo è quello per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Ieri pomeriggio le delegazioni trattanti si sono riunite ancora una volta e Federmeccanica ha avanzato una proposta salariale. Le imprese del settore hanno ufficializzato la loro posizione economica, ovvero un aumento di 65 euro a regime nel triennio 2021-23. Ai sindacati la cosa non è piaciuta tanto dal punto di vista qualitativo nel suo insieme e, soprattutto, da quello quantitativo. “È bene – hanno sostenuto – che l’ipotesi sia arrivata, ma è inopportuna”. Francesca Re David, leader della Fiom è stata lapidaria: “Il salario è ‘on-off’, vanno trovate le condizioni per rispondere alla nostra richiesta”. È bene ricordare che la richiesta sindacale dal punto di vista economico è di 156 euro a regime nel triennio di vigenza contrattuale. Nel dettaglio, il trattamento retributivo complessivo proposto da Federmeccanica è pari a 18 euro lordi nel 2021, 21 euro nel 2022 e 26 euro nel 2023 per il quinto livello, che rappresenta il livello medio. Per il leader della Fim, Roberto Benaglia, “finalmente Federmeccanica ci ha consegnato una proposta, ma le distanze sono ancora forti e il calendario intenso, speriamo si avvii una trattativa vera”. Il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, ha parlato di base di partenza, ma “è chiaro che i 65 euro medi mensili sono ben distanti dalla nostra proposta”. Fissato un calendario di incontri per andare avanti nel negoziato: il primo, il 2 ed il 3 dicembre, riunioni in delegazioni ristrette; mentre una riunione plenaria è prevista per il 9 dicembre presso la sede di Confindustria a Roma, in viale dell’Astronomia.

SIGLATO L’ACCORDO INTERCONFEDERALE SULL’ARTIGIANATO

Cgil, Cisl, Uil, invece, hanno siglato, ieri mattina, con Confartigianato imprese, Cna, Casartigiani e Claai, l’Accordo Interconfederale attuativo di quello siglato nel 2016 sulla riforma degli assetti contrattuali e delle relazioni sindacali. “Quella siglata è un’intesa molto importante perché rafforza le relazioni tra le parti e conferma la centralità della contrattazione collettiva”, hanno dichiarato i tre segretari generali di Cgil, Cisl, Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Pier Paolo Bombardieri. “L’accordo è un segnale forte oggi nel nostro Paese che evidenzia come il nostro sistema contrattuale e le relazioni industriali partecipative siano fondamentali – hanno ribadito i tre leader confederali – per sostenere le attività economiche, consolidare l’occupazione e garantire le migliori tutele per le lavoratrici e i lavoratori, ed affrontare le sfide della emergenza sanitaria e del rilancio economico”. “A distanza di quattro anni dall’Accordo quadro, quello odierno è un passaggio decisivo per renderne finalmente operative le modalità di applicazione, anche alla luce delle trattative in corso per quasi tutti i rinnovi dei Ccnl di comparto che, certamente, riceveranno ulteriore impulso da questo testo interconfederale. “Nel merito sono state confermate, tra le altre cose, sia l’esigenza della continuità contrattuale, senza vacanza temporale rispetto alla scadenza dei precedenti contratti, sia l’articolazione in pari cogenza dei due livelli, nazionale e territoriale, promuovendo su tutto il territorio nazionale la pratica della contrattazione di secondo livello. L’intesa conferma il ruolo di autorità salariale del Ccnl”. L’accordo prevede, inoltre, “un rafforzamento del sistema bilaterale di welfare che, nel comparto, copre tutti gli ambiti, a partire dalla formazione, dal fondo di solidarietà bilaterale e dalla sanità integrativa, con l’impegno di dotarsi anche della previdenza complementare”. Un capitolo, infine, è riservato anche al tema della rappresentanza. “Siamo, dunque, di fronte a un accordo significativo – hanno concluso i tre segretari – anche in relazione al momento di grave crisi sanitaria ed economica che stiamo attraversando”.

LA DIFFICOLTÀ DI RINNOVARE I CONTRATTI

“Il round contrattuale nazionale in corso in questi mesi è particolarmente complicato: molti contratti fanno fatica ad essere rinnovati anche perché c’è una stretta non solo fisica della pandemia, ma anche economica. Ciò non toglie che i contratti vanno rivisti e rinnovati. Già vediamo che alcune categorie (quelle meno colpite dalla crisi) hanno già fatto sperimentazioni contrattuali: si tratta delle Tlc, del vetro, di una parte alimentare. E direi che questo dimostra che anche in tempi difficili i rinnovi si possono fare”. Lo ha detto Tiziano Treu, giuslavorista e presidente del Cnel, partecipando ieri ai lavori del Terzo Forum Sostenibilità di Fortune Italia, in diretta streaming. Naturalmente -ha aggiunto Treu- è una questione di equilibrio come sempre: le capacità delle aziende di pagare le retribuzioni sono spesso messe in discussione e poi abbiamo un’inflazione zero, se non sotto zero, e le regole concordate della contrattazione, fino all’altro ieri, indicano che i Ccnl per la parte retributiva di base devono tenere conto del recupero dell’inflazione”. “I settori che ho indicato sopra hanno rinnovato i contratti dando aumenti nazionali sulla base della produttività, basati su ipotesi di crescita, e non c’è dubbio che gran parte della dinamica retributiva andrà discussa sulla base della produttività. Dovremo trovare il modo di coinvolgere tutti, anche le piccole e medie imprese, e un sistema può essere la contrattazione territoriale”, ha concluso.

RISPETTARE LA DINAMICA SALARIALE PER SOSTENERE I CONSUMI

Il salario è quella variabile che va manovrata con giudizio con l’intento di realizzare accordi che rispettino almeno nel tempo la regola della dinamica salariale, affinché l’incremento medio dei salari sia proporzionato a quello della produttività realizzata nel triennio contrattuale precedente o programmato insieme ai lavoratori per la durata dell’intero triennio. La pensa così Leonello Tronti, docente presso l’Università Roma Tre, che aprirà e chiuderà i lavori di un convegno trasmesso in videoconferenza, organizzato dalla Fondazione Bruno Buozzi, e previsto nel pomeriggio di martedì primo dicembre. Insieme a Tronti, a discutere di “Investimenti, crisi e ripresa: il problema italiano. Un’analisi di lungo periodo”: Giorgio Benvenuto, presidente della Fondazione succitata; Tiziana Bocchi, segretaria confederale della Uil; Carlo Clericetti, giornalista de la Repubblica; Sergio Levrero, docente universitario presso lo stesso ateneo di Roma Tre; Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec. Tronti ha un fermo convincimento: “È la condizione contrattuale che garantisce la stabilità della distribuzione primaria del reddito, che in Italia è già fortemente alterata a favore delle imprese a causa anzitutto dell’indisponibilità della contrattazione decentrata per una quota troppo grande dei lavoratori”. Insomma, la possibilità di rapportare gli incrementi salariali ad un obiettivo di produttività programmato di comune accordo, costituisce l’elemento centrale dello sviluppo nel triennio contrattuale del settore, dell’impresa e del territorio. Meglio ancora se si riesce a determinare un graduale recupero della quota del lavoro nel reddito, che potrebbe sostenere i consumi rianimando la domanda interna e, con essa, anche gli investimenti privati.

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