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Scienza e diplomazia. La strategia italiana con Di Maio, Manfredi e Pisano

I ministri Luigi Di Maio, Gaetano Manfredi e Paola Pisano hanno rilanciato la “Diplomazia scientifica” dell’Italia nel mondo. Tra presidenza del G20 e contrasto alla pandemia, i rapporti internazionali passano sempre di più dalla ricerca e dalla scienza, persino nello Spazio, come ricordato da Luca Parmitano

5G, cyber-security e intelligenza artificiale. Il peso internazionale di un Paese passa dalla capacità di presidiare i più innovativi ambiti scientifici. È per questo che l’Italia ha deciso di rafforzare la presenza di addetti scientifici presso le rappresentanze diplomatiche, con otto nuove posizioni focalizzate soprattutto sull’Europa. Lo ha annunciato il ministro Luigi Di Maio, tra i numerosi partecipanti della conferenza annuale degli Addetti Scientifici, organizzata via web dalla Farnesina con il titolo “Diplomazia Scientifica e promozione integrata”.

TRA SCIENZA E DIPLOMAZIA

“Scienza e diplomazia si muovono da sempre fianco a fianco – ha ricordato Di Maio – ai nostri diplomatici e ai nostri addetti scientifici spetta il compito di far dialogare questi due mondi e di farli interagire per promuovere efficacemente il sistema-Paese all’estero”. È per questo che la Farnesina ha aumentato i posti disponibili per il ruolo di addetto scientifico “del 30%, da 29 a 37″, di cui due in Africa subsahariana, “anche in chiave di contenimento dei flussi migratori”.

GLI APPUNTAMENTI

Focus in particolare sull’Europa, ha spiegato il ministro, “guardando alle opportunità del prossimo Horizon Europe, e con l’ecosistema tecnologico degli Stati Uniti”. L’Unione europea “resta il nostro quadro di riferimento, il meccanismo più efficace per far affluire le risorse necessarie alla formazione scientifica e tecnologica del continente; da solo nessun Paese europeo per quanto avanzato può illudersi di mantenersi sulla frontiera tecnologica”. Attenzione alta anche per la presidenza italiana del G20 e la co-presidenza con il Regno Unito per la Cop26: “Saranno un banco di prova per la capacità del nostro Paese di favorire scelte condivise”, ha detto Di Maio.

UN LAVORO IN “SINERGIA”

Darà il suo contributo il ministero dell’Università e della ricerca, ha assicurato il titolare Gaetano Manfredi. Gli addetti scientifici, “pur appartenendo al Mur, una volta insediati sono inseriti nell’organigramma delle ambasciate, un punto di contatto fondamentale per l’internazionalizzazione dell’Università e la Ricerca, senza contare le relazioni che promuovono con i comparti industriali e dell’innovazione”. Si punta dunque a lavorare “in sinergia per la cooperazione sul piano globale dell’Italia”.

L’INNOVAZIONE PER IL PAESE

Una sinergia a cui partecipa anche il ministero per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione, guidato da Paola Pisano, intervenuta alla conferenza organizzata dalla Farnesina. Anche lei ha ribadito il focus europeo della postura scientifica italiana: “L’Unione europea ha il 7% della popolazione mondiale e produce il 32% delle pubblicazioni scientifiche ad alto impatto”. Eppure si guarda oltre: “Dobbiamo poter accedere alla crescente quota di conoscenza prodotta al di fuori dell’Ue”. Nel frattempo però, dentro i confini europei, cresce l’attenzione per Gaia-X. “È un’iniziativa fondamentale – ha spiegato la Pisano – che realizzerà la prossima generazione delle tecnologie Cloud create dall’Europa e per l’Europa”.

LA SCIENZA COME RELAZIONE

Tra i protagonisti della conferenza anche un ambasciatore d’eccezione dell’Italia nel mondo, il primo connazionale ad aver comandato l’avamposto umano oltre l’atmosfera: Luca Parmitano. “Il programma della Stazione spaziale internazionale – ha detto – è un esempio di incredibile successo di ricerca e collaborazione internazionale e mostra come si può essere uniti sotto un unico grande sogno, quello della scienza e dell’esplorazione”. La dimostrazione in una giornata “per me molto particolare”.

L’INTEGRAZIONE OLTRE L’ATMOSFERA

Era il 3 ottobre 2019: “Mi ritrovavo per la prima volta comandante della Stazione con un equipaggio di nove persone, che comprendeva il primo astronauta degli Emirati Arabi, che dopo otto giorni in orbita era in procinto di ritornare a Terra, e una collega americana di origine ebraiche”, ha ricordato Parmitano. “Impensabile non pensare al peso di quell’evento: non solo avevo a bordo un equipaggio variegato, russi, americani, europei, un arabo, ma anche due culture che siamo abituati a pensare in contrasto tra loro; ma lo pensiamo solo in base ai nostri limiti – ha concluso l’astronauta – mentre nella scienza, la tecnologia e l’esplorazione questi limiti vengono superati ogni giorno”.

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