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Persone, pianeta, prosperità. La sfida del G-20 spiegata da Stefanini

La presidenza del G-20 mette l’Italia in una formidabile posizione internazionale. Le tre P coniate dal nostro Paese si saldano a iniziative di potente richiamo sul pubblico: Green deal e Recovery Fund dell’Ue, riduzione delle diseguaglianze guardando specialmente all’Africa, women empowerement, sostenibilità della crescita. La chiave di lettura? Il rilancio del multilateralismo. L’intervento dell’ambasciatore Stefano Stefanini in occasione del passaggio di consegne tra la presidenza saudita e quella italiana entrante per il 2021

Con la presidenza del G20 l’Italia può fare politica estera. Approfittiamone. Ne siamo stati carenti in questi ultimi anni. Gli spazi per una media potenza europea, quale il nostro Paese, si vanno rapidamente restringendo. Il tempismo non potrebbe essere più felice per più fattori, dal ruolo internazionale degli Stati Uniti alla parallela copresidenza italiana, insieme ai britannici post Brexit, della conferenza Onu sui cambiamenti climatici (Cop26). Il Covid può mettere i bastoni fra le ruote come ha fatto all’Arabia Saudita facendo saltare (in presenza) quest’anno il vertice di Riad. Al tempo stesso, la pandemia acutizza la necessità di una risposta internazionale coordinata finora mancata. Il G20 è il posto adatto per parlarne. L’Italia ha le capacità diplomatiche e lo spessore tecnico per affrontare la sfida. Deve farne una priorità politica nazionale bipartisan (o pluripartisan).

Sono in agguato due errori: sopravvalutare il peso della presidenza, che può orientare ma non plasmare; non saper adattare i programmi alle circostanze che possono mandare all’aria i migliori piani. Coronavirus docet. Come diceva Dwight Eisenhower, “fare affidamento sulla pianificazione, ma non fidarsi dei piani”. La sfida del G20 richiede preparazione accurata ed esecuzione elastica, specie in era Covid. Il G20 è un foro, non un’organizzazione. Non è operativo. Produce parole non fatti, ma parole che contano.

L’Italia ha coniato la formula accattivante “Persone, pianeta, prosperità”. Le tre P si saldano a iniziative di potente richiamo sul pubblico: Green deal e Recovery Fund dell’Ue, riduzione delle diseguaglianze guardando specialmente all’Africa, womenempowerement, sostenibilità della crescita. La chiave di lettura è il rilancio del multilateralismo. Deve tradursi in impulso tangibile alle politiche nazionali e internazionali. A tal fine va calato nella realtà che ci attende l’anno prossimo. Anche senza sfera di cristallo è difficile pensare che nel 2021 la pandemia non domini la scena mondiale. Può darsi che il momento in cui si terrà il vertice – non c’è ancora data – saremo all’uscita del tunnel. Nello scenario migliore avremo vaccini la cui distribuzione sarà la prova del fuoco della collaborazione internazionale; dovremo raccogliere i cocci della devastazione economica, con il mondo pesantemente indebitato. In scenari meno ottimistici ci sarà ancora da rimboccarsi le maniche per debellare la pandemia. L’importante è farlo insieme. Ecco il rilancio del multilateralismo.

La presidenza del G20 mette l’Italia in una formidabile posizione internazionale. Anzitutto per l’interazione con gli Stati Uniti dopo le elezioni di novembre. Il G20 è l’unica tenda, a parte le Nazioni Unite, dove siedono i due grandi rivali di questo inizio di secolo, Stati Uniti e Cina. Senza attenderci miracoli di riappacificazione, si può puntare a indirizzare la partecipazione dei due attori verso tematiche costruttive: solo la presidenza lo può fare. La copresidenza della Cop26 sui cambia-menti climatici offre all’Italia altre opportunità. Pone il Paese in prima linea su una questione vitale per il futuro nostro e, soprattutto, delle prossime generazioni. Le due presidenze parallele consentono all’Italia un ruolo-guida nell’attuazione degli impegni di Parigi da parte dell’intera comunità inter-nazionale e anche qui il confronto-collaborazione più importante è quello con Pechino e Washington.

Inoltre Cop26 è un ponte sulla Manica post Brexit: ci apre la porta a una collaborazione bilaterale con un Regno Unito che non fa più parte dell’Ue. È essenziale che le due presidenze rientrino in un’unica strategia. Aprono molte altre porte di Paesi importanti, da Delhi a Riad. La presidenza G20 è una rendita di posizione internazionale. Nell’Ue ci rafforza rispetto alla diarchia franco-tedesca. Durerà per un anno. Sta a noi incassarne i dividendi e capitalizzarli

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