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L’Italia risorgerà con l’export. La road map di Simest

Il made in Italy rappresenta una certezza per l’economia in un mare di dubbi. E la società di Cdp è pronta a traghettare le imprese italiane fuori dalle secche. L’audizione del presidente di Simest, Pasquale Salzano

Simest guarda avanti, oltre la pandemia. E prova a dare quella rotta che ancora manca per tirarsi fuori in fretta dalla sabbie mobili. Il presidente delle società di Cdp per l’export e il made in Italy, Pasquale Salzano, è stato ascoltato questa mattina alla Camera, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul commercio internazionale e sull’interesse nazionale. E quello che è emerso dal suo intervento è un mix tra la presa d’atto di un ruolo strategico di Simest nel sistema Paese e la prospettiva di una ripresa, da agganciare al più presto.

DOPPIA SFIDA

“In questo difficile contesto internazionale, segnato da un pesante rallentamento dell’economia con un crollo del Pil mondiale e una sensibile contrazione degli scambi commerciali, per un Paese come l’Italia, che basa parte importante della sua crescita economica sull’export, è essenziale che le aziende italiane non perdano il presidio faticosamente conquistato negli anni sui principali mercati internazionali, ma anzi che si faccia tutto il possibile per consolidare il loro posizionamento competitivo e strategico nel nuovo contesto globale”, ha spiegato Salzano.

Appare chiaro infatti “come la domanda interna italiana – anche per una dinamica demografica di progressivo invecchiamento della popolazione – non sarà di per sé sufficiente a sostenere una forte ripresa economica, ma avremo bisogno di cogliere tutte le opportunità che potranno giungere per le imprese italiane dal mercato estero. In particolare, l’Italia è di fronte ad una doppia sfida: consolidare il suo accesso e la sua penetrazione sui mercati più vicini, a partire da quello europeo, in una logica primaria di messa in sicurezza delle principali filiere produttive nazionali. Ma allo stesso tempo, sarà cruciale presidiare i mercati internazionali più strategici per l’export italiano, compresi quelli più lontani, dove le nostre imprese, anche con il sostegno di attori di sistema come Simest, dovranno operare incisivamente per non perdere quote di mercato, contenendo quei concorrenti stranieri che tenteranno di occupare spazi, e facendosi trovare invece pronti con prodotti competitivi e una rinnovata capacità di investimento appena un nuovo ciclo economico post-pandemico tornerà a sostenere la domanda internazionale. In questa duplice sfida per il nostro Paese, l’alta qualità e l’unicità dei prodotti e delle eccellenze del Made in Italy, che continuano ad essere richiesti in tutto il mondo, rappresentano un asset strategico che dobbiamo saper valorizzare al meglio”.

L’EXPORT ITALIANO, PILASTRO PER LA CRESCITA

Ora, se è vero che la crisi generata dalla pandemia da Covid-19 ha rallentato la dinamica virtuosa dell’export italiano, non ne ha tuttavia modificato il ruolo centrale nell’economia come elemento fondamentale di resilienza e di crescita. L’export, infatti, rimane determinante sia per la tenuta del tessuto manifatturiero, che da solo conta per il 98% delle nostre esportazioni di beni, così come delle nostre piccole e medie imprese, che compongono oltre il 90% del tessuto imprenditoriale italiano e producono oltre la metà del nostro export.

“A settembre 2020”, ha ricordato Salzano, “l’export italiano è già tornato a crescere con un +2,1% rispetto allo stesso mese del 2019 e con un eccezionale +30,4% rispetto al secondo semestre 2020. In particolare, nei mercati europei l’export italiano è cresciuto dell’1,4%, nonostante la contrazione della domanda continentale, e nei mercati extra Ue del +2,8%. Vale la pena di richiamare in particolare alcuni dati: +6% di export verso la Germania, +11,1% verso gli Usa, e +33% verso la Cina. Questi primi dati positivi non devono però creare facili illusioni rispetto ad una gravissima crisi economica che non è ancora alle nostre spalle e che in ogni caso lascerà segni duraturi, con una riorganizzazione delle filiere produttive su scala macro-regionale e con una graduale redistribuzione delle quote dei mercati globali”.

Ma per difendere e rafforzare la propria posizione competitiva sui mercati esteri è dunque necessario che le imprese italiane interpretino i cambiamenti in atto e riadattino i loro modelli di business, puntando sulla sostenibilità, sulla qualità dei prodotti e sull’affidabilità e concorrenzialità dei servizi offerti, sulla digitalizzazione. “In particolare, la transizione tecnologica, la digitalizzazione dei processi produttivi, il commercio elettronico sono le frontiere dell’innovazione su cui l’intero sistema delle imprese italiane, a partire da quelle piccole e di tipo familiare – spesso più refrattarie al cambiamento – dovrà misurarsi con un vero e proprio salto culturale e di qualità per assicurarsi una prospettiva di sopravvivenza e rigenerazione nel nuovo mondo, prima ancora che di crescita.
Ed è poi strategico che le aziende italiane diversifichino i mercati di approvvigionamento e di sbocco, e riposizionino su livelli a più alto valore aggiunto la loro produzione di beni intermedi.

LA SPINTA DI SIMEST

Ma quale il ruolo di Simest, una volta chiarito che l’export è il motore di qualsivoglia ripresa? Lo ha spiegato lo stesso manager alla guida di Simest. “La domanda di strumenti Simest da parte delle imprese italiane è stata sorprendente sia in termini di quantità che di qualità: abbiamo raggiunto una platea incredibilmente più ampia di aziende e con un incremento molto significativo in particolare delle piccole e medie imprese coinvolte (pari al 89% del totale), a conferma della capacità di coinvolgere a fondo l’intero tessuto produttivo italiano. La prevalenza di provenienza geografica dal centro e nord Italia richiederà sforzi ulteriori per un ancor maggiore coinvolgimento del Mezzogiorno, a partire dalle eccellenze e dagli esempi virtuosi che in questi mesi Simest ha sostenuto nel Sud Italia e che ha accompagnato sui mercati internazionali”.

Adesso, “per rendere tali strumenti accessibili al maggior numero di imprese, in particolare pmi, oltre ad essere stati potenziati, gli strumenti sono stati anche profondamente innovati: dalla possibilità di accedere ad una quota del finanziamento a fondo perduto, all’assenza della richiesta di garanzie bancarie e fideiussioni, dall’ampliamento delle spese ammissibili e gamma dimensionale delle imprese che possono accedere ai finanziamenti fino alla possibilità di sostenere progetti anche intra. Gli strumenti di Simest, così potenziati ed innovati, mirano a fornire alle imprese quell’iniezione di liquidità necessaria per competere nel nuovo scenario globale, permettendo loro, ad esempio, di sfruttare le opportunità offerte dal commercio elettronico, di disporre della formazione e dell’informazione necessarie per valutare nuove opportunità o investimenti oltre frontiera, o di farsi conoscere di più e meglio all’estero”.

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