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La sfida del futuro è tecnologica. L’aerospazio secondo il gen. Rosso

Velivoli di sesta generazione ed elicotteri del futuro. Le sfide tecnologiche per l’aerospazio italiano spiegate dal generale Alberto Rosso, capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, nel corso della recente audizione alla Commissione Difesa della Camera

La vera sfida per l’aerospazio militare (ma non solo) è tecnologica. Riguarda la capacità di connettere insieme cinque ambienti: terra, aria, mare, cyber e spazio. Un’esigenza che nasce dai moderni scenari operativi, dove le minacce sono per definizione asimmetriche, in evoluzione costante e non più limitate a un unico dominio. Nasce così il concetto di “multi-dominio”, illustrato alla Camera dei deputati in una recente audizione dal generale Alberto Rosso, capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare.

SFIDE TECNOLOGICHE

Una vera e propria rivoluzione, un moto costante che richiede alle Forze armate (e agli assetti di cui dispongono) di essere in altrettanto costante aggiornamento tecnologico. “Il futuro della tecnologia e dei programmi – ha notato il generale Rosso – si muove in una direzione chiara ed inequivocabile: connessione dei sistemi, connettività e dimensione informatica”. Significa che “ogni piattaforma non è più un sistema a sé stante, ma un tassello di un’intelligenza unitaria distribuita e interconnessa”.

SE L’INNOVAZIONE NON ASPETTA

È per questo che si parla ormai di “sistemi di sistemi”, espressione spesso utilizzata per descrivere i grandi programmi del futuro, a partire dal velivolo di sesta generazione, che vede in Europa le due note cordate: una franco-tedesca (Fcas, a cui ha aderito la Spagna) e una britannica (con Italia e Svezia che hanno manifestato l’intenzione di partecipare). Per la Penisola partecipare a programmi di questo tipo significa “restare agganciati al treno dello sviluppo e della crescita tecnologica, che si ferma e non ci aspetta”.

OPPORTUNITÀ PER L’INDUSTRIA

Da Washington, il generale Stefano Cont spiegava su queste colonne come hanno fatto gli Stati Uniti (tramite la Digital acquisition) a far volare già un prototipo di nuova generazione. Anche in ambito europeo i progetti in corso “abbandonano i tradizionali schemi e si sviluppano in modo innovativo”, ha notato Rosso in audizione. Parlare di nuove generazioni è “sfidante anche per l’industria nazionale, soprattutto per le Pmi, da nord a sud, che hanno un’occasione unica per sviluppare tecnologie innovative e abilitanti partendo da quelle possedute e potenzialmente sviluppabili”.

TECNOLOGIE ABILITANTI

Si tratta di campi come intelligenza artificiale, bassa osservabilità, fusione dati, realtà virtuale, propulsione alternativa o ipersonica. Tutte tecnologie abilitanti che hanno “applicazione strategica e diretta, non solo per finalità militari, ma per tutto il mondo civile, con ricadute e benefici distribuiti per l’intero Paese”. Dall’ala fissa all’ala rotante: anche nel campo dell’elicotteristica, ha detto Rosso, “vale il principio del salto generazionale e non del semplice aggiornamento, pena di nuovo la perdita di competitività delle capacità aerospaziali nazionali”.

ELICOTTERI DEL FUTURO

Un esempio, ha aggiunto, “è quello che viene chiamato Futura Vertical Lift o Next Generation High Speed Helicopter, che si inquadra perfettamente nel contesto dello sviluppo tecnologico”. Il progetto, che dagli Usa promette di rivoluzionare il settore degli elicotteri, è citato non a caso nel Documento programmatico pluriennale 2020-2022 presentato di recente alle Camere dal ministro Lorenzo Guerini (tra le esigenze prioritarie prive di copertura finanziaria). Presenta “gli stessi concetti di connettività e di nuove tecnologie abilitanti su cui si innestano caratteristiche di prestazioni ineguagliate della macchina”. Si va dal “raddoppio della velocità” alla “manovrabilità senza precedenti”, elementi che dal militare si ampliano al settore civile (si pensi solo alla ricerca e soccorso). Pure qui ci sono “opportunità per un mercato globale, militare e civile, di diverse migliaia di macchine”.

LE RICADUTE ECONOMICHE

D’altra parte, ha rimarcato il capo dell’Arma azzurra, “è come passare dal telefono cellulare della prima generazione allo smartphone”. Ciò vale “per tutti i programmi di nuova generazione”, quelli che hanno in sé i concetti di “connettività multi-dominio e digitalizzazione”. E così “investire in tecnologia è un’opportunità irrinunciabile per tutto il sistema-Paese, per la valorizzazione e la sopravvivenza dell’industria aerospaziale nazionale, dove non si sviluppano costose macchine per esclusivo impegno militare, ma dove la base di partenza è la crescita della piattaforma tecnologica nazionale”. Quest’ultima è “abilitante in modo trasversale in campi differenti in tantissimi settori civili, con ritorni e ricadute dirette economiche e occupazionali”.

Attualmente il settore aerospaziale vale 12 miliardi di fatturato l’anno. Conta 4mila aziende (per l’80% Pmi). Ogni euro investito nell’aerospazio, ha concluso il generale, ne genera fino a tre per l’intera economia.


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