La svolta moderata auspicata da Giorgetti non sarà sufficiente a rendere la Lega (e il centrodestra a trazione Salvini-Meloni) adatto a guidare l’Italia. Secondo Cicchitto, ex esponente di Forza Italia, “la chiave di volta si ritrova nel rapporto con le istituzioni europee che Salvini e Meloni contestano, al pari del Mes. Lo schema del ’94 non è replicabile”
Questo destracentro porterebbe l’Italia alla rovina. Lo dice a Formiche.net l’ex parlamentare di Forza Italia Fabrizio Cicchitto che ragiona sul destino del fu Pdl, dopo le parole pronunciate dal leghista Giancarlo Giorgetti al Foglio, il quale ha auspicato una postura meno sovranista e più moderata. Secondo Cicchitto la chiave di volta, a maggior ragione oggi con l’emergenza Covid, si ritrova nel rapporto con le istituzioni europee che Salvini e Meloni contestano, al pari del Mes. “Lo schema del ’94 non è replicabile.”
L’analisi di Giorgetti al Foglio, visto che non si voterà a breve, offre una serie di stimoli al destra-centro. La formula del vecchio centrodestra targato 1994 va cambiata, dice, ma in che modo?
Veniamo alla sostanza più che alle formule. C’è un evidente cambio di schema rispetto al ’94. A quel tempo il centrodestra lo compose Silvio Berlusconi, perché prima non esisteva: Lega e Alleanza nazionale non si sarebbero mai federati. Il leader di Forza Italia mise assieme una posizione di centro, in grado contemporaneamente di poggiarsi sulla Lega al nord e su An al sud in un rapporto paradossale. Non c’è dubbio che questo punto di partenza è stato superato in vari modi.
Quali?
Anche con lo stesso Pdl, per dirne uno, quando si tentò di combinare assieme FI e An, operazione poi fallita. Adesso siamo dinanzi ad una diversa realtà molto contraddittoria.
Perché contraddittoria?
A causa, a mio avviso, degli errori commessi anche da Berlusconi che dal 2011 in poi è andato avanti a zig zag, alternando tesi ragionevoli ad alcune più estremiste. Questa condotta ha dato spazio alle posizioni di Salvini e Meloni. Oggi FI ha perso la guida e l’egemonia del centrodestra, con la coalizione che è spostata su fronti molto più radicali. Ma allo stesso tempo si avverte, fortemente correlato ai problemi legati alla pandemia e ai rapporti con l’Ue, che un centrodestra estremizzato qualora avesse la maggioranza porterebbe l’Italia alla rovina. In presenza di due mostri da affrontare come la pandemia e la recessione economica, l’Italia ha un enorme bisogno di Europa: già ora la Bce compra i nostri Btp, ancora di più avverrà se prenderemo il Recovery Fund e il Mes, che stiamo dissennatamente rifiutando. Per cui la chiave di volta, a maggior ragione oggi con l’emergenza Covid, si ritrova nel rapporto con le istituzioni europee che Salvini e Meloni contestano, al pari del Mes.
Quel rapporto con Bruxelles sta tenendo in piedi l’Italia oggi?
Con tutti i suoi enormi difetti, questo governo, accanto al combinato disposto Conte-Pd, ha buone relazioni con l’Ue. Invece un governo a guida Salvini-Meloni ne avrebbe di pessimi, con conseguenti problemi per il nostro debito pubblico. Quindi Giorgetti fotografa bene la situazione quando ammette che è tutto diverso dal ’94, ma sappia che oggi il destracentro può condurre sì battaglie di opposizione, ma non è affatto adeguato alle esigenze che l’Italia ha.
Il ragionamento di Giorgetti parte da una base: ci dovrà essere spazio per chi la pensa diversamente dal mondo sovranista. Un’opzione praticabile?
Non vedo come sia possibile coagulare con Salvini e Meloni un polo corposo di tipo liberale, riformista, centrista. Non a caso FI esiste sulla base delle sortite di Berlusconi, ma è ridotta al lumicino.
Crede che la Lega dovrebbe meglio dialogare con il Ppe o si snaturerebbe?
Non è questo il punto. Quando sento personaggi come Claudio Borghi sostenere che la salute arriva al 32esimo posto nella sua scala valoriale mi vengono i brividi nella schiena. Oggi salute vuol dire vita, non scordiamolo. Quella di Borghi, che parlava ufficialmente in Aula per conto della Lega, è una posizione inquietante. Al contempo aggiungo che il governo ha l’enorme responsabilità di non aver chiesto il Mes per le ragioni ideologiche legate ai Cinque Stelle.
La pandemia ha imposto la maturazione di uno Stato-sovrano? L’ipotesi Draghi a Palazzo Chigi è remota?
Credo sia molto difficile, se non impossibile, dal momento che non ci troviamo in una normale situazione parlamentare, né in una situazione difficile come nel 2011. Piuttosto ci troviamo nelle stesse condizioni drammatiche del 1943-1945. Per cui un cambio di governo è di per sé impraticabile. Ma c’è un altro problema: chi lo sosterrebbe Draghi? Con quale maggioranza? Ci sarebbe un esecutivo certamente più europeista di quello attuale, dotato di maggiore sapienza contrattuale con l’Ue. Draghi evoca però quell’Europa che l’opposizione contesta.
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