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Unità delle Forze armate. Lettera dell’amm. Binelli Mantelli

Di Luigi Binelli Mantelli

Riceviamo e pubblichiamo la risposta dell’ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, già capo di Stato maggiore della Difesa, all’articolo del generale Leonardo Tricarico per il 4 novembre, giornata delle Forze armate

Nella giornata che celebra l’unità Nazionale e le Forze Armate fa un po’ specie leggere l’articolo del generale dell’Aeronautica Tricarico su Formiche.net che, con argomenti strumentalmente falsi, continua a gettare benzina sul fuoco delle ormai note diatribe tra Marina e Aeronautica.

L’ex capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica ed ex Consigliere Militare del presidente del Consiglio, figura che dovrebbe – almeno in quella veste – essere super partes, dopo una lunga quanto scontata discettazione su scenari strategici ed altro viene al vero motivo del suo intervento, ovvero al solito nodo che finché non sarà superato continuerà ad alimentare una perniciosa diatriba che danneggia l’immagine di due FFAA di indiscusso livello qualitativo, come ebbi già occasione di sottolineare in una lettera aperta al ministro della Difesa qualche tempo fa.

Con un certo disgusto, per dover ritornare su un tema assolutamente meno prioritario rispetto alle attuali emergenze, mi sento però obbligato ad una replica proprio perché in qualità di ex capo di Stato Maggiore della Difesa desidererei in futuro vedere Forze Armate più efficienti e soprattutto più concretamente coese, capaci di operare in senso realmente interforze mettendo a disposizione in maniera operativamente integrata le loro migliori risorse senza strumentali omologazioni e sovrapposizioni di ruoli.

Relativamente all’intervento di Tricarico affermo trattarsi del solito bluff da anni sostenuto dai vertici dell’Arma azzurra circa la presunta necessità di disporre di velivoli F-35 B cioè STOVL (Short Take Off and Vertical Landing) sostanzialmente con due argomentazioni, entrambe false e strumentali.

La prima attiene all’esigenza dell’Aeronautica di disporre di velivoli a decollo corto/verticale da poter schierare in aeroporti tattici più vicini alla linea del fuoco per sostituire la sfortunata perché costosa e scarsamente efficace linea aerotattica AMX (peraltro ammodernata da non molto).

La seconda motivazione attiene alla cosiddetta comunalità logistica tra F-35 convenzionali e F-35 STOVL, che concretizzerebbe un’unica logistica interforze, ovviamente assegnando tutti i velivoli all’AM o quantomeno concentrando tutti gli F-35 STOVL ad Amendola (base AM) con presunti risparmi di gestione (al momento su due gruppi da 15 velivoli ciascuno 1 per la MM a Grottaglie e l’altro per l’AM ad Amendola).

Come noto l’F-35B, la versione STOVL, è progettato per l’impiego a bordo di portaerei di piccole dimensioni, ovvero per le Marine Nato come la nostra, l’Inglese, la Spagnola – che non possono ovviamente permettersi le grandi Carriers Usa, Russe e soprattutto Cinesi.

Come noto la Marina ha recentemente adeguato il ponte di volo del Cavour in quanto questa versione del F-35 richiede piste molto preparate. Anche minimi detriti possono infatti danneggiare gravemente la turbina che assicura la spinta verticale, cosa che invece non accade nella versione convenzionale, quella in dotazione all’AM per intenderci, che dispone ovviamente di un ben maggiore raggio d’azione/carico utile. Dunque, un impiego di F-35 STOVL da terra in area di operazioni e non da basi specificamente preparate sul territorio nazionale è altamente improbabile se non impossibile.

Come noto la versione F-35 B STOVL ha un costo notevolmente superiore rispetto a quella convenzionale (30% circa) dunque viene da chiedersi a quale scopo l’Italia dovrebbe dotarsi (come oggi previsto) di due gruppi STOVL di 15 macchine (1 MM e 1 AM) con tutti i problemi gestionali relativi all’addestramento di due linee di piloti ecc… quando, con un solo gruppo assegnato alla Marina, si potrebbero comunque coprire anche le eventuali esigenze di rischieramento a terra in area di operazioni e in operazioni Joint qualora necessario e fattibile ancorché improbabile (ad Herat ad esempio l’AM ha schierato non più di 4 AMX). L’AM dal canto suo disporrà di circa 90 velivoli F-35 convenzionali decisamente più performanti per assolvere al suo ruolo istituzionale e finalmente terminerebbe questa astiosa “querelle” che mina la coesione delle Forze Armate.

Come è noto, inoltre, il supporto logistico alla linea F-35 è a cura della Ditta costruttrice secondo concetto “on-demand” e “just in time”. Parlare di risparmi di gestione e di comunalità logistica in questo caso non ha alcun senso. E in merito al previsto accentramento dei due futuri gruppi STOVL, fortemente voluto dall’attuale capo di Stato Maggiore della Difesa (Gen. AM Vecciarelli), ho già avuto modo di sottolineare che spostare i velivoli della Marina da Grottaglie ad Amendola incrementa i costi di gestione (addestramento, voli operativi a supporto della flotta, imbarco materiali e munizioni ecc.) di circa 100mln. di euro/anno, senza contare l’ulteriore vulnus inferto alla già disastrata economia dell’area tarantina. Per esempio, ogni missione di volo che preveda l’imbarco su Nave Cavour da Amendola costerebbe circa il 30% in più (basta guardare una cartina geografica), penalizzando ancora di più i fondi per l’Esercizio, voce di bilancio da cui dipende la vita stessa di ogni Forza Armata”.

Nella mia lettera aperta al ministro della Difesa ho affermato, e ne sono ancor più convinto, che costituire un secondo gruppo di volo di F-35B (STOVL) per l’Aeronautica sia uno spreco di denaro (nessuna Aeronautica ha mostrato interesse per questa versione a parte Israele e Singapore per evidenti motivi geografici e per basi ben preparate sul territorio nazionale)… ma il vero problema è che questa coesistenza, per l’esperienza maturata nel mio precedente ruolo di capo di Stato Maggiore della Difesa, comporterà tre fatti assolutamente negativi.

Il primo è un ancora più aspro contenzioso tra le due Forze Armate che ostacolerebbe ogni ulteriore integrazione operativa in senso interforze. Il secondo è che si configurerà un’inutile duplicazione di risorse logistiche e addestrative. Il terzo, ancora più grave, è che in nome della c.d. “Logistica Interforze” (che esiste solo per auto blu, arredi, cancelleria ecc. ma provata essere impraticabile per mezzi e reparti operativi) i due futuri gruppi di volo dovranno concentrarsi sulla base aerea di Amendola. Un ulteriore spreco di denaro pubblico che è stato anche oggetto di interrogazioni parlamentari.

E veniamo a fare fare un po’ di conti, viste le prevedibili ristrettezze economiche del prossimo futuro. Oltre ai citati 100mil./anno, riducendo a 15/20 macchine ed evitando l’accentramento ad Amendola si risparmierà al contribuente l’onere di circa 3 o 4 mld. di euro nei prossimi esercizi finanziari. Non mi sembra irrilevante.

Allora, se tutto ciò è noto, come è noto, perché questo accanimento da parte dell’Aeronautica? Viene da pensare alla nostalgia per la legge Balbo, quando tutto ciò che volava era proprietà indiscussa dell’Aeronautica, con tutte le nefaste conseguenze del caso.

Un’ultima precisazione, se qualcuno volesse giustamente osservare perché non ho parlato ricordo che essendo in servizio ero tenuto alla riservatezza d’ufficio. Tuttavia, in due specifiche riunioni presiedute da due ministri della Difesa e presenti tutti i Capi di stato maggiore delle FFAA ho espresso esattamente gli stessi concetti, ottenendo poco, per la verità, ma quantomeno che venissero approvvigionati prioritariamente i velivoli STOVL per la Marina. Un indirizzo ripreso molto correttamente dalla Ministra Trenta, ma poi sovvertito, com’è altresì noto, dall’attuale capo di Stato Maggiore della Difesa (Generale dell’Aeronautica…ovviamente) che ha assegnato all’Arma Azzurra il terzo velivolo STOVL.


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