Fastweb lancia il servizio ultraveloce in 5G per la rete mobile, nella lista di smartphone abilitati solo aziende cinesi, comprese Huawei e Zte, compagnie accusate di spionaggio dagli 007 italiani e dal Copasir con cui collabora nella fase sperimentale. Il governo ha già fermato tre volte i contratti per la rete core con il Golden power. Basterà?
Il 5G italiano parla già un po’ cinese. Dopo tanta attesa, la rete di quinta generazione inizia a prendere vita in Italia. A far da capofila, fra gli altri operatori, c’è Fastweb, che questa domenica, dopo l’annuncio dell’offerta Fwa (Fixed Wireless Access), ha lanciato il servizio ultraveloce in 5G per la rete mobile.
Al momento il servizio è già attivo in quattro grandi città, Milano, Bologna, Roma e Napoli, ma l’obiettivo dichiarato dell’azienda è di arrivare già nelle prossime settimane a garantire la copertura in 50 comuni.
La compagnia guidata da Alberto Calcagno controllata dalla svizzera Swisscom ha già pubblicato una lista provvisoria di smartphone compatibili con la nuova rete 5G. Un dettaglio, a prima vista, colpisce l’occhio: sono tutti made in China. Tra i cellulari certificati spiccano modelli Huawei come il P40 Pro+ 5G o il P40 Lite 5G, ma anche di altre aziende di punta del Dragone come Zte (Axon 11 5G), Oppo (Reno 4 Pro 5G), Xiaomi (Mi 10 T 5G).
Ma la partecipazione alla rete 5G dei principali fornitori cinesi si spinge ben oltre la compatibilità degli smarthphone. Non è un mistero che buona parte degli operatori italiani abbia partnership con aziende dell’ex Celeste Impero, a partire dai colossi Huawei e Zte.
Un dato che non riguarda solo il mercato ma anche la politica, se è vero che di quelle aziende tanto l’intelligence e il governo americano quanto gli 007 italiani e il Copasir hanno chiesto l’esclusione dalla rete 5G nazionale con l’accusa di spionaggio da parte del governo cinese.
Mentre la costruzione del Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica del Dis procede a rilento (non sarà operativo prima dell’autunno 2021), il 5G italiano già vede in campo i fornitori cinesi.
È il caso, appunto, di Fastweb, che ha accordi tanto con Huawei quanto con Zte, così come con altri provider (a Milano la sudcoreana Samsung, a Genova e Roma la svedese Ericsson). Con entrambi i fornitori l’operatore italiano ha già collaborato nella sperimentazione della rete 5G: a Bari-Matera insieme a Tim con Huawei, con Zte insieme all’Università dell’Aquila ha da poco lanciato una rete di sensori ai Musei Capitolini sponsorizzata da Roma Capitale.
Proprio al maxi-convegno organizzato dalla cinese Zte a inizio dicembre, “Perché avere paura del 5G?”, presente la sottosegretaria al Mise del Movimento Cinque Stelle Mirella Liuzzi e l’ambasciatore cinese Li Junhua, Calcagno aveva anticipato il lancio della rete Fwa-5G.
Una collaborazione, quella di Fastweb con le cinesi Huawei e Zte, che ha incontrato diversi ostacoli da parte del governo.
Tra i primi atti del governo Conte bis, nell’autunno del 2019, ci fu proprio lo stop a una fornitura di equipaggiamento 5G da parte di Zte a Fastweb tramite il Golden power. I poteri speciali sono stati poi applicati di nuovo a ottobre scorso per una fornitura di Huawei e, ha rivelato Formiche.net, a inizio dicembre di nuovo sull’acquisto da Zte “di site router e la relativa componente di servizio di supporto tecnico tramite TAC (Technical Assistance Center) di III livello”.