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Perché l’accordo UK-Turchia interessa anche il Mediterraneo

Domani Londra e Ankara firmeranno un accordo commerciale post Brexit. È la Global Britain: prima gli affari, la politica estera verrà da sé. Occhio al Mediterraneo e alla Libia…

Pace fatta tra Boris Johnson e Recep Tayyip Erdogan? Quattro anni fa il premier britannico, allora capopopolo della Brexit, vinse un concorso del settimanale Spectator (di cui fu direttore tra il 1999 e il 2005) per “la poesia più offensiva” sul presidente turco con un racconto in cui lo definiva “un onanista cui piace fare sesso con le capre”. Le tensioni tra i due — anche le più recenti sul Mediterraneo orientale — sembrano alle spalle. Anzi, Ankara sta per diventare la prima capitale a firmare un accoro commerciale di libero scambio con Londra dopo il raggiungimento dell’intesa post Brexit con l’Unione europea. Domani, infatti, Regno Unito e Turchia firmeranno un’intesa che dovrebbe pressappoco replicare quella già in vigoria tra la Turchia e l’Unione europea e andrebbe a coprire commerci per un valore di 19 miliardi di sterline nel 2019 (oltre 21 miliardi di euro).

GLI SCAMBI TRA I DUE PAESI

Come ricorda l’Agenzia Nova, il Regno Unito rappresenta il secondo maggior mercato di destinazione per le esportazioni turche, ma il regime di unione doganale che Ankara condivide con l’Unione europea non ha permesso che l’accordo potesse essere siglato prima che ne fosse raggiunto uno con Bruxelles. Il ministro del Commercio turco, Ruhsar Pekcan, ha confermato nella giornata di domenica che una bozza dell’accordo (detto “di continuità” dal Financial Times) era “pronta per essere firmata”. La sua controparte britannica Liz Truss ha ribadito come l’accordo “produrrà certezze per migliaia di posti di lavoro nel Regno Unito nei settori della manifattura, dell’automotive e dell’industria dell’acciaio”.

IL RAPPORTO LONDRA-ANKARA…

Non pare esserci spazio a Londra per le preoccupazioni dei leader europei sul crescente autoritarismo in patria e sulla politica estera sempre più aggressiva del leader turco. Un funzionario britannico citato dal Financial Times ha parlato di approccio “pragmatico” con la Turchia aggiungendo che un accordo di libero scambio aggiornato sarebbe “vantaggioso per tutti”. Si potrebbe dire “è la Global Britain, bellezza”.

… E IL MEDITERRANEO

Patrick Wintour, corrispondente diplomatico del Guardian, ha inserito quello turco — al pari di quello libico — tra i dossier su cui il Regno Unito ha lentamente tradito le promesse di legami di sicurezza più stretti con l’Unione europea. Nel caso delle trivellazioni di gas della Turchia nel Mediterraneo orientale, l’Unione europea ha presentato alcune sanzioni e potrebbe presentarne altre a marzo; il Regno Unito, invece, è rimasto sopra le parti. Lo stesso ha fatto in Libia, dove pur fu determinante nella rivoluzione del 2011: ha lasciato all’Unione europea il dossier migranti e quello contenente le sanzioni per le violazioni turche sull’embargo sulle armi delle Nazioni Unite.

COSA PUÒ CAMBIARE PER L’ITALIA

Londra cerca di muoversi in maniera indipendente da mesi preparandosi alla Global Britain: prima gli affari, convinta che la politica estera verrà da sé. E non sfugge agli osservatori che la Turchia è il principale sostenitore militare del Governo di accordo nazionale libico guidato da Fayez Al Serraj. Il tutto mentre la Francia cerca di sfruttare gli spazi e usare l’Egitto nel confronto con l’Italia sul Mediterraneo, come spiegato su Formiche.net. Come potrà impattare sull’Italia il ritrovato feeling tra Ankara e Londra (che è da sempre in ottimi rapporti con la “Sparta libica” Misurata, il cui rappresentante, il vicepremier Ahmed Maitig, è stato centrale negli ultimi sviluppi nella regione)? Difficile prevederlo. È possibile, però, che l’approccio Global Britain possa significare anche nuovi equilibri in Libia: il Regno Unito e la Germania con la Turchia al fianco di Tripoli; la Francia e la Russia schierate con Bengasi.


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