Gli incalcolabili danni socio-economici della pandemia sono ormai appurati. Non resta che ripartire. Tre fattori saranno decisivi per gli investitori, a cominciare dal vaccino. Ma non solo…
Forse non c’è titolo più azzeccato per descrivere l’anno che verrà. Quel 2021 che, senza sapere né come né quando, dovrebbe sancire la fine di un incubo. Disperazione e riparazione, saranno le due parole d’ordine nei prossimi mesi, secondo gli economisti di Generali, autori di un report che vuole essere un po’ una mappa in vista di un anno che sarà comunque difficile.
TRA SPERANZA E PAURA
L’incipit del report dice molto. Sperare è fondamentalmente gratis, ma la realtà, quella sì, può avere un costo. Tutti hanno un piano: finché non sono presi a pugni in faccia, scrivono gli esperti del Leone, citando il grande pugile Mike Tyson. “La società a livello globale è stata colpita da un incredibile shock esogeno: il calo del Pil dei mercati sviluppati è stato tra il doppio e il triplo di quello della grande crisi finanziaria del 2008. Ora è il momento di riparare il danno, sempre che ci si riesca, o al contrario di disperarsi”.
Sì, perché “nel 2021 assisteremo alla riparazione dei danni causati da Covid-19, con l’economia destinata a riprendersi alla progressiva normalizzazione della società verso l’estate. Tuttavia, resterà ancora molto di cui disperarsi: la crescita potenziale sarà inferiore a seguito di questa crisi e l’occupazione si riprenderà più lentamente. Gli investitori dovranno fare i conti con la caduta nei futuri rendimenti degli investimenti”, scrivono gli economisti di Generali.
VACCINO, CINA E BREXIT
Certo, molto dipenderà dall’effettiva efficacia del nuovo vaccino, una volta che la campagna di vaccinazione sarà cominciata. Lo sanno a Generali, come lo sanno gli analisti di tutto il mondo. “Il 2021 probabilmente non sarà un viaggio tranquillo. I rischi includono una possibile delusione delle aspettative legate al vaccino (mutazione del virus, effetti collaterali), un severo inasprimento delle normative per il settore tecnologico, una Hard Brexit (senza un accordo con l’Ue, ndr) o una rinnovata animosità Usa-Cina”. Come reagiranno gli investitori dinnanzi a tutto questo? “Il rischio maggiore potrebbe derivare dal posizionamento degli investitori: Vediamo segni di esuberanza e posizioni speculative. Per fortuna gli investitori sembrano meno indebitati”.
QUALCOSA È CAMBIATO (PER SEMPRE)
In mezzo a tanta incertezza, c’è una certezza. “La crisi sanitaria scoppiata in maniera del tutto imprevedibile all’inizio di quest’anno è stata in grado di scuotere, nel giro di pochi mesi, i capisaldi del mondo intero sia sul fronte economico che politico-sociale. Il supporto da parte di Banche centrali e governi non si è fatto attendere ma la strada per la ripresa è ancora lunga. D’altro canto, la pandemia è forse servita a portare in superficie cambiamenti già da tempo in atto nel mercato ma che ancora stentavano ad affermarsi, come la trasformazione digitale associata ad una maggiore attenzione per la sostenibilità ambientale e sociale”.