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Conte, la foglia di Fico non regge

Inutile evocare lo spettro delle elezioni anticipate. Sarebbe semmai opportuno dare vita ad un governo nuovo (non adesso, ma subito dopo la sessione di bilancio), forte di personalità di rilievo e pronto a giocare al meglio la partita della seconda parte della legislatura. Il corsivo di Roberto Arditti

Domanda di Annalisa Cuzzocrea al Presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico per l’intervista di oggi a Repubblica: “Se cade il governo c’è spazio per una nuova maggioranza?”.

Risposta del Presidente: “La strada maestra a quel punto sarebbero le elezioni”.

E subito dopo, sollecitato sul momento delicato tra pandemia ed effetti economici: “Decide il Presidente della Repubblica, com’è ovvio, ma non vedo le condizioni per trovare un equilibrio con una nuova maggioranza”.

Questa doppia risposta è a mio avviso incredibile (nel senso di non credibile), e lo è tanto politicamente quanto istituzionalmente.

È infatti una risposta di puro tatticismo che serve a schierarsi nel furibondo rimescolamento di carte che è in corso nei giochi di palazzo, ma proprio per questo è una risposta debole e ora cercherò di spiegare perché.

Andiamo con ordine però, dicendo qualcosa sullo stato dell’arte del governo.

Esso infatti è ad un momento di impasse e verifica, tradizione della politica italiana che ne abbraccia l’intera storia democratica, basti ricordare che Alcide De Gasperi guida tra il 1945 e il 1953 (otto anni e poco più) ben otto governi diversi (di cui uno, il primo, è anche l’ultimo del Regno d’Italia).

E siccome non c’è motivo per pensare che qualcosa di accaduto a De Gasperi non possa ripetersi per Conte, va detto con franchezza che siamo nell’ordinaria amministrazione del nostro sistema politico-istituzionale.

Né può sorprendersi (o offendersi) lo stesso premier, protagonista supremo di un passaggio dal governo giallo-verde a quello giallo-rosso che non ha eguali nella storia della Repubblica per “originalità” (mettiamola così, nel fine settimana è giusto essere garbati).

Quindi è del tutto ragionevole che si discuta su come correggere la rotta per un governo nato nell’estate del 2019 sull’onda delle decisioni di Salvini (tutt’ora assai poco comprensibili) e cioè in un contesto assai diverso a quello della pandemia, per non parlare del fatto che è alle porte il gigantesco sforzo amministrativo di gestione dei fondi Next Generation EU.

A mio parere dunque sarebbe assolutamente opportuno dare vita ad un governo nuovo (non adesso, ma subito dopo la sessione di bilancio), forte di personalità di rilievo e pronto a giocare al meglio la partita della seconda parte delle legislatura.

Per fare ciò si dovrebbe comunque partire dal figura dell’attuale premier, non fosse altro per il fatto che lui ha saputo interpretare in questi anni un punto di equilibrio tra diversi (dopo le turbolente elezioni del 2018), elemento che gli deve essere riconosciuto.

Torniamo però all’intervista del Presidente della Camera ed alla sua presa di posizione.

Essa è incredibile per il semplice fatto che tutti sanno benissimo che questa legislatura arriverà alla sua scadenza naturale (o quantomeno all’elezione del Capo dello Stato all’inizio del 2022), se non altro perché nella prossima ci saranno 345 posti in meno tra deputati e senatori.

Il monito del Presidente Fico ha quindi la solidità di una minaccia di guerra nucleare lanciata da Andorra verso la Cina.

Ma c’è di più, molto di più.

L’uscita nega anche l’evidenza palesatasi nei tempi recenti, di cui peraltro lo stesso Fico è stato primattore.

Come si fa cioè a dire che dopo un governo si va a votare senza passare dal via (Monopoli, do you remember?) dove aver assistito da posizione rilevantissima a due impressionati sorprese politiche (peraltro mai comunicate in precedenza al corpo elettorale) come la nascita del governo M5S-Lega e, un anno dopo, di quello M5S-PD?

Ma come, Presidente Fico, proprio Lei che è uno dei massimi esponenti del partito più forte in Parlamento e che ha partecipato alla nascita di due maggioranze totalmente diverse nel giro di un anno, adesso sceglie una linea di “presidenzialismo” puro, una linea che nemmeno il Berlusconi al massimo della forza elettorale e del potere ha mai osato interpretare fino in fondo (pur volendolo fortissimamente)?

Infine la risposta nega alla radice il ruolo stesso delle due assemblee, Camera e Senato.

In questo il Presidente inaugura una nuova stagione, quella dei massimi responsabili delle funzioni parlamentari che non credono al ruolo del Parlamento (pur a Costituzione vigente, che prevede il voto di fiducia) al punto che Fico evita accuratamente di riconoscergli uno spazio di manovra nell’eventuale crisi di governo.

Ma insomma, Presidente Fico, non eravate voi del M5S a tuonare dai banchi dell’opposizione nella scorsa legislatura contro i governi “imperiali” dell’odiato Renzi (oggi vostro alleato di maggioranza), in nome della centralità del Parlamento?

E che dire poi delle prerogative del Capo dello Stato, che si vede assegnato dalla Costituzione il compito di svolgere consultazioni al Quirinale proprio per capire se c’è una maggioranza pronta a sostenere un governo?

Non vi è infatti traccia negli interventi più critici (compresa l’intervista di Renzi a El Pais) di una messa in discussione della compagine politica, quindi come fa il Presidente Fico a ritenere che non vi sono “le condizioni” per proseguire?

Difendere gli attuali assetti di governo è più che legittimo, ma farlo a tutti i costi e negando l’evidenza un po’ meno.

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