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Così l’Italia osserva (meglio) la Terra. Il nuovo contratto per Cosmo-SkyMed

Gaetano Manfredi, Giorgio Saccoccia, Alessandro Profumo, Massimo Comparini e Luigi Pasquali. È stato firmato il contratto per l’estensione della seconda generazione di Cosmo-SkyMed, il sistema made in Italy per l’osservazione della Terra, il campo su cui l’Italia vuole ampliare la sua leadership europea, nonché quello con i ritorni più interessanti

Dal monitoraggio delle città al supporto nelle emergenze, dalla verifica sul patrimonio artistico alla lotta agli abusi edilizi. Per l’Italia arrivano nuovi (e precisi) occhi spaziali. Sono i nuovi satelliti della seconda generazione di Cosmo-SkyMed, il sistema tutto made in Italy, duale, per l’osservazione della Terra. Oggi, presso il quartier generale dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), è stato firmato il contratto per l’ampliamento del sistema, negli stessi giorni in cui, lo scorso anno, la seconda generazione debuttò in orbita con il suo primo satellite. La sigla, ha spiegato il presidente dell’Asi Giorgio Saccoccia, rappresenta “un evento cruciale per assicurare al Paese la continuità operativa di un’infrastruttura spaziale all’avanguardia mondiale”.

IL PROGRAMMA

Con il lancio entro il 2025 del terzo e quarto satellite (al centro del contratto odierno), Cosmo-SkyMed garantirà un’osservazione ancora più precisa rispetto alla prima generazione, in orbita con quattro satelliti da oltre dieci anni. Lo farà tramite avanzati radar ad apertura sintetica, capaci di indagare il nostro Pianeta a prescindere dalle condizioni atmosferiche e dall’alternanza tra il giorno e la notte. La costellazione è finanziata dall’Asi e dal ministero della Difesa. Quest’ultimo, nel documento programmatico pluriennale 2020-2022, prevede per il terzo e quarto satellite della seconda generazione con 75 milioni in quest’anno e circa 230 in tutto il triennio. Per il ministro Gaetano Manfredi, che ha assistito alla firma in video-conferenza, “Cosmo-SkyMed dimostra che, quando fa sistema, il Paese riesce a competere ai massimi livelli”. Per il titolare dell’Università e ricerca, il sistema satellitare “è esempio di come, nel campo delle tecnologie spaziali, l’Italia rappresenti un’eccellenza e resti alla frontiera della conoscenza e delle tecnologia.

LE APPLICAZIONI

La generazione in questione sarà più precisa della prima, capace di carpire spostamenti del terreno e delle infrastrutture a livello di centimetri. Come notato da Massimo Comparini, firmatario del contratto in qualità di amministratore delegato di Thales Alenia Space Italiana, le applicazioni sono innumerevoli. Spaziano dal monitoraggio delle città all’agricoltura di precisione, fino addirittura all’individuazione di abusi edilizi o al controllo del patrimonio artistico e culturale. Non a caso, già nel 2018 il Miur siglava un accordo con Asi e Cnr per mappare le scuole italiane e controllare “lo spostamento degli immobili al decimo di millimetro” proprio attraverso Cosmo-SkyMed. Lo scorso anno il sistema si propose per la verifica sui campanili di Venezia, nonché come perno di “una struttura nazionale permanente di analisi dei dati satellitari” da usare anche in forma preventiva.

PER UNA LEADERSHIP GLOBALE

A livello strategico, per l’Italia, la seconda generazione punta definire lo standard di prestazione per tutti i sistemi di osservazione radar dallo Spazio, consolidando un ruolo di leader a livello europeo e internazionale. Nella ministeriale dell’Agenzia spaziale europea (Esa) di Siviglia dello scorso anno, il nostro Paese scelse di investire nell’osservazione della Terra 495 milioni di euro, attestandosi quale secondo Paese contributore nei programmi sul campo, dominati da Copernicus, il sistema europeo basato sulle “sentinelle” spaziali. Per quest’ultimo nel giro di undici mesi sono già arrivati ritorni rilevanti con contratti all’industria italiana. Poggiano anche sulle capacità maturate con Cosmo-SkyMed.

IL RUOLO INDUSTRIALE

Il sistema rappresenta d’altra parte un condensato di eccellenze italiane. Thales Alenia Space, joint venture tra Thales (67%) e Leonardo (33%) è responsabile dell’intero programma. Guida un raggruppamento temporaneo d’impresa a cui partecipa anche la consorella (joint venture a percentuali investite) Telespazio, responsabile della progettazione e dello sviluppo del segmento di terra e della fornitura dei servizi di logistica integrata e operazioni. Leonardo contribuisce inoltre con equipaggiamenti per il controllo di assetto (gli avanzati “sensori stellari”) e con unità per la gestione e distribuzione di potenza elettrica. Partecipa poi e-Geos, partecipata tra Telespazio (80%) e Asi (20%), che ha il compito di commercializzare i dati di Cosmo-SkyMed in tutto il mondo.

LA FIRMA

Sono state tutte rappresentate alla firma odierna all’Asi. Per la Difesa c’era l’ammiraglio Giuseppe Abbamonte, direttore di TeleDife, la direzione di palazzo Baracchini che si occupa di tecnologie avanzate. Oltre a Comparini erano presenti gli ad di Telespazio Luigi Pasquali e di Leonardo Alessandro Profumo. La firma all’Asi “è un grandissimo e importantissimo risultato che ci tiene davanti nella frontiera delle realizzazioni industriali nel segmento dell’osservazione della Terra”, ha detto Pasquali. I satelliti in questione “sono tutti figli di idee nate da lontano – gli ha fatto eco Profumo – idee che continuano a rappresentare un elemento fondamentale del nostro patrimonio culturale e tecnologico”. E ora, ha aggiunto, “attraverso il Leonardo Labs e il nostro supercomputer, vogliamo allargare le nostre capacità di trattazione dei big data e dell’intelligenza artificiale”. Servirà anche a dare velocità all’elaborazione delle informazioni di Cosmo-SkyMed, così da dare rapidità all’intero processo decisionale in situazioni di emergenza.

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