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Unione bancaria, ecco perchè Bloomberg cita il caso Unicredit

La manina pubblica che ha spinto Mustier al passo indietro rivela una seconda verità. Le banche europee non hanno più fretta di condividere regole e rischi nell’ambito dell’unione bancaria, in tempi di pandemia meglio attaccarsi al proprio Paese. Il manager francese la pensava diversamente, per questo è saltato. Gli investitori, comunque, non sono tranquilli

Una spia si è accesa tra le banche d’Europa. Mentre a Bruxelles ci si affanna da mesi per completare quella unione bancaria che sembra sempre più lontana, il sistema del credito manda segnali che vanno nella direzione opposta: guai a condividere in toto regole e rischi, per gli istituti è tempo di rivendicare la nazionalità di appartenenza. Uno di questi segnali è arrivato da Unicredit, fresca di ribaltone al vertice dopo il passo indietro di Jean-Paul Mustier, complice lo zampino della politica del palazzo, propensa a un matrimonio con Mps. Anche a Bloomberg, tra le maggiori testate finanziarie al mondo, non sono sfuggiti i fatti di piazza Gae Aulenti, costati alla banca il 13% del valore del titolo in Borsa in meno di 48 ore.

Ma la posta in gioco è se possibile molto più pesante. C’è di mezzo il destino dell’unione bancaria oltre che, come sempre, il Covid. “Dopo una pausa di un anno, la zona euro sembra pronta a riprendere i colloqui sul completamento di una unione bancaria”, si legge in un editoriale odierno.” Il progetto – che include la creazione di un unico sistema di assicurazione dei depositi per tutti i finanziatori del blocco -rafforzerebbe la resilienza del sistema finanziario europeo. Nonostante tutte le buone intenzioni, tuttavia, lo spirito è cambiato”.

Che cosa è successo? Semplice, “La pandemia ha stimolato una nuova ondata di nazionalismo economico che ha travolto le banche”. Di cui Unicredit è un esempio lampante. Bloomberg parla addirittura di “colpo di Stato” in Unicredit, il quale mostra “come le banche guardino sempre più all’interno del proprio Paese piuttosto che abbracciare il progetto europeo di unione bancaria”. Il fatto è che il passo indietro di Mustier “ha confermato che il nazionalismo bancario è in aumento nella zona euro. Il francese aveva perseguito una strategia inversa e che gli era valsa pochi amici in Italia: guardare a possibili aggregazioni estere e risanare i conti dell’istituto”. Risultato?

“I politici italiani temevano che Mustier potesse cercare un accordo con la francese Sociéte Génerale: una tale fusione sarebbe stata un importante passo verso la creazione di un vero sistema bancario paneuropeo, ma avrebbe significato una perdita dell’influenza di Roma sulla nuova realtà post fusione”.

Insomma, da Unicredit un chiaro segnale all’Europa: la febbre dell’unione bancaria sembra essere passata, almeno per gli istituti. Ma forse non la vedono allo stesso modo gli azionisti di Unicredit, i quali, secondo Bloomberg, “ora temono che la banca finisca soggetta a un’influenza politica eccessiva, anche nei colloqui con Mps”, banca che nei desiderata del governo (azionista del Monte a mezzo Mef) dovrebbe andare in sposa proprio a Unicredit.

La conclusione è quasi scontata. “Nel complesso, la triste vicenda di Unicredit rafforza la sensazione che la zona euro non sia pronta per un’unione bancaria”.


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