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Ecco perché l’Italia aderisce a EastMed (che è molto più di un gasdotto)

L’intreccio tra Egitto e Italia svolgerà un ruolo primario nei lavori del Forum anche alla luce del rafforzamento del sistema di sicurezza energetica nel Mediterraneo, strategico per gli equilibri geopolitici nell’intera macro area che va da Gibilterra agli Urali

Anche l’Italia entra ufficialmente a far parte dell’East Mediterranean Gas Forum (Emgf), nato al Cairo il 22 settembre scorso. Il Consiglio dei ministri ha ratificato lo Statuto del Forum con l’obiettivo di creare un dialogo strutturato e un coordinamento stabile fra i Paesi del Mediterraneo orientale, che sono a vario titolo produttori, consumatori e vie di transito per il gas naturale. In sostanza si tratta di un braccio operativo internazionale che permetterà agli aderenti di ricavare il massimo beneficio economico dai giacimenti di gas esistenti e che saranno trasportati dal gasdotto Eastmed.

EMGF

Il Forum, che vanta il sostegno della Commissione europea e della World Bank, acquista lo status di organizzazione internazionale proprio dopo l’entrata in vigore dello Statuto. È una sorta di Opec del gas mediterraneo, creata per coordinare le policies di Italia, Egitto, Grecia, Cipro, Israele, Giordania e Autorità palestinese sorte attorno ai nuovi giacimenti presenti nel Mare Nostrum, che troveranno plastica attuazione nel gasdotto Eastmed. Si pone inoltre l’obiettivo di stimolare la cooperazione fra Paesi produttori, acquirenti e di transito, con una particolare attenzione al coinvolgimento dell’industria del gas e del settore privato. Il Forum è sostenuto tecnicamente da un Gruppo di Lavoro chiamato Giac composto dalle maggiori imprese dei 7 Paesi, come le nostre Eni, Saipem e Snam.

Per Snam, inoltre, si tratta di una interlocuzione di primissimo piano, essendo già partner con la realtà greca Desfa che si è aggiudicata oggi il nuovo terminale di gas naturale liquefatto della società statale kuwaitiana Kipic. L’elevata specializzazione e il know-how di Desfa e degli azionisti di Snam ed Enagás, che congiuntamente forniranno i loro servizi, hanno contribuito in modo determinante alla realizzazione del progetto.

ROMA&CAIRO

Il Forum è stato avviato materialmente dall’Egitto che ha voluto imprimergli un marchio ad hoc: ovvero la prima realtà internazionale dedicata al rafforzamento della cooperazione nel settore del gas nel Mediterraneo orientale. Inoltre l’intreccio tra Egitto e Italia svolgerà un ruolo primario nei lavori del Forum anche alla luce dell’altro significativo obiettivo: il rafforzamento del sistema di sicurezza energetica nel Mediterraneo, strategico per gli equilibri geopolitici nell’intera macro area che va da Gibilterra agli Urali.

STRATEGIE DEL GAS

Interessante tema di dibattito del Forum sarà certamente quello relativo agli effetti della crisi economica data dalla pandemia, che sta provocando il calo della domanda storica di petrolio e gas, accanto all’altro tema dei prezzi globali del gas che si sommano ai costi elevati dei singoli progetti di gas offshore a Cipro, Grecia e Israele. Sullo sfondo lo scenario di tensioni nel Mediterraneo orientale, dettate dalle rivendicazioni turche circa presunti diritti di trivellazione che preoccupano sia gli investitori che gli operatori del settore.

EASTMED

Il gasdotto Eastmed riveste un ruolo strategico per ragioni di carattere economico e geopolitico. Al momento è l’opzione che porta i maggiori vantaggi economici e politici al trasporto di gas dal Mediterraneo orientale all’Europa, così come si evince da una serie di paper tecnici realizzati per conto della società Poseidon, che gestisce il progetto, con una partecipazione alla pari al 50% della greca Depa e della italiana Edison.

Il gasdotto avrà il record della lunghezza, 1300 chilometri, e verrà suddiviso in undici sottosezioni. Il suo alfa sarà un’unità galleggiante di stoccaggio e scarico a una profondità di circa 1.800 metri nella zona industriale di Vasilikos a Cipro. Secondo step sarà il gasdotto sottomarino da Cipro alla parte orientale dell’isola di Creta orientale da 734 km e poggiato alle massime profondità marine fino ad oggi fatte registrare da 2.960 metri; a seguire ecco il gasdotto sottomarino da Creta al Peloponneso meridionale, lungo 422 chilometri, che giunge ad Achaia e quindi nel golfo di Patrasso, con una conduttura interna di circa 245 km. In seguito l’approdo in Italia. Il tutto verrà accompagnato da centri di sorveglianza, sistemi di telecomunicazione e controllo remoto, oltre che dal monitoraggio costante realizzato congiuntamente anche dalle forze armate dei tre Paesi.

BALCANI

Inoltre il minimo comun denominatore di Grecia, Israele, Cipro e Bulgaria è la trasformazione dei Balcani nella nuova strada del gas con Tel Aviv e Nicosia a fare da propulsori (per la presenza dei nuovi giacimenti) e Grecia e Bulgaria da vettori per via del contemporaneo passaggio di Tap e Tanap. Una prospettiva che vede il sostegno della Casa Bianca che ha stimolato da un biennio una serie di meeting tematici in tutti i Paesi coinvolti al fine di analizzare trend e future alleanze.

ISRAELE

Egitto sì, ma anche e soprattutto Israele è il nuovo centro nevralgico nel dossier Eastmed. Il potenziale nel mercato egiziano è infinito, come osservato nei mesi scorsi da Yossi Abu, Ceo di Delek Drilling LP l’azionista di maggioranza nel bacino del Leviatano. È da tale consapevolezza che passa la nuova strategia di Israele per esportare più gas, con l’obiettivo ormai non più celato di vendere in Egitto ben più dei 15 miliardi di dollari concordati nel 2018. Un dossier, quello energetico, che è cartina di tornasole delle policies di Tel Aviv, poggiate essenzialmente su due gambe: in primis economica, con i possibili introiti già citati e in seguito geopolitica.

Tel Aviv infatti è consapevole di poter incassare forti dividendi politici dal nuovo vettore, perché di fatto crea un collegamento fisico con l’Europa continentale: è la ragione per cui guida il nuovo quadrumvirato del gas con Egitto, Cipro e Grecia anche al fine di cambiare volto alla leadership mediterranea.

twitter@FDepalo


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