Le tensioni nel Mediterraneo orientale si traducono in un raddoppio del budget militare di Atene. Per il 2021 avrà a disposizione 5,5 miliardi, tutti da spendere per il confronto con la Turchia. Confermato anche l’asse con Parigi (per 18 Rafale), sebbene la Grecia continui a rivolgere uno sguardo speranzoso all’alleato americano
Nella notte di ieri il Parlamento di Atene ha approvato il raddoppio al bilancio della Difesa per il 2021 proposto dal primo ministro Kyriakos Mītsotakīs, raggiungendo la cifra di 5,5 miliardi. Si tratta di un aumento del 57% rispetto a quanto stanziato nel 2019. L’incremento dei fondi rappresenta per Atene uno sforzo finanziario notevole, date le fragilità del sistema economico ellenico, ulteriormente aggravate dal Covid-19. Non sono, infatti, mancate le critiche dell’opposizione alla scelta del governo di aumentare le spese militari, soprattutto dato il previsto calo del Pil del 10,5% e il contestuale aumento del rapporto deficit-Pil al 208,9%.
MARI CONTESI
L’aumento dei fondi da destinare al comparto Difesa nonostante le difficoltà testimonia l’elevato livello di preoccupazione raggiunto dal Paese rispetto all’atteggiamento provocatorio della Turchia di Recep Tayyip Erdoğan. Negli ultimi anni Ankara ha assunto una posizione decisamente assertiva nello scacchiere orientale del Mediterraneo, con l’obiettivo di incrementare la propria influenza sull’intera regione. La Sublime porta ha anche dimostrato una scarsa considerazione per il rispetto dei confini marittimi consolidati, come dimostrato dalla sottoscrizione dell’accordo con la Libia sulle delimitazioni delle Zone economiche esclusive (Zee). L’accordo, collegando tra loro la costa meridionale anatolica e la Libia, crea un vero “corridoio turco” tra i due Paesi, con l’ulteriore effetto di spezzare la contiguità marittima tra Grecia e Cipro. La mai sopita “questione di Cipro” è tornata al centro delle tensioni regionali, in particolare dopo la scoperta degli importanti giacimenti di gas naturali nelle acque introno all’isola. Le campagne esplorative turche per lo sfruttamento di queste risorse sottomarine si sono più volte scontrate (anche fisicamente) con le resistenze di Atene: le confrontazioni tra unità navali elleniche e turche si sono susseguite nel tempo e non si prevede che termineranno nel breve periodo. In tal senso Mītsotakīs è stato netto: “Il dialogo con la Turchia potrà iniziare solo dopo la cessazione delle provocazioni”.
LA DILPOMAZIA ELLENICA
Atene non è rimasta a guardare, denunciando più volte l’atteggiamento assertivo e provocatorio di Erdoğan, sia in sede europea che atlantica. Se da una parte le rimostranze elleniche sono state accolte con cautela dai principali Partner europei, maggiore sponda è stata data al Paese dagli Stati Uniti, estremamente preoccupati per la crescente intesa tra Turchia e Mosca. In particolare, l’acquisto da parte della Turchia dei sistemi missilistici russi S-400, hanno spinto Washington a disporre, due giorni fa, delle sanzioni contro la Presidenza delle industrie della difesa, l’organo che si occupa del procurement militare turco. Accanto agli Stati Uniti, i greci hanno aumentato anche il livello di engagement diplomatico con gli altri Paesi del Mediterraneo orientale preoccupati dell’espansionismo turco: Egitto, Israele, e Cipro. Questi Paesi formano inoltre il gruppo principale, insieme all’Italia, dell’EastMed Gas Forum (Emgf), il blocco di produttori di gas del Mediterraneo orientale che si propone di regolare lo sfruttamento delle risorse energetiche della regione e dal quale Ankara è al momento esclusa.
IL RAFFORZAMENTO MILITARE DI ATENE
Accanto alla diplomazia, con la decisione di ieri notte, la Grecia ha dimostrato la sua decisione di essere pronta a raccogliere le provocazioni turche anche sul campo militare. L’incremento del budget per la Difesa si accompagna all’intesa raggiunta con il governo francese per l’acquisto di 18 caccia Rafale, il cui contratto verrà formalizzato la settimana prossima con la visita del ministro delle forze armate francese Florence Parly. Accanto ai caccia transalpini, il piano greco, così come enunciato dallo stesso Mītsotakīs già lo scorso settembre alla Fiera internazionale di Salonicco, prevede l’acquisto di quattro nuove fregate (probabilmente le Fremm classe Aquitaine francesi, anche se il governo di Atene ha dimostrato interesse per le Lcs Made in Usa) e della rispettiva componente elicotteristica, oltre naturalmente a siluri e missili per potenziare le attuali dotazioni della Polemikó naftikó. Anche l’aeronautica sarà coinvolta nel generale processo di potenziamento delle forze, con la modernizzazione dell’attuale flotta di F-16, da effettuare in collaborazione con la statunitense Lockheed Martin. Con l’aumento dei fondi per le forze armate, è anche previsto l’aumento del personale militare di 15mila unità. Il processo generale dovrebbe prendere piede già nel 2021 e concludersi in massima parte nel 2027.