La linea del leader leghista è nota: ci fu “piena adesione” di tutto il governo alla strategia di attendere un accordo sulla redistribuzione dei migranti prima del loro sbarco. Il giudice interrogherà anche Lamorgese, Di Maio e l’ambasciatore presso l’Ue Maurizio Massari. Il punto di Stefano Vespa
Quando il gup di Catania Nunzio Sarpietro decise di ascoltare come testimoni il presidente del Consiglio e alcuni ministri del primo governo Conte nelle udienze preliminari del caso Gregoretti, sembrò possibile se non probabile che la strada per Matteo Salvini sarebbe stata in discesa. Nell’accusa di sequestro di persona a danno di 131 migranti, sbarcati il 31 luglio 2019 ad Augusta (Siracusa) da quella nave della Guardia costiera, tutto ruota intorno alla responsabilità della decisione di ritardarne lo sbarco in attesa di un accordo sui ricollocamenti, se cioè fu una decisione di tutto il governo o solo dell’allora ministro dell’Interno. Se poi Danilo Toninelli, che era ministro delle Infrastrutture e Trasporti per il Movimento 5 stelle, in aula dice addirittura di non ricordare di aver firmato il divieto di ingresso, transito e sosta sul successivo caso della nave Open Arms come gli ha contestato l’avvocato Giulia Bongiorno, è evidente che la difesa leghista guadagna qualche punto.
LA LINEA DIFENSIVA
La linea del leader leghista è nota da tempo: come nel precedente caso della nave Diciotti, anche in quello della Gregoretti ci fu “piena adesione” di tutto il governo alla strategia di attendere un accordo sulla redistribuzione dei migranti prima del loro sbarco. La differenza, come ha ricordato l’avvocato Bongiorno, sta nel fatto che nel caso Diciotti il Movimento 5 stelle votò contro l’autorizzazione a procedere per Salvini perché erano nello stesso governo mentre in quello Gregoretti votò a favore perché era già nato il Conte II: “In Parlamento hanno deciso di fare un processo politico”. Il legale ha precisato che al gup è stata inviata una documentazione “parziale e lacunosa” perché i ministeri interessati non hanno mandato quella relativa agli scambi di email e comunque alle interlocuzioni tra i ministri, materiale che invece Bongiorno aveva ottenuto nei mesi scorsi nell’ambito di indagini difensive.
DECISIONI COLLEGIALI
Assente il presidente del Consiglio, che sarà interrogato a Palazzo Chigi il 28 gennaio, il gup ha ascoltato anche l’ex ministro della Difesa Elisabetta Trenta che non ha voluto giornalisti in aula. Sia Salvini che Bongiorno riferendone brevemente le parole ne hanno riconosciuto la correttezza perché, non essendo direttamente responsabile della gestione degli sbarchi, chiese solo che venissero garantiti i diritti dei migranti. L’avvocato, all’epoca ministro della Pubblica amministrazione, ha ricordato che alle lunghe riunioni per decidere ricollocamenti e sbarchi partecipavano Conte, Salvini, Toninelli, il ministro degli Esteri, Enzo Moavero, e Luigi Di Maio quale vicepresidente del Consiglio. Dunque, decisioni collegiali. Da ciò deriva “l’imbarazzo” per i “non ricordo” di Toninelli che, fuori dall’aula, ha attribuito a Salvini l’unica responsabilità perché l’assegnazione del porto sicuro spetta al ministero dell’Interno.
LE AMMISSIONI DI CONTE
Salvini ha ripetuto di essere orgoglioso di quanto fatto riferendo al giudice i numeri tra il 2018 e il 2019: un calo del 55% dei dispersi in mare (757 anziché 1.694), il quasi azzeramento dei cadaveri recuperati (4 anziché 83) e il calo dell’80% degli sbarchi. Agli atti la difesa ha depositato il video nel quale Conte affermò in una conferenza stampa che si trattava di scelte condivise: Salvini ne ha ricordato il passaggio nel quale il presidente dice che “noi” abbiamo lavorato per i ricollocamenti e per consentire “poi” lo sbarco. Il gup Sarpietro nei mesi scorsi ha raccolto il materiale di decine di sbarchi degli anni scorsi e la difesa di Salvini porterà come esempio anche il caso della nave Ocean Viking risolto il 29 ottobre 2019 (con Luciana Lamorgese al Viminale) dopo 10 giorni in mare.
A GENNAIO IL CASO OPEN ARMS
Sul caso Gregoretti il giudice interrogherà, oltre a Conte, anche Lamorgese, Di Maio e l’ambasciatore presso l’Unione europea, Maurizio Massari. Al 9 gennaio invece è stata rinviata l’udienza del gup di Palermo sul caso Open Arms nel quale Salvini è accusato di sequestro di persona e abuso di atti d’ufficio. Quel caso è diverso perché cominciò e finì a cavallo della crisi di governo dell’agosto 2019: da un’azione di governo collegiale finì con Salvini isolato anche nei provvedimenti. Una vicenda più ingarbugliata della Gregoretti.