Skip to main content

Se Gualtieri rilancia l’asse con Parigi sulla Web tax. E Biden…

Il ministro Gualtieri promette: il G20 rilancerà la web tax con la Francia. Ma le recenti mosse di Parigi contro le Big Tech hanno già fatto storcere il naso a molti a Washington. È la scelta giusta?

Da pochi giorni l’Italia ha preso il testimone della guida del G20 dall’Arabia Saudita. Ambiente, ricchezza, sviluppo sostenibile, energia, Africa: questi i temi della presidenza italiana raccontati su Formiche.net da Pietro Benassi, consigliere diplomatico del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Ad aggiungere un obiettivo ci ha pensato il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri: “Il rilancio del negoziato” sulla web tax e sulla tassazione minima a livello globale delle imprese.

Il numero uno del Tesoro è intervenuto ieri alla chiusura dei lavori della terza edizione dei Dialoghi Italo-francesi per l’Europa promossa dalla Luiss e dall’università parigina Sciences Po, in collaborazione con The European House Ambrosetti. Assieme a lui, l’omologo francese Bruno Le Maire con il quale ha voluto rilanciare l’asse Roma-Parigi dopo l’incontro della scorsa settimana nella Capitale: obiettivi e ambizioni sono comuni, dal Next Generation Eu fino alla web tax. Ora più che mai, ha spiegato un altro politico dem presente all’evento, il commissario europeo Paolo Gentiloni, “rafforzare i rapporti Italia-Francia significa creare un rapporto stabile e fecondo, decisivo per l’equilibrio necessario nelle prossime tappe dell’integrazione europea”.

Nello specifico della web tax Gualtieri ha confermato il sostegno a Le Maire auspicando che “con l’impulso della presidenza italiana si possa arrivare a un accordo nell’ambito Ocse con il sostegno di tutti i membri dell’Ue per una giusta tassazione dei colossi del digitale”.

La recente scelta di Parigi di rompere gli indugi e iniziare a battere cassa alle Big Tech ha fatto storcere il naso a molti negli Stati Uniti. Una mossa “non saggia”, l’ha bollata su Twitter Anthony Luzzatto Gardner, ambasciatore statunitense all’Unione europea tra 2014 e il 2017, e fedelissimo dell’ex presidente Barack Obama. “Meglio collaborare con l’amministrazione entrante per trovare una risposta globale all’Ocse”, ha aggiunto. “Questa mossa infiamma gli animi e complica” la strada verso “una soluzione”. E se a questo aggiungiamo due elementi, cioè le preoccupazioni a Washington per il sovranismo digitale europeo e il rapporto del presidente-eletto Joe Biden e della sua vice Kamala Harris con i colossi della Silicon Valley, viene da domandarsi se mettersi in scia alla Francia sia la scelta giusta.


×

Iscriviti alla newsletter