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Huawei Italia si prepara al 2021 con un nuovo ad (e non solo)

Huawei Italia cambia amministratore delegato, una mossa che rivela la volontà cinese (di aziende 5G e diplomazia) di cambiare registro abbandonando le campagne aggressive di lobbying. Occhi puntati sui 48 miliardi del Recovery Fund

Dopo il difficile 2020, Huawei Italia ha deciso che è tempo di cambiare. Al quartier generale di Shenzhen non pare essere piaciuta la gestione di Thomas Miao. Dopo tre anni alla guida di Huawei Italia, l’amministratore delegato — in questi ultimi mesi tenuto al riparo dai riflettori — è stato spostato in Canada. Al suo posto arriverà a gennaio Wilson Wang, che ha alle spalle una lunga esperienza in mercati difficili come quello egiziano. A rivelarlo è Repubblica, che sottolinea come il nuovo manager sia “determinato a migliorare la posizione del colosso cinese” del 5G “in Italia”.

La scelta di un nuovo amministratore delegato è “la prima mossa” di Huawei Italia, continua il quotidiano diretto da Maurizio Molinari, che sottolinea come siano in particolare le scelte di Tim, guidata da Luigi Gubitosi, ad allarmare il colosso cinese. L’obiettivo del nuovo manager è “recuperare la linea di fiducia nel nostro Paese e restituire a Huawei il ruolo di partner chiave del governo di Roma” dopo gli sforzi di quest’ultimo, su input statunitense, per tenere i fornitori cinesi ai margini della nuova rete 5G.

Ma l’uscita di scena di Miao non è l’unica scelta di Huawei per l’Italia. “La casa madre potrebbe anche decidere di cambiare il presidente dell’Italia Luigi De Vecchis”, scrive Repubblica. E non solo: “La diplomazia si sta facendo sentire”, con l’ambasciatore cinese Li Junhua che continua a dialogare con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, nel marzo dell’anno scorso firmatario del Memorandum d’intesa sulla Via della Seta.

Come dimostrano l’arrivo del nuovo manager e le sue esperienze pregresse, l’Italia è ormai percepita da Huawei come un mercato difficile. Lo confermano a Formiche.net fonti vicine all’azienda, che invitano a prepararsi a un 2021 battagliero da parte dell’ambasciata cinese a Roma e dei colossi del 5G accusati di spionaggio dagli Stati Uniti e dall’intelligence italiana. Il discorso vale per Huawei quanto per Zte, che è finita recentemente sotto la scure governativa del Golden power che, come rivelato da Formiche.net, ha imposto lo stop a un accordo di fornitura a Fastweb.

Il cambio alla guida di Huawei Italia è probabilmente solo il primo elemento di una nuova strategia. Basta campagne aggressive, come per esempio quella dell’ambasciatore “lupo guerriero” Li Junhua corso anche recentemente in difesa del 5G cinese. Avanti con campagna di influenza più soft. Basti pensare che nelle scorse settimane Zte ha prima sponsorizzato la kermesse 5G Italy assieme a Huawei (ospiti diversi ministri del governo Conte II); poi ha organizzato un convegno sul 5G (con diversi parlamentari e Mirella Liuzzi, sottosegretario al Mise con delega al 5G del Movimento 5 Stelle) durante il quale la questione sicurezza è rimasta ai margini (sollevata soltanto dagli esponenti dell’opposizione, tra cui Adolfo Urso di Fratelli d’Italia, vicepresidente del Copasir) mentre Hu Kun, presidente Western Europe e ceo Zte Italia, lamentava “l’abuso dello strumento golden power”.

Tempismo non casuale: con la transizione in corso alla Casa Bianca, i colossi cinesi stanno aumentando il pressing sul governo italiano, che — circostanza non da sottovalutare — litiga sui fondi europei, di cui 47 miliardi di euro destinati al digitale. Qualche giorno fa descrivevamo questa come un’occasione propizia per un nuovo blitz. Occasione ghiotta, a tal punto da consigliare un nuovo spartito.



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