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Israele torna al voto. Un terzo incomodo tra Bibi e Gantz

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Il governo israeliano cade sulla legge di bilancio. Netanyahu in calo nei sondaggi, Gantz in crisi: spunta Gideon Saar, ex Likud critico verso Bibi, che punta a diventare l’uomo nuovo alla Knesset

Sarà di nuovo “Bibi contro tutti” per la quarta volta in due anni? La crisi di governo che già si fiutava a inizio mese ha fatto cadere il governo di coalizione che da soli sette mesi era al timone in Israele. La Knesset si è dissolta e il prossimo 23 marzo si tornerà alle urne.

NEGOZIATI NAUFRAGATI

Il patto fra rivali —il primo ministro Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Benny Gantz — per superare lo stallo e dare allo Stato ebraico un esecutivo in tempi di coronavirus si è rotto. I negoziati sulla legge di bilancio (legata alla “rotazione” alla guida tra i due dell’esecutivo a novembre dell’anno prossimo come previsto dagli accordi di coalizione e alle garanzie richieste da Netanyahu, che è a processo per corruzione, sulla giustizia) sembravano aver superato lo stallo. Ma le resistenze interne a Blu e bianco, il partito di Gantz, hanno convinto l’ex capo di Stato maggiore delle Forza armate ad abbandonare i tavoli delle trattative.

MISURE “AD INTERIM”

In attesa del voto i ministri stanno lavorando su un pacchetto di misure finanziarie “ad interim” per coprire i costi della prossima stagione di campagna elettorale e fornire al governo di transizione maggiore flessibilità finanziaria nei tre mesi precedenti la probabile data delle prossime elezioni.

VERSO LE URNE

La corsa al voto è già iniziata con le reciproche accuse di non aver rispettato i patti. Ma come racconta Axios.com, la situazione non è rosea per nessuno dei due: Gantz non è più percepito come l’uomo in grado di essere un’alternativa a Netanyahu (requisito fondamentale per chi voglia aggregare le forze politiche che da anni cercano di spodestare il premier); e Bibi sta facendo registrare un calo nei sondaggi e avrebbe preferito elezioni in estate per capitalizzare la campagna vaccinale oltre che gli accordi di pace e normalizzazione con i Paesi arabi.

IL TERZO INCOMODO

Così tra i due sta spuntando un terzo incomodo, Gideon Saar, “che potrebbe cambiare la mappa politica di Israele”, scrive la testata americana. Ex ministro dell’Interno, Saar ha annunciato due settimane fa l’uscita dal Likud viste le tensioni con Netanyahu (da cui già era stato sconfitto 72,5% a 27,5% nelle primarie di partito di un anno fa) e ha annunciato la nascita di Nuova speranza.

I SONDAGGI

I sondaggi danno Gantz poco sopra la soglia di sbarramento, il Likud primo partito e Nuova speranza a 19 seggi. Come nelle ultime tre tornate elettorali, la soglia di 61 seggi per la maggioranza appare lontana per tutti. Ma a dimostrare quanto Netanyahu sia ancora al timone del Paese, anche Saar si presenta come l’anti-Bibi ma non escludere di formare un governo con lui. Forse a suggerirglielo sarà stata la situazione nei sondaggi di Gantz, che invece quella promessa l’aveva fatta a tal punto da trovare sostenitori anche nei partiti arabi.



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