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La via del Cane a sei zampe. Ecco come e perché Eni guarda alla Cina

Un memorandum of understanding per entrare nelle maglie (strette) del mercato energetico cinese e crescere in Asia. Cosa c’è dietro il nuovo accordo fra Eni e la Cina e perché può cambiare le carte in tavola del mondo oil&gas

Dall’Atlantico al Mediterraneo, e ora la Cina. Eni cresce e diventa sempre più una realtà globale. La riprova questo mercoledì, con la firma di un Memorandum of Understanding (Mou) sulla cooperazione energetica fra il direttore generale dell’International Cooperation Center della National Development and Reform Commission (Icc-Ndrc) Huang Yong e l’ad di Eni Claudio Descalzi.

Nella sede dell’ambasciata italiana a Pechino, alla presenza dell’ambasciatore Luca Ferrari e in occasione del Comitato governativo Italia-Cina, l’intesa che pone le basi per la scalata del cane a sei zampe nel mercato energetico cinese. Il Mou delinea un quadro di cooperazione per favorire iniziative fra Eni e le controparti “lungo l’intera catena di valore dell’energia in Cina e a livello internazionale”, scrive l’azienda in un comunicato.

Un passo significativo per il campione italiano dell’energia, che certifica una presenza sempre più solida nell’Ex Celeste Impero e segue l’apertura recente del nuovo ufficio di rappresentanza di Eni a Pechino. L’intesa arriva a margine dell’incontro (virtuale) fra il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e l’omologo cinese Wang Yi durante la videoconferenza la X sessione plenaria del Comitato Governativo Italia-Cina.

Un vis-a-vis cui hanno partecipato più di 50 delegati in rappresentanza delle amministrazioni cinesi e italiane. Obiettivo: aprire le maglie del mercato cinese al mondo imprenditoriale italiano ma anche lanciare cooperazioni in mercati terzi, con un occhio fisso agli standard di sostenibilità finanziaria, ambientale e sociale.

Esulta Di Maio, che ha lavorato alla cornice dell’intesa già nei precedenti incontri con Wang, “La crescente apertura dei nostri mercati, a condizioni bilanciate e di reciprocità, così come la definizione e il rispetto di regole chiare e trasparenti, sono i presupposti per espandere e migliorare la collaborazione tra i nostri operatori economici, le nostre imprese, i nostri investitori, creando occupazione e ricchezza in entrambi i Paesi”.

Nell’accordo fra Eni e Icc-Ndrc, spiega una nota della compagnia, si proseguirà il lavoro di Eni per la transizione alle energie rinnovabili. “Alla luce del comune obiettivo di sviluppo sostenibile e transizione energetica verso la decarbonizzazione, le Parti approfondiranno potenziali opportunità di collaborazione focalizzandosi su fonti energetiche a basse emissioni di carbonio, tecnologie avanzate e iniziative di economia circolare”.

Da tempo Eni ha iniziato a investire nel mercato cinese. I numeri del 2019 confermano un trend in crescita: una produzione di petrolio e condensati da 1 milione di bbl e di idrocarburi da 1 milione di boe. Il gigante italiano è presente soprattutto nell’offshore meridionale del Paese con attività di esplorazione e produzione, di estrazione del petrolio per il mercato interno così come di gas, vendendo l’intera fornitura all’azienda di Stato China National Offshore Oil Cooperation (Cnooc).



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