Accolti per acclamazione, i quattro eurodeputati dei Cinque Stelle fuoriusciti entrano nei Verdi. Ora la strada del Movimento per trovare un partito in Ue si fa più in salita. Dai socialisti ai macroniani, ecco una via d’uscita possibile
Uno strappo tira l’altro. Mentre a Roma il Movimento Cinque Stelle prova a fatica a tenere nei ranghi le sue truppe sul voto per la riforma del Mes, in Ue si consuma l’addio definitivo dei quattro eurodeputati della fronda ambientalista. I Verdi europei hanno accolto “per acclamazione” Ignazio Corrao, Eleonora Evi, Rosa D’Amato e Piernicola Pedicini”, fanno sapere su twitter, “Non vediamo l’ora di lavorare con voi su giustizia sociale, diritti umani e politica climatica”.
Una settimana fa l’annuncio dell’addio. Da tempo i quattro europarlamentari votavano in dissenso con i colleghi e più volte si erano ritrovati fianco a fianco della delegazione verde. Corrao, veterano del Movimento sin dai tempi dei meet-up e amico di vecchia data di Alessandro Di Battista, era stato sospeso a giugno dai probiviri insieme a D’Amato e Pedicini per aver votato contro la risoluzione per gli aiuti sul Covid-19 ad aprile a causa del riferimento al Mes.
Non si tratta di un accordo incondizionato. Ai quattro scissionisti sono state chieste nero su bianco forti garanzie. Una su tutte: quella di essere indipendenti da Di Battista e di non voler silurare il governo Conte. Non a caso il co-portavoce belga dei Verdi Philippe Lamberts ha voluto inviare un pizzino a Roma in conferenza stampa: “Non vogliamo destabilizzare la situazione politica in Italia, né aumentare il potenziale di caos. Chi desidera votare” per una forza ecologista “non vuole che destabilizziamo questo governo”.
Il passaggio nel gruppo Verde era atteso da tempo, ma non scontato. Se infatti la delegazione tedesca nel partito ha sempre espresso parere favorevole a una loro ammissione, più cauto si era mostrato nelle scorse settimane Lamberts. Con l’arrivo di Corrao&Co, è il ragionamento che lo ha tentato in questi giorni, si chiude infatti definitivamente qualsiasi trattativa con l’altro Movimento.
Quello ufficiale, che consta di dieci eurodeputati (guidati da Fabio Massimo Castaldo e Tiziana Beghin) e, ad oggi, è in cerca di una famiglia politica europea, senza la quale non può toccare palla nel procedimento legislativo. Anche per questo era stata cercata ultimamente, tramite sherpa, un’interlocuzione con Luigi Di Maio, che non ha avuto seguito.
Lamberts ostenta sicurezza e lascia socchiusa la porta: “Resta aperta, ma i problemi che abbiamo con il M5S non sono stati risolti completamente”. Il timore delle sirene Verdi serpeggia nel gruppo pentastellato. Nel mirino, fra gli altri, accusano, c’è Laura Ferrara, che con i Verdi ha votato in sintonia sul voto per la Politica agricola comune. “Siamo compatti, non ci riescono”, spiega uno di loro a Formiche.net.
Ora la strada per i Cinque Stelle in Ue si fa un po’ più impervia. Restano solo due alternative. Da una parte i socialisti, per cui avrebbe offerto i suoi buoni uffici il presidente del Parlamento europeo del Pd David Sassoli. Dall’altra i liberali. Non quelli di Alde e Guy Verhofstadt, con cui erano già naufragati i negoziati due anni fa, ma quelli del gruppo macroniano di Renew Europe. Dopo quella francese, i grillini italiani potrebbero rappresentare la seconda delegazione della compagine.