Il presidente dello Iai: “Credo che la cosa più importante sia l’unità conservata dall’Europa lungo tutto l’arco di questi faticosissimi quattro anni. Attenzione ai regolamenti sui giganti Usa del web: un Regno Unito battitore libero non so se incontrerà i favori di Washington”
Un accordo è meglio di un non accordo, confida a Formiche.net l’Ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, presidente dello Iai, ma è chiaro che andranno valutati nei dettagli molteplici aspetti connessi all’accordo raggiunto sulla Brexit come la difesa, la cyber sicurezza e il rapporto con il giganti americani del web. Una cosa però è certa: “Le immagini che nei giorni scorsi abbiamo visto per colpa del Covid, con file di tir sulla Manica, potrebbero ripresentarsi nuovamente a quelle frontiere terresti, marittime e aeronavali che prima non facevano registrare quei controlli.”
La Brexit è un compromesso di facciata o un accordo soddisfacente?
Intanto possiamo dire, anche senza avere letto nel dettaglio tutte le disposizioni della complessa intesa (più di milleduecento pagine), che un accordo è meglio di un non accordo. Un divorzio senza accordo sul futuro delle relazioni bilaterali sarebbe stato un evento traumatico per tutti, soprattutto per il Regno Unito. Il mio è pertanto senz’altro un giudizio positivo, anche perché, per come è stato scritto, l’accordo lascia aperta la possibilità di una interpretazione evolutiva su alcuni aspetti che potranno essere definiti in una fase successiva. In altre parole ritengo che sulla base di questo accordo sarà possibile avviare una evoluzione positiva delle future relazioni tra la Ue e il Regno Unito.
Come impatterà la Brexit su un settore chiave come la sicurezza?
É un tema centrale. Nell’accordo figurano disposizioni piuttosto dettagliate e significative sulla cooperazione in materia di giustizia e affari interni, che in qualche modo hanno un impatto sulla sicurezza. Vi è poi un capitolo intero dedicato alla collaborazione in materia di cyber-security. Ma andrà ancora valutato se e in che misura l’accordo avrà conseguenze sulla politica estera a sulla difesa.
L’immagine dell’Europa che frutti raccoglie da questo accordo?
Credo che la cosa più importante sia l’unità che l’Unione europea è riuscita a mantenere lungo tutto l’arco di questi faticosissimi quattro anni, dal giorno del referendum all’accordo. Si era temuto, anche a fronte di un’offensiva che era stata avanzata da parte britannica all’insegna del “divide et impera”, che l’Europa si potesse dividere. Invece su questo terreno, sia nella fase di negoziato sull’accordo di recesso, che nella fase che ha portato all’accordo sul futuro delle relazioni, l’Ue è stata molto compatta. Un aspetto positivo che vale la pena di sottolineare.
E da domani?
Molto dipenderà da come evolverà il rapporto futuro anche perché non tutto si può definire nei minimi dettagli. Credo che però ci siano le basi per un buon rapporto cooperativo con il Regno Unito, che ha dichiarato di non voler far parte dell’Ue ma di volere rimanere un Paese europeo impegnato a sviluppare con la Ue relazioni amichevoli e cooperative. Per cui, al netto di una vicenda comunque traumatica, l’Europa ne esce bene.
L’esito positivo del negoziato è un assist per Joe Biden e per i primi passi della sua amministrazione?
Trump aveva sposato la causa della Brexit ed aveva fatto di quel sostegno al divorzio del Regno Unito dalla UE un asse della sua linea nei confronti dell’Europa. Trump, che non ha mai nascosto la sua ostilità nei confronti della UE, vedeva nella Brexit un elemento di indebolimento di una Unione per la quale non aveva particolari simpatie. Non va dimenticato che uno dei suoi primi clamorosi atti dopo il suo insediamento alla Casa Bianca, fu quello di invitare Theresa May a Washington, per rallegrarsi per l’esito del referendum e per offrire al Governo britannico la prospettiva di una relazione bilaterale privilegiata. Biden ha un atteggiamento molto diverso verso l’Ue e l’esito del negoziato sarà il benvenuto anche da parte della nuova amministrazione Usa.
Come si posizionerà il Regno Unito nel dopo Brexit su temi specifici come i servizi e i mercati digitali?
Siamo all’inizio di un nuovo ciclo e quindi è difficile fare anticipazioni. Ma è chiaro che su quei temi si gioca una partita interessante. Come noto la Commissione ha presentato nei giorni scorsi due progetti di regolamento sui servizi e sui mercati digitali, destinati a limitare i margini di manovra dei giganti del web. Non abbiamo ancora notizie della posizione della futura Amministrazione Usa sui due regolamenti citati. Ed è però verosimile ritenere che, colpendo le grandi compagnie americane del web, le reazioni di Washington potranno non essere completamente favorevoli. Dovremo ora vedere se Londra adotterà una normativa simile a quella dell’Ue, adeguandosi a quell’impostazione che mira a limitare lo strapotere dei giganti statunitensi sia nella fornitura di servizi sia nell’accesso agli stessi. In altre parole dovremo andare a verificare nelle prossime settimane se un Regno Unito che torna ad essere un “battitore libero” sceglierà di adeguarsi alla linea europea o preferirà manifestare maggiore comprensione per interessi prevalentemente americani.
Le immagini delle migliaia di Tir bloccati sulle due sponde della Manica per l’emergenza Covid come si intrecceranno con il tema Brexit dal 1 gennaio?
Significa che, comunque sia, anche in presenza di un accordo il problema di un appesantimento dei controlli sul transito delle merci e delle persone alle frontiere del Regno Unito si porrà a partire dal 1 gennaio. I controlli alle dogane si faranno sentire provocando ritardi soprattutto nelle prime settimane. Le immagini che nei giorni scorsi abbiamo visto come conseguenza della “variante inglese” del Covid, potrebbero essere un anticipo di quello che vedremo dopo il primo gennaio a quelle frontiere soprattutto terresti, marittime e in parte agli aeroporti dove prima non venivano effettuati quei controlli.
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