Il Copasir ha già messo in calendario tre audizioni per gennaio. Conte, Di Maio e il capo dell’Aise Caravelli saranno sentiti sul blitz a Bengasi che ha portato alla liberazione dei diciotto ostaggi di Haftar. Cosa è stato promesso al generale libico?
Anno nuovo, vecchi guai. Sarà un inizio 2021 movimentato per il Copasir, il comitato parlamentare di controllo dell’intelligence presieduto dal leghista Raffaele Volpi. La vicenda del blitz libico del premier Giuseppe Conte e del ministro degli Esteri Luigi Di Maio a Bengasi per riportare a casa i 18 pescatori sequestrati da 108 giorni tornerà infatti sulla scrivania di Palazzo San Macuto.
Tre audizioni, una dopo l’altra, sono già in calendario. Si inizierà da Conte, poi sarà il turno di Di Maio e infine del generale Gianni Caravelli, direttore dell’Aise, l’agenzia per il Servizio estero. A decidere la scaletta l’ufficio di presidenza del comitato convocato questo martedì su sollecitazione del suo vicepresidente, il senatore di Fratelli d’Italia Adolfo Urso.
In una nota al vetriolo aveva riservato durissime parole per il volo istituzionale in Libia e sui pescatori liberati, “Si è trattato di un rapimento politico che ha raggiunto il suo obiettivo, la sottomissione dell’Italia”. Urso e con lui l’intero Copasir vorranno approfondire i dettagli di un’operazione su cui, al momento, poco è stato rivelato. Perché, anzitutto, il comitato non è stato avvisato in tempo? Qual è la contropartita promessa al generale Khalifa Haftar? Cosa giustifica una trasferta istituzionale che, di fatto, riconosce ufficialmente l’uomo forte della Cirenaica come leader della regione?
L’irritazione e gli interrogativi sul modus operandi sono trasversali alle forze politiche nel comitato così come a una parte del comparto intelligence. Non a caso lo stesso Volpi, in un comunicato nel giorno del rilascio dei pescatori, aveva scelto di ringraziare “unicamente” l’intelligence per aver liberato i pescatori.
Il caso libico è solo l’ultimo tassello di un domino di incidenti istituzionali del governo sul mondo dell’intelligence. Tanti i nodi che, salvo colpi di scena, rimarranno irrisolti fino alla fine dell’anno, dal destino dell’Istituto italiano di cybersicurezza (Iic) alle nomine dei vicedirettori di Dis, Aise e Aisi.