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Nucleare, perché Biden farà retromarcia

Cosa farà Biden con le armi atomiche? Il Wall Street Journal ipotizza che il nuovo presidente americano tagli parte dei fondi per l’aggiornamento della triadi nucleare e la trasformi in un sistema di deterrenza puramente passiva (da usare solo davanti a un attacco nucleare subito)

Il presidente eletto statunitense, Joe Biden, intende rivedere il finanziamento degli oltre mille miliardi di dollari che il Pentagono ritiene necessari per l’aggiornamento del programma nucleare. Biden ha già espresso critiche sulle armi atomiche durante la campagna elettorale, criticando come “eccessivamente oneroso” il progetto di un nuovo missile da lanciare dai sottomarini (pensato dall’attuale amministrazione nel 2018) e una fonte del Wall Street Journal ha rivelato anonimamente l’intenzione della nuova amministrazione di limitare le spese anche per lo sviluppo di un missile balistico da lanciatori terrestri che possa sostituire il Minuteman degli anni Settanta. “Dobbiamo modernizzare” la triade nucleare “perché altrimenti andrà persa” la capacità di utilizzo e deterrenza, dice una fonte in forma anonima.

La questione è ampia, va dal tema politico-sociale — certi costi sono giustificabili davanti a un deficit federale crescente e alle spese che aumenteranno dopo la pandemia? Chiedono pubblicamente le associazioni contro le armi — e arriva in quello strategico e tecnico militare. La strategia legata alla deterrenza nucleare riguarda il confronto tra potenze: il dibattito tocca inevitabilmente gli equilibri con la Russia, con cui è in discussione l’aggiornamento di intese sulle armi atomiche (come il New Start, che scade a febbraio), e con la Cina, potenza in ascesa che gli Usa vorrebbero includere nei protocolli di controllo e contenimento degli armamenti. Dal punto di vista tecnico inoltre, gli specialisti che che hanno finora consigliato Biden hanno già più volte messo in discussione il valore delle armi atomiche — in rapporto costi/benefici — nella dottrina miliare.

Gli uomini di Biden vorrebbero restringerle alla difesa davanti a un attacco nucleare, mentre attualmente “in circostanze estreme” potrebbero essere utilizzate come forma controffensiva anche in risposta a un attacco non-nucleare. Stringere sulla autodifesa il “sole purpose“, l’unico scopo delle armi nucleari, significa pensare come strumento di pura deterrenza passiva – siamo a dire: non usate armi atomiche contro di noi, perché poi potremmo usarle contro di voi – e richiederebbe in cambio un ulteriore rafforzamento importante delle armi convenzionale (come deterrenza offensiva).

Quando con la nuova Nuclear Posture Review nel 2018 è stato introdotto il progetto del W76-2 da lanciare dai sottomarini Classe Trident c’erano state diverse polemiche internazionali perché, avendo una capacità esplosiva di soli 5-6 kilotoni, contro quei nuovi missili da crociera erano stati sollevati timori da più parti che potessero rendere più sciolto l’uso di armi nucleari in conflitti convenzionali, il che avrebbe potuto innescare una catena di riarmo.

Secondo alcuni dell’entourage del democratico, tagliare i fondi – per esempio non produrre un missili terrestre nuovo, ma aggiornare i Minuteman e fermare lo sviluppo del W76-2 – potrebbe favorire accordi nuovi con la Russia e magari convincere la Cina al dialogo. Lo stop inoltre garantirebbe che, se le cose dovessero andare male nelle relazioni con questi due big, gli Usa potrebbero velocemente ripartire con lo sviluppo.

(Foto: US National Archive)



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