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Legion d’Onore, perché sto dalla parte di Augias. L’opinione di Pasquino

Una volta per tutte (sì, sono consapevole del tasso di retorica di questa affermazione) è essenziale che si dica alto e forte che anche sulla scena internazionale, non v’è nulla di più importante dei diritti delle persone. L’opinione di Gianfranco Pasquino

Con un gesto nobile e esemplare Corrado Augias ha restituito all’ambasciatore di Francia a Roma la Legion d’Onore per protestare contro l’assegnazione della stessa onorificenza al presidente egiziano Al-Sisi. La motivazione di Augias è chiara e condivisibile. Non si può stare nella stessa compagnia di chi, come Al-Sisi, calpesta i diritti umani.

Da anni gli egiziani depistano le indagini sul rapimento e l’assassinio di Giulio Regeni; da quasi un anno tengono in carcere in condizioni repellenti il loro concittadino Patrick Zaki, studente di master all’Università di Bologna, senza un’imputazione precisa. Questi fatti sono ben noti alle autorità francesi e, naturalmente, anche al presidente Macron. Infatti, la concessione della Legion d’Onore a Al-Sisi è stata fatta quasi di soppiatto senza grande cerimonia, non a causa del Covid, ma per timore delle proteste dei francesi stessi, a cominciare dagli intellettuali. Non voglio fare paragoni, ma ricordo che in occasione dell’invasione sovietica dell’Ungheria nel 1956, Nenni restituì il premio Lenin per la pace ricevuto nel 1951. Mi aspetterei che anche altri italiani premiati con la Legion d’Onore seguissero, ciascuna con la sua motivazione che, però, deve assolutamente includere Regeni (e Zaki), l’esempio di Augias. Particolarmente importante è che lo facciano Emma Bonino e Piero Fassino, per il loro ruolo politico e sensibilità personale ai diritti delle persone.

In alcune dichiarazioni Augias ha sostenuto che comprende i vincoli dell’azione politica. È lampante, peraltro, che non è affatto disposto a condividerli e a giustificarli in nome del mercato, del più o meno libero commercio, della rilevanza strategica. Sono tutte motivazioni che hanno appesantito i comportamenti delle autorità italiane e che non hanno condotto a nessun esito. Evidentemente, a sua volta, il presidente Macron pone a fondamento della sua politica estera motivazioni che nulla hanno a che vedere con i diritti, alla faccia di tutti coloro che fra noi (e fra i francesi stessi) hanno ammirato la République proprio per la sua opera ispirata dalla protezione e dalla promozione dei diritti umani.

Quella Legion d’Onore a Al-Sisi avrebbe potuto essere condizionata al suo impegno a rispondere alle richiese della magistratura italiana (manifestazione della solidarietà fra Paesi europei, non di malposta concorrenza). A maggior ragione, dovremo noi, proprio come insistentemente fanno i genitori di Regeni, chiedere alle autorità italiane, dal ministro degli Esteri al ministro della Difesa e, naturalmente al capo del governo che alzino il tiro dell’azione diplomatica, a cominciare dal sempre più sacrosanto richiamo dell’ambasciatore italiano al Cairo e al blocco delle transazioni commerciali.

Una volta per tutte (sì, sono consapevole del tasso di retorica di questa affermazione) è essenziale che si dica alto e forte che anche sulla scena internazionale, non v’è nulla di più importante dei diritti delle persone.


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