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Le radici cristiane dell’Europa non si rivendicano, si dimostrano con i fatti

Le parole di monsignor Camisasca, vescovo di Reggio Emilia, sono l’occasione per Riccardo Cristiano di riflettere sul senso del cristianesimo nel Vecchio continente, sul significato del pontificato di papa Francesco e sul segnale che la Chiesa potrebbe dare sul caso Regeni

Arriva il primo Natale del tempo della pandemia e si porta di nuovo delle polemiche fondate e preoccupanti, sulla celebrazione nella notte di Natale ma non solo.

Il tentativo scomposto dell’Unione Europea di suggerire la non celebrazione in presenza del popolo nella notte di Natale sembra rientrato, ovviamente, ma ha lasciato strascichi. E una risposta interessante la dà il vescovo di Reggio Emilia, monsignor Camisasca: “Dio è diventato irrilevante nella storia dell’Europa e questo non ha fatto bene a tutta la società”.

Il testo è interessante ed esposto in termini che interpellano tutti, non dà spazio a crociate neo-identitariste o pseudo-illuministe, piuttosto riconosce che l’Europa è culturalmente plurale, una pluralità comunque intrisa di cristianesimo.

Ho molto apprezzato l’intervento di monsignor Camisasca e per questo vorrei chiedere ai vescovi: che la religione non sia un fatto privato ma che abbia in sé un valore sociale, come ribadisce con parole molto appropriate monsignor Camisasca, dovrebbe essere il cuore non solo della consapevolezza delle nostre società, ma anche dei corpi episcopali. E oggi i vescovi italiani cosa potrebbero fare per chiederci consapevolezza e riscoperta della non irrilevanza di Dio nella nostra storia?

Mi permetto di avanzare una piccola proposta: la domenica successiva all’imminente deposito degli atti processuali per portare a giusto processo gli imputati per il delitto Regeni non dovrebbe essere la domenica della preghiera per tutti i Giulio Regeni?

Giulio Regeni è un cittadino italiano che è stato barbaramente assassinato presumibilmente dagli aguzzini del generale al-Sisi al Cairo, dove lavorava. Per il tramite della Procura di Roma il nostro Paese, che è anche il Paese di Giulio Regeni e dei suoi genitori, sta finalmente per procedere contro i probabili esecutori di quel barbaro crimine, che ha visto la vittima passare attraverso una lunga e straziante tortura. Ma dopo anni di sabotaggio delle indagini l’Egitto appare deciso a negare ogni sostegno e riconoscimento al processo.

Questa preghiera per Giulio Regeni e tutte le vittime che lui rappresenta, vittima di una violenza ben vigile e oscena, non avrebbe significato solo per noi. Avrebbe significato per tutti i i nostri dirimpettai vittime di analoghe esecrabili e feroci tirannie, dalla Libia all’Algeria, alla Siria. E per dimostrare che Dio non è diventato davvero irrilevante per l’Europa, la Conferenza Episcopale italiana potrebbe chiedere alle altre Conferenze Episcopali europee, cattoliche e protestanti, di unirsi a noi in questa giornata di preghiera. Parlare di radici cristiane del Vecchio continente è importante, ma per farlo nessuno può dimenticarsi dei nuovi Colossei che non possono essere osservati senza interesse, distrattamente.

Le radici cristiane sono questa indisponibilità a non pregare per Giulio Regeni e per tutti i Giulio Regeni che quotidianamente vengono torturati sulle coste del Mare Nostrum. Può tutto questo lasciare indifferente l’Europa delle radici cristiane? Queste radici vanno solo enunciate, rivendicate, o non vanno indicate davanti alla disumanizzazione di un contesto nel quale solo l’Europa potrebbe, volendo, riportare valori?

Un report pubblicato in queste ore dice che i Giulio Regeni siriani torturati nelle carceri siriane in questo decennio e identificati sono stati 16422. Certo che se l’Europa si dimentica di un suo cittadino, quale era la vittima Giulio Regeni, per i contratti con il regime di al Sisi che fanno gola a tanti europei e nessuno prega per la vittima, chiedendo alle altre conferenze episcopali europee di risvegliare i propri fedeli, i propri compatrioti, i propri governi, l’Europa chiuderà gli occhi su tutte le altre vittime di queste tirannidi con le quali coopera e presto, forse, i provvedimenti amministrativi contro la celebrazione con pubblico potrebbero passare senza destare neanche rumore.

Perché Dio apparirà davvero irrilevante nella storia e nella politica europea. Io credo che il pontificato di Francesco abbia avuto questa forza straordinaria: le radici cristiane dell’Europa non si rivendicano, ma si dimostrano con l’agire nei fatti. Ma non può fare tutto Francesco…

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